Eddie Jones vorrebbe confermare Owen Farrell, ma le alternative non mancano
Subire un parziale di 0-38 non deve essere stato piacevole, per lo più se stavi vincendo 31-0, eri in casa e giocavi contro la Scozia cercando di riprenderti davanti a i tuoi tifosi la Calcutta Cup. Ma è successo e questo ha riscatenato in Inghilterra mille questioni intorno alla nazionale guidata da Eddie Jones. Per il tecnico e la sua squadra non esiste il concetto di “pedalare in pianura”: o in discesa, com’è stato nel primo anno e mezzo e in qualche recente parentesi, o in salita, come sta avvenendo quasi ininterrottamente da dodici mesi. A tutto questo poi c’è da sommare lo spettro impaurito e nervoso dell’opinione pubblica inglese e del movimento rugbystico nazionale, che non vuole vivere una nuova Rugby World Cup come quella del 2015, quando i padroni di casa salutarono anzitempo la competizione venendo eliminati nella fase a gironi.
La carne al fuoco è tanta, le decisioni da prendere su ogni singolo aspetto diventano di vitale importanza, soprattutto in un caso: la scelta del capitano per i prossimi Mondiali. Ecco la possibile rosa dei papabili e le motivazioni per ogni singola scelta.
Owen Farrell: la continuità di Eddie Jones
Prima co-capitano, poi leader unico. Il mediano d’apertura sembra essere il prescelto dall’allenatore, che su Farrell ripone molte speranze. La leadership indubbiamente non gli manca, solo che spesso gli viene imputata la mancanza di freddezza: sono note a tutti infatti le sue entrate di spalla, spesso perdonate dagli arbitri a livello internazionale nei Test Match o nel corso degli incontri del Sei Nazioni. In molti, fra gli addetti ai lavori, temono però che la vetrina planetaria del Mondiale porti più attenzione fra i direttori di gara e questo faccia correre il rischio alla Rappresentativa della Rosa di finire le partite in quattordici. Altro punto a sfavore, contestato dall’opinione pubblica, è la gestione sul campo del gruppo durante la rimonta dei rivali scozzesi, poco più di sette giorni fa.
Maro Itoje: l’uomo a sorpresa del leading by example
Ha saltato quasi tutto l’ultimo Sei Nazioni per un problema al ginocchio, riscontrato nella prima partita contro l’Irlanda, ma l’avanti dei Saracens – compagno di squadra di Farrell peraltro – è uno che ha sempre dato tutto, se non di più, quando ce n’è stato bisogno e non si è mai tirato indietro assumendosi spesso responsabilità non sue. Canta e porta la croce dimostrando in campo astuzia e questo scalda l’opinione pubblica a suo favore.
Dylan Harley: un comeback (forse) troppo clamoroso
Il primo capitano dell’era Eddie Jones, poi declassato a co-capitano, infine a soldato semplice. Gli infortuni lo hanno messo fuorigioco nell’ultimo periodo, ma qualcuno è pronto a giurare che non sarebbe stato comunque – in molti casi – della partita perchè non più nelle grazie dell’allenatore. In sua assenza, Jamie George ha dimostrato di meritarsi la maglia numero 2; certo che però non vederlo nemmeno nei trenta per il Giappone desterebbe scalpore.
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