Debutta una nuova rubrica: la prima partita sotto la lente di ingrandimento è il pareggio dei Leoni a Dublino
Da questa settimana inizia una nuova rubrica dal titolo “80° minuto” curata da Cristiano Gobbi, Luca Mammoli e Nicola Riccetti di italrugbystats, una pagina che parla del rugby italiano attraverso numeri e statistiche.
“80° minuto” è pensata come un approfondimento che utilizza i valori matematici espressi in campo per interpretare la storia della partita attraverso i numeri che la caratterizzano.
Sabato sera alla Royal Dublin Society Arena di Dublino, il Benetton Treviso arrivava dopo la sconfitta di Galway contro il Connacht, che aveva interrotto una serie di tre vittorie consecutive.
La necessità di rimanere attaccati al treno playoff costringeva gli uomini di Kieran Crowley alla difficile impresa di uscire dal fortino del Leinster con dei punti in tasca, nonostante nei 13 incontri precedenti, la superiorità dei Dubliners sia stata impressionante: 11 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta (lo scorso anno), 395 punti fatti e 148 punti subiti, che non facevano ben sperare.
Lo staff e tutto l’ambiente di Treviso si diceva però molto carico alla vigilia. Ezio Galon aveva dichiarato in settimana che “nelle prossime tre partite andrà in campo la miglior squadra possibile. Anche i nazionali tornati in gruppo sono tutti fit: abbiamo 40 giocatori disponibili per la selezione. Ora giocherà solo chi è realmente più performante in questo momento. Per noi sono come tre finali. Per poter raggiungere l’obiettivo playoff, infatti, dobbiamo giocare ogni partita al nostro meglio”.
Interessante come nella miglior squadra possibile sia rientrato Toa Halafihi. Il neozelandese arrivato a stagione in corso ha fatto registrare 0,3 assist per partita, 11,3 corse, 43,6 metri corsi e 2,1 difensori battuti placcando 8,9 volte a partita con il 97% di efficacia. Numeri che gli sono valsi la maglia da terza centro titolare. Il fatto che il Benetton volesse uscire con punti dall’RDS Arena appare chiaro dal gameplan accorto che ha messo in mostra dall’inizio.
La squadra veneta ha cercato di giocare soltanto nel terzo offensivo di campo, limitando nettamente il numero di fasi negli altri settori. Anche l’ampiezza non è stata quasi mai sfruttata, con la palla gestita costantemente nell’1-3-3-1, utilizzando Steyn (25 drive) e Negri (17 drive) come principale centro dei pod di attacco e cambiando costantemente senso del gioco, dopo massimo 4 fasi. Difensivamente, allo stesso modo, l’idea è stata di occupare il centro del campo, concedendo la larghezza agli avversari, ma facendo densità, pur contestando pochissime ruck. Le due squadre da questo punto di vista sono, con le dovute proporzioni, abbastanza simili: due team che fanno un gioco conservativo, poco spettacolare, votato al mantenimento del possesso.
Primo tempo
Nonostante la gestione molto oculata della partita, la voglia del Benetton di sfidare un avversario in formazione non ottimale è stata chiara fin dai primi minuti: il primo possesso, nonostante inizi a ridosso dei 22, è stato giocato per cinque fasi prima del calcio di Allan. Una cosa che il Benetton non ha fatto più con gli altri 10 possessi nel terzo difensivo del campo, finendo con una media di soltanto 2,4 fasi prima della liberazione.
La “zona rossa” peraltro, è stata spostata una decina di metri in avanti, con i biancoverdi che hanno deciso di usare il piede dopo due fasi sul 2° possesso, dopo tre sul 3° e dopo quattro sul 6°, tutti confortevolmente fuori dai 22 e soltanto uno non generato da fase statica a favore. Questo ha testimoniato l’assoluta volontà di non rischiare nulla, né di sperperare inutilmente energie fisiche e mentali in zone di campo poco remunerative.
Da touche, invece, il Benetton è stato pi continuo e efficace (alla fine saranno 5/6). L’ottavo possesso parte dalla presa di Ruzza (cercato 4 volte su 6 rimesse con 3 portate a terra), continua per 5 fasi prima di generare un fallo. Dalla seguente punizione si va in touche nei 22 avversari, due volte (ancora entrambe su Ruzza) fino alla maul per la prima meta.
Da posizione simile è partito la touche su Negri che è finita 20 fasi dopo con la seconda punizione di Allan. Sempre da rimessa, ma dall’altro lato del campo e su Herbst è nata invece la prima punizione, che arriva dopo solo quattro fasi.
In questa fase di gioco è spiccato principalmente Dewaldt Duvenage che ha alternato un ritmo furibondo per poche fasi per poi portare la pressione nella metà campo difensiva avversaria (finirà la prima frazione con 6 calci su 15 possessi, media di soltanto 2,2 fasi prima della liberazione), coronata dalla punizione conquistata per il momentaneo 3-10. Il punteggio favorevole sul finale di frazione ha permesso di vedere un Benetton meno abbottonato: il 14° possesso viene attaccato per 6 fasi prima di un grubber dietro la difesa di Allan e il 15° dura 5 fasi prima di una mischia a favore che genera a sua volta altre 15 fasi (di cui 8 pick-and-go). Nessuna di queste azioni però ha portato punti sul tabellone, dimostrando la minore attitudine del Benetton a fasi di gioco rotto ma anche un possibile eccesso di fiducia nel multifase, come unico piano attuabile per arrivare a punti.
Secondo tempo
Il secondo tempo si è aperto con una pressione di Leinster ben più forte. Treviso si è ritrovato a dover liberare dalla propria zona rossa 7 volte, quasi il doppio della prima frazione (4) e in generale la gestione del pallone è diventato più complicata. In apertura di seconda frazione è stata persa, infatti, l’unica touche della partita (4° possesso) insieme a due palle mal gestite nel tentativo di giocare largo (3° e 5° possesso), passando, inoltre, dal 72% del territorio al 65%. Al 6° possesso, però, Treviso si è aggrappata al multifase cinico della prima frazione, segnando dopo 27 fasi, quasi un terzo delle quali (8) divise egualmente tra Steyn e Negri.
Da questo momento in poi il Benetton ha imbastito un’unica azione offensiva, 6 fasi da mischia a ridosso dei 22 con palla persa, dimostrando come sia in realtà estremamente difficile attuare con efficacia questo gameplan senza allo stesso tempo dominare la conquista territoriale.
La differenza del Benetton attuale e del rugby italiano degli ultimi anni si è vista (e si vede) però dopo essere andata sotto nel punteggio, a dieci minuti dal termine. La reazione sfociata nel 15° e 16° possesso è incredibile: 23 fasi il primo, con 4 cariche di Appiah (su un personale di 7, con 7 metri guadagnati), finita anche in area di meta con un tenuto alto. 33 fasi il secondo con 5 cariche di Halafihi (alla fine sono stati 20 drive e 81 metri corsi) prima la meta finale di Ratuva Tavuyara.
MoM
Le fatiche del Sei Nazioni non hanno intaccato il rendimento di Braam Steyn: 25 drive, 46 metri, 3 difensori battuti, 2 turnover, 24 placcaggi con il 96% di efficacia sono stati numeri incredibili.
Subito dietro, offensivamente, Halafihi che ha messo perennemente il Benetton sul piede avanzante partendo da mischia (9 corse su 10 mischie) e che ha finito con 20 drive, 81 metri corsi, 3 clean break e 6 difensori battuti.
Difensivamente invece grande prestazione del gigante Herbst, con 21 placcaggi e il 95% di efficacia.
Si sperava nell’impresa ed è arrivata, forse, solo a metà, ma cosa ha impressionato di questa partita è stata la gestione mentale delle occasioni da meta: per 7 volte il Benetton è entrato nella zona rossa avversaria, e ha marcato 3 mete, guadagnando 4 punizioni, giocando un totale di 104 fasi, uscendo a mani vuote soltanto in una occasione. Un cinismo mai visto nel rugby italiano degli ultimi anni.
Treviso per di più ha giocato il proprio rugby a viso aperto, sfidando i maestri del genere, risultando terribilmente efficace. Come nella partita contro Connacht, le grandi difficoltà sono arrivate nella gestione difensiva di attacchi profondi e con ritmo veloce (buco di Daly nella prima meta, azione a largo di Tomane, tap-and-go sulla seconda meta). I Dubliners hanno finito, infatti, con meno corse (141 contro 223) ma più efficaci (457 metri totali contro 451).
Con questo pareggio comunque, Il Benetton ha dimostrato ancora una volta di essere una squadra completa che merita l’alta classifica della lega. La rosa è riuscita a contribuire tutta allo stesso livello (54 drives, 42 metri corsi, 37 placcaggi col 92% da parte della panchina) non perdendo mai la pazienza e la convinzione nei propri mezzi e nella propria potenzialità di vincere, dimostrando quel killer instinct che si è tanto invocato anche per la nazionale.
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