È possibile che già dal prossimo anno in Challenge Cup giochi una selezione italiana, invece di uno dei due club impegnati nel playoff
Da qualche settimana si parla sempre di più della possibilità che non siano Rovigo o Calvisano a giocare la Challenge Cup 2019/2020 ma una selezione di squadre del Top 12. Le due squadre si affronteranno nel playoff della Continental Shield (30 marzo e 20 aprile) che mette a disposizione un posto nella seconda competizione europea per importanza, ma a prescindere da chi vincerà la rappresentante del campionato italiano potrebbe essere un’altra entità: una delle ipotesi è quella di creare una selezione dei migliori giocatori proprio di Rovigo e Calvisano, oppure una allargata anche ad altri club.
Il primo ad esporsi pubblicamente sul tema è stato il presidente del Calvisano, Alessandro Vaccari, in un’intervista a Rugbymeet del 18 marzo, in cui ha dichiarato che “l’intenzione è quella di mettersi a un tavolo e parlare gli altri club […] Da parte nostra un serio ragionamento di collaborazione verrà fatto.”
Mercoledì 27, invece, è stato il presidente del Rovigo Francesco Zambelli a parlare al Gazzettino: “Nell’ultima riunione dei presidenti di Top 12, il numero uno della federazione, Alfredo Gavazzi, ci ha comunicato che la partecipazione alla Challenge Cup della vincente tra Rovigo e Calvisano non è ancora sicura – ha detto Zambelli – Siamo alla vigilia di due finali che potrebbero mettere in palio solo un premio in denaro” (40mila euro nello specifico, ndr).
Fonti vicine a OnRugby hanno confermato che già per il prossimo anno, in effetti, la FIR sarebbe interessata alla costituzione di una selezione ad hoc per partecipare alla Challenge Cup, in modo da avere una squadra di livello più alto rispetto al singolo club.
Le discussioni sono aperte e probabilmente si arriverà a una decisione solo dopo la gara di ritorno del playoff, fissata per il 20 aprile: è facile ipotizzare che sul tavolo ci siano non solo temi tecnici e logistici (chi gioca? dove si gioca? chi allena?), ma anche eventuali aspetti economici da valutare per le società che metterebbero a disposizione i giocatori.
L’ultima volta che una squadra del massimo campionato italiano ha partecipato alla Challenge Cup è stata nel 2015/2016: in quell’occasione è stato il Calvisano a prendere parte al torneo, totalizzando zero punti in sei partite, segnando 6,5 punti a partita e subendone 57,3 di media contro Cardiff, Montpellier e Harlequins. Andando indietro negli ultimi anni non era andata molto meglio, eccezion fatta per un paio di punti di bonus raccolti qua e là e delle vittorie dei Cavalieri contro una selezione portoghese.
Considerando il basso livello dimostrato dalle formazioni russe e romene nell’ultima Challenge Cup (1 punto in due, 64,6 punti subiti di media), sembra difficile immaginare dei risultati migliori da parte di club o selezioni italiane. “Sappiamo con chi andremo a scontrarci e sappiamo cosa significa prendere scoppole – ha dichiarato sempre Vaccari – Anche costruendo una rosa al massimo delle possibilità sarà difficile affrontare questo tipo dei competizione”.
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