Intervista all’assistant coach dei Leoni, che ci ha parlato del Munster e di come è cambiato il gioco del Benetton ultimamente
Il momento del Benetton Rugby non potrebbe essere più esaltante, dopo il pareggio in casa del Leinster e le prospettive di poter continuare per la prima volta la propria stagione oltre la regular season con i playoff del Pro14 (o per un posto in Champions). Venerdì sera, in un Monigo che si annuncia quasi tutto esaurito, arriverà Munster per la penultima giornata del torneo, un’occasione per i Leoni di avvicinarsi ancora di più allo storico obiettivo.
È stata una settimana più corta del solito, visti i soli cinque giorni per recuperare, per di più considerando la grande intensità del match giocato a Dublino. “Contro le squadre irlandesi sono sempre partite molto fisiche e con un tempo effettivo molto alto – ha dichiarato uno degli assistant coach di Crowley, Marco Bortolami, a OnRugby – A Dublino è stato di 45 minuti, mi aspetto che anche contro Munster sarà più o meno simile. Ci sono componenti strategiche che alcune squadre, tra cui noi, utilizziamo per aumentare il minutaggio effettivo”.
– Leggi anche: l’analisi tattica di Leinster-Benetton
Anche il Benetton, del resto, ha tra i propri principi di gioco quello di creare un grande volume di gioco. “Ci alleniamo per questo, non è un caso che avvenga. E sta dando i suoi frutti. Se non hai possesso contro una squadra come Leinster loro segnano tanti punti, e credo che la chiave della partita di Dublino sia stata proprio quella: tenere l’ovale, farlo nelle zone giuste del campo e togli l’opportunità a loro di gestire il gioco, cosa che sanno fare molto bene”.
Che Munster arriva a Monigo?
Bortolami poi passa all’analisi della Red Army. “È una squadra meno raffinata di Leinster sotto certi punti di vista e ha meno strutture, ma ha una fisicità uguale e punta tutto sulla vittoria della collisione e nell’avanzamento. L’unica maniera per metterla in difficoltà è tenere il pallone – spiega l’ex seconda linea – Nelle fasi statiche giocano al limite del regolamento, sono molto ruvidi. Giocano un rugby meno evoluto ma altrettanto efficace, e non va per il sottile, qualsiasi cosa faccia”.
I cambiamenti del Benetton
L’evoluzione del gioco del Benetton, invece, vede i Leoni privilegiare al momento un rugby molto diretto e verticale in fase offensiva, che forse deve ancora compiere qualche passo in avanti. “In generale, per quello che si è visto anche al Sei Nazioni, il rugby sta andando nella direzione in cui stiamo andando noi: un gioco semplice, che punta a vincere la collisione e a farlo in maniera sistematica. Bisogna essere ovviamente attrezzati sia dal punto di vista fisico che tecnico”.
“Ci sono tante cose che noi abbiamo cambiato nel nostro modo di allenarci per essere pronti a questo – ha detto Bortolami – È stata una riflessione che abbiamo fatto diversi mesi e abbiamo implementato vari tipi di lavori. Questo modo di giocare naturalmente presenta occasioni di allargare il gioco: contro Leinster avevamo 4-5 opportunità di farlo ma non le abbiamo sfruttate, e il nostro lavoro in settimana è improntato proprio nel riconoscerle”.
Per il tecnico della touche la direzione è chiara. “Non vogliamo essere monodimensionali o avere un solo modo di giocare, ma prima di allargare ti devi guadagnare the right to go wide, il diritto di giocare poi al largo. Altrimenti ti esponi solo all’aggressività della difesa con pochi risultati”.
A Bortolami, sempre in continuità con questo discorso, chiediamo anche se avere un modo di giocare relativamente «semplice» sia inevitabile per il Benetton, una squadra che è costretta a fare grande turnover nel corso dell’anno, per fare in modo che tutti assimilino i concetti. “È il rugby di oggi che è dispendioso, non solo noi facciamo turnover. Quest’anno è stato utile perché tutti i giocatori in allenamento hanno dimostrato di poter scendere in campo. La squadra ha sempre risposto alla grande. Il nostro turnover è stato sia necessario per gestire la rosa, ma anche per dare confidenza e fiducia a tutta la rosa”.
Seconde linee in ascesa
La chiusura è dedicata a due elementi nella rosa del Benetton in grande ascesa quest’anno, seppur in modo differente tra di loro. Uno – Federico Ruzza – si è messo in mostra anche in nazionale e ha uno stile di gioco più vistoso e appariscente, mentre l’altro – Irné Herbst – a suon di sportellate e gettoni ha conquistato un posto importante nella rosa, dopo qualche difficoltà iniziale.
E anche gli allenatori di solito non preferiscono parlare dei singoli, Bortolami non può non tessere le loro lodi. “Federico sta giocando una buona stagione, ma secondo me può esplorare una parte notevole del suo potenziale. Con lui, nella prima parte, ci siamo concentrati sullo sviluppo della fisicità nel suo modo di giocare, sia in attacco sia in difesa”.
“Lui ha doti elusive molto evidenti e molto buone in attacco e in difesa, ma doveva aggiungere sostanza e lavoro sporco, perché richiesto nel suo ruolo specifico – ha spiegato il tecnico – Ha lavorato su questo e i frutti si vedono, perché per esempio è stato uno dei giocatori con il work rate più alto a Dublino”.
“Siamo molto contenti della sua evoluzione, ma – ripeto – ha dei margini ancora molto grandi di miglioramento. Mi aspetto che le sue prestazioni continuino a crescere. Sta imparando ad affinare la rimessa laterale, deve acquisire un po’ di disciplina nella gestione della touche che gli servirà in campo internazionale”.
Su Herbst: “Ha avuto qualche acciacco che lo ha rallentato, ma ora ha trovato continuità. È un ragazzo, come tutti, con un’etica del lavoro straordinaria ed è un punto di riferimento in squadra. Porta una fisicità e una sostanza che in pochi in squadra hanno”.
Alla fine, però, Bortolami vuole essere il più democratico possibile. “Ma si possono fare anche altri nomi in questo senso. Lazzaroni e Pettinelli, per esempio, stanno facendo una seconda parte di stagione straordinaria”. Difficile dargli torto, del resto.
Daniele Pansardi
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