Dopo un colpo alla gola, il terza linea di Worcester non ha potuto parlare per quattro settimane. Ora è pronto per tornare in campo dopo sette mesi
Cinque minuti dopo il fischio d’inizio della prima partita con la sua nuova squadra, durante la prima giornata di Premiership, Cornell du Preez era già stato costretto a lasciare il campo per un infortunio. Per il terza linea sudafricano, Worcester-Wasps era finita a causa di un duro (e fortuito) impatto alla gola con il ginocchio di Joe Launchbury. Quei 5 minuti sono stati gli unici della stagione fino a questo momento, ma avrebbero potuto essere anche gli ultimi nella carriera del terza linea, viste le conseguenze. Non abbastanza, in ogni caso, per impedire al giocatore di tornare a disposizione di Worcester, con cui potrebbe scendere nuovamente in campo nel quarto di finale di Challenge Cup contro gli Harlequins.
Quanto vissuto dal 27enne rimane comunque un vero e proprio calvario, che lui stesso ha ripercorso in un’intervista al Guardian. I medici avevano diagnosticato al flanker una lesione alla cartilagine cricoide, nella laringe, e dei danni a una corda vocale, che non gli hanno consentito nemmeno di spiegare al dottore del Worcester cosa stesse accadendo. Per ben quattro settimane, infatti, du Preez non è riuscito a parlare. Poteva comunicare solo scrivendo, perché le sue corde vocali erano paralizzate ed era necessario inserire uno stent nel collo per porre rimedio.
“Quei momenti sono stati spaventosi, anche un po’ terrificanti. Bisogna restare calmi, anche se è difficile, perché puoi dare di matto e rendere il tutto ancora più complicato – ha detto du Preez, nazionale scozzese con 6 cap all’attivo dopo i tre anni di residenza a Edimburgo – Sono un ragazzo tranquillo in genere. Ma a volte è stato frustrante, soprattutto quando volevo parlare con i medici e chiedere cosa stesse succedendo”.
A sottolineare la gravità dell’infortunio, i medici hanno detto a du Preez che la lesione del genere alla gola era di fatto una novità nel rugby. “Non se n’erano mai occupati relativamente al rugby. Avevano affrontato problemi simili solo in incidenti d’auto. La cosa più importante era rimettermi a posto, ma non erano sicuri sulla possibilità di tornare a fare contatto di nuovo”.
Considerando le svariate operazioni chirurgiche, l’applicazione di un sondino nasogastrico per potersi nutrire e le sei settimane trascorse in ospedale a Birmingham, non è sorprendente sentir dire da du Preez che inizialmente l’obiettivo era tornare ad avere “la miglior qualità della vita possibile, respirare e parlare di nuovo”. Nel corso dei mesi, tuttavia, le sue condizioni sono migliorate più rapidamente di quanto lui e i dottori potessero immaginare.
“Ritirarsi non è mai una decisione che vorresti prendere, ma devi pensare inevitabilmente anche a te stesso e alla tua salute. Ma nella mia impostazione mentale c’è sempre stato il desiderio di tornare a giocare ancora”. E lo farà anche prima del previsto, se si considera che per lo staff medico di Worcester non sarebbe dovuto tornare prima della stagione 2019/2020.
“All’inizio era difficile respirare, perché le mie vie aeree sono un po’ più strette. Col tempo ci si abitua, e ora sono tornato agli stessi livelli in cui ero durante il pre-campionato. Ho avuto superare un sacco di esami, ma il dottore ha detto che tutto è guarito nel miglior modo possibile”. Per du Preez è quasi l’inizio di una nuova carriera, anche perché certi infortuni fanno cambiare le prospettive. “In alcuni giorni magari sei stanco, non hai voglia di allenarti, ma ora mi sveglio e sono felice di poter giocare ancora, perché ti rendi conto di quanto velocemente le cose ti possono sfuggire di mano”. L’unico strascico è una voce un po’ trasandata, che però secondo du Preez non è poi così male.
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