L’ex trequarti neozelandese ha confessato di aver pensato al ritiro già diversi anni fa, superando una fase difficile grazie al sostegno delle persone più care
La recente notizia del ritiro dall’attività agonistica dell’All Black Israel Dagg, uno dei trequarti più forti dell’ultima decade, ha ovviamente scosso tutto l’ambiente rugbistico. Un addio di peso, l’ennesimo di una lunga serie, causato da motivi fisici, a coinvolgere atleti nel prime della carriera (l’ex Crusaders deve ancora compiere 31 anni), come è successo in tempi recenti, per esempio, ad un’altra icona degli ultimi due lustri ovali come il gallese Sam Warburton.
Un ritiro prematuro, che, tuttavia, per bocca proprio dello stesso Dagg, è andato ad un passo dal concretizzarsi già diversi anni prima. Il campione del Mondo 2011, infatti, parlando al Podcast del sito degli All Blacks, ha confessato di aver vissuto, nel corso della carriera sportiva, un momento molto difficile nel 2015, non riuscendo a recuperare da un fastidioso infortunio alla spalla che di fatto gli costò la convocazione per la Rugby World Cup in terra britannica.
? ICYMI | @izzy_dagg joins the #AllBlacksPodcast to chat through all the big moments of his career.
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“Sono stato molto vicino all’addio già nel 2015. Ero giù di morale, odiavo il rugby. Mentre camminavo per strada e guardavo le persone, mi capitava di pensare ad un ideale me stesso che mi guardava, facendomi sentire un buono a nulla. Non avrei dovuto sentirmi così”, ha spiegato l’estremo neozelandese, chiarendo di essere uscito da questo periodo estremamente negativo della sua vita aprendosi a parenti ed amici, esternando i suoi problemi e le sue preoccupazioni, nonostante in Nuova Zelanda sia diffusa la volontà, quasi la necessità, di dimostrarsi forti ad ogni costo.
“Avere una forte rete di rapporti in grado di supportarmi per superare quei tempi è stato fondamentale. Come uomini tendiamo a non parlare, ma dobbiamo farlo. Non puoi tenere ogni cosa per te, e fare tutto da solo. È troppo difficile e questo finirà per pesarti. Quindi se c’è una cosa che ho imparato ì l’importanza di parlare. Va bene anche piangere, così come fa bene condividere i tuoi sentimenti con le persone vicine, perché queste vogliono aiutarti, ma se non lo sanno, non possono farlo”, ha dettagliato Dagg, esempio virtuoso, in prima persona, dell’importanza del comunicare.
Uscito, infatti, da questa crisi, il fuoriclasse oceanico, con un nuovo approccio personale ai problemi dello sport e della vita, è tornato a brillare anche in campo, riconquistando di forza una maglia da titolare con la squadra ovale più famosa del mondo
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