I Leoni, pur sconfitti, compiono un altro piccolo passo nella loro crescita complessiva
Secondo appuntamento con “80° minuto” la rubrica di Onrugby curata dai ragazzi di italrugbystats. Chi si fosse perso la prima puntata può trovarla a questo link.
Questa versione del Benetton Rugby è considerata unanimemente, o quasi, la miglior squadra italiana del periodo celtico. Ma quanto è grande, veramente, questo Treviso?
Se ci si limitasse ad uno sguardo superficiale della graduatoria del Pro14, si noterebbe come i Leoni abbiano una graduatoria, in termini strettamente numerici, migliore ma non troppo dissimile da quella della passata stagione, con una vittoria in meno (anche se manca ancora una gara da disputare), da un lato, ma la capacità di diminuire le sconfitte (8 contro 10) ed una posizione generale ben più invitante dall’altro. Ma è davvero tutta qua la differenza rispetto al (recente) passato, oppure c’è dell’altro oltre ai freddi numeri?
Il primo tempo
Dopo il mezzo miracolo di Dublino, Il Benetton Treviso si è presentato allo stadio Monigo per affrontare l’altra corazzata irlandese, il Munster, in una forma ancora meno reverenziale della settimana scorsa, dominando nettamente la prima frazione di gioco e chiudendola con 21 punti su 28 totali, 79% del possesso (25, ciascuno lungo in media 4 fasi) e l’84% del dominio territoriale, col gli avversari appesi al risultato soltanto grazie a dei regali estremamente generosi da parte dei trevigiani. Il canovaccio tattico non è stato particolarmente differente rispetto alla partita precedente, ricalcando a grandi linee quali sono i dettami tattici di Kieran Crowley, avendo stavolta punti di forza meno sovrapponibili all’avversario e pertanto più utilizzabili. Squadra stretta, conservazione del possesso e delle energie, multifase ma soltanto in zona punti. Pettinelli e Benvenuti si sono guadagnati una maglia da titolare rispetto all’ultimo XV: il primo ha ringraziato con 10 ingressi, 7 placcaggi e 19 ruck (con una valutazione EPM-Events per minute 0,63), mentre il secondo ha festeggiato le 100 presenze in biancoverde con 8 ingressi, 3 placcaggi, 16 ruck (EPM 0,39) e una bellissima meta in volata.
In difesa si è vista nuovamente la volontà di non rischiare nei propri 30 metri difensivi. Degli 11 possessi in zona rossa della prima frazione, 8 sono stati liberati in massimo 4 fasi (media 2,5). La novità è stata, rispetto alla partita contro Leinster, una ricerca più costante del contrattacco: uno dei due possessi rimanenti infatti è diventato il buco di Hayward che ha generato la punizione del 13-14, mentre poco più avanti è iniziata l’azione di Ratuva per la prima meta.
La ripresa
Nel secondo tempo invece, dei 9 possessi in zona difensiva, soltanto uno è stato provato ad attaccare (il 43°, a partita ormai compromessa) per 7 fasi prima del calcio. Gli altri 8 sono stati liberati in massimo tre fasi (media 1,9).
Anche nel breakdown l’atteggiamento è stato leggermente differente, con il diktat di non contestare le ruck applicato la scorsa settimana, leggermente rivisto soprattutto per Halafihi (9 ruck difensive), Steyn (4) e Riccioni (4), che sembravano avere l’ordine di scuderia di cercare più sistematicamente di recuperare l’ovale o quantomeno di rallentare l’azione.
In attacco si è visto un utilizzo ancora più estremo della rolling maul (9, con il 100% di efficacia), ma anche la costante ricerca del dominio in possesso e in territorio prima forzando raramente le giocate, lasciando invece che i punti si rivelino la naturale conseguenza di un corrosivo e prolungato gioco di mantenimento. Una fede quasi mistica che tuttavia è stata penalizzante in ottica risultato sia in questa settimana che nella precedente. Due delle tre mete e una delle tre punizioni di giornata, infatti, sono arrivate da azioni avviate con attacchi o contrattacchi profondi dentro la propria metà campo, sviluppati tramite azioni rapide, senza andare a terra nella meta di Benvenuti (8° possesso), e dopo soltanto 7 fasi nel caso della punizione (12° possesso) e della meta di Ioane (25° possesso). Dimostrando come, potenzialmente, questo Benetton avrebbe ancora margini di crescita dal punto di vista della confidenza offensiva, imparando a lasciare il multifase in alcuni momenti della gara e affidandosi all’istinto e alla potenza di fuoco dei propri trequarti.
E’ innegabile, infatti, come la principale opzione di variazioni di ritmo del Benetton Treviso sia legata a un triangolo allargato tra i più più pericolosi e efficaci dell’intero campionato. Due coltellate di Ratuva (9 corse, 90 metri corsi, 2 clean breaks e 6 difensori battuti) e Hayward (10 corse, 56 metri corsi, 1 clean break e 6 difensori battuti) sono riuscite, da sole, a creare due mete dal niente.
Ciononostante, soprattutto in una partita di trincea come questa, nella quale il Benetton ha chiuso gli 80 minuti con 43 possessi a favore, la vera sala macchine della squadra veneta è stata la prima linea: nei 50 minuti in campo, infatti, Riccioni ha messo a referto 7 ingressi, 8 placcaggi e 33 ruck (con un incredibile EMP di 0,98), Bigi 11 ingressi, 8 placcaggi e 26 ruck (EPM 0,94) e Quaglio con 2 soli ingressi, 2 placcaggi ma 43 ruck (EPM 0,94), uscendo alla distanza come il necessario collante perché il dispendiosissimo gioco del Benetton possa essere messo in atto.
Treviso ha continuato con il modello difensivo attuato contro Leinster, facendo densità al centro, non contestando le ruck e lasciando ai trequarti avversari, meno talentuosi e offensivi di quelli dei Dubliners, la larghezza del campo da esplorare. L’unico leone con la libertà tattica di cercare di rallentare e invertire il possesso è stato Toa Halafihi, impegnato in 9 ruck sulle 38 totali contestate dai biancoverdi. Dimostrando l’importanza che il giocatore ha raggiunto nel sistema tattico di Crowley, e la stima nei confronti del suo decision-making.
Lo stesso Halafihi è stato l’unico giocatore a superare la doppia cifra di placcaggi (12, con il 100% di efficacia), presumibilmente proprio per questa sua libertà tattica di andare a raddoppiare il placcaggio e per poter contestare e rallentare il possesso avversario.
A questo punto della gara, dopo un primo tempo completamente dominato, una terza meta concessa in mezzo ai pali e l’idea di giocare i successivi 10 minuti in superiorità numerica, era lecito aspettarsi un Benetton Rugby che si fosse limitato a controllare la gara, cercando il momento migliore per affondare la segnatura del bonus offensivo. Invece, complice un rinnovato atteggiamento tattico, ed un calo di energie dei biancoverdi, la gara ha preso il binario più inaspettato a quel punto, finendo lentamente nelle mani dei rossi di Limerick.
L’analisi complessiva
Questa partita, pur lasciando l’amaro in bocca, ha dimostrato dei piccoli passi in avanti fatti dai Leoni in termini di capacità gestionale: non si è vista la divisione netta tra multifase e liberazione al piede come contro Leinster e c’è stato un miglioramento nella gestione del gioco rotto sia offensivo che difensivo. I veri problemi sono arrivati quando Munster ha usato il piede subito dietro la linea trevigiana, evitando di armare le frecce del triangolo allargato, ma allo stesso tempo mantenendo il possesso e attaccando una difesa che doveva riorganizzarsi velocemente.
Treviso si è dimostrata ancora una volta una squadra che fatica estremamente quando non può decidere la velocità della partita e la zona di campo nella quale giocare. Inoltre il dato principale, che è in sostanza quello che ha permesso a Munster di restare attaccato alla partita per poi vincerla, è ancora la grossa dispendiosità del gioco trevigiano: il Benetton finirà, infatti, con 129 fasi totali, valse 28 punti (un punto ogni 4,6), mentre Munster con soltanto 72, valse però 37 punti (un punto ogni 1,9 fasi). Questo a dimostrazione di come l’economia generale del gioco di dominio scelto da Crowley sia molto rischiosa, nel momento in cui si commettono errori che permettono facili segnature.
MoM
Ancora una volta, la prestazione di Toa Halafihi è stata estremamente consistente su entrambi i lati del campo: 12 ingressi, 34 metri corsi, 2 difensori battuti, 12 placcaggi con il 100% di efficacia e 27 ruck (EPM 0,64). L’ultimo arrivato in casa Benetton si sta confermando, partita dopo partita, non il classico numero 8 da autoscontro, ma un giocatore intelligente, dinamico e prezioso per l’applicazione tattica del game-plan trevigiano. Un tassello irrinunciabile nel mosaico di Crowley, un elemento su cui costruire a medio-lungo termine.
In conclusione, quanto è grande, veramente, questo Benetton Rugby?
Se si guardano esclusivamente i freddi risultati in relazione alle classifiche degli anni precedenti, il salto non sembra così abissale rispetto alla percezione di quanto sta accadendo.
Quello che i questi numeri non raccontano, però, è un Benetton (o in senso più ampio una squadra italiana) capace di andare a Dublino e giocarsela alla pari, e di ricevere poi in casa il Munster e dominare per larghi tratti della partita. E nonostante per Oscar Wilde la consistenza fosse il marchio di fabbrica delle persone senza immaginazione, la capacità di una squadra italiana, finalmente, di dominare possesso e territorio in maniera costante e mai sterile, di imporre il proprio ritmo e il proprio gioco, è un balsamo incredibile per l’anima di tutti i tifosi, e vale ben più di un confronto tra graduatorie.
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