Stella del Tolosa che sfida i giganti del Leinster, il trequarti sudafricano è uno dei giocatori più piccoli e imprendibili del panorama ovale
Una collezione di “sei troppo piccolo per giocare a rugby”, un’infanzia polverosa in un quartiere non esattamente raccomandabile di Città del Capo, la conquista della maglia della nazionale e una Champions Cup da inseguire all’orizzonte.
Questo è quello che ha raccontato Cheslin Kolbe a RugbyPass, in un’intervista dove il trequarti degli Springboks e del Tolosa si guarda allo specchio alla vigilia di una semifinale stellare, contro la corazzata Leinster, alla ricerca del risultato che possa consacrare una stagione esaltante.
Sulle pagine di OnRugby ne abbiamo parlato tante volte, soprattutto nelle cronache del massimo campionato francese: Cheslin Kolbe è uno dei tanti giovani talenti di questo Tolosa che, dopo una stagione promettente lo scorso anno, si sta consacrando come una delle squadre più forti e divertenti dell’anno. Un ritorno ai massimi livelli per un club che era fra i nobili decaduti del panorama transalpino fino a qualche tempo fa.
“Il Leinster è una squadra ben allenata, molto strutturata – ha detto Kolbe a RugbyPass – E’ una squadra che può mantenere il possesso per 10, 15 fasi e dobbiamo assicurarci di essere nella miglior forma. Sappiamo che ci saranno grandi impatti, lunghe fasi di gioco: sarà una partita eccitante.”
“Che io sia vicino a una ruck o in campo aperto, gli allenatori mi chiedono di avere il più possibile la palla fra le mani, cercare lavoro e provare a creare qualcosa dal nulla. E’ grandioso sapere di avere questa libertà perché certe volte vieni messo in una parte di campo e ti dicono ‘fai questo, fai quello’.”
Cheslin Kolbe è uno dei giocatori più piccoli dal punto di vista fisico del panorama mondiale: secondo il sito ufficiale del club pesa 74 chili, distribuiti in 171 centimetri. Ma la sua velocità, l’esplosività e le dimensioni compatte ne fanno uno dei giocatori più imprendibili di Ovalia, come dicono le statistiche della Champions Cup, torneo in cui ha battuto la bellezza di 45 giocatori in 7 partite, miglior dato della competizione.
“In Sudafrica tutti sono piuttosto ossessionati dalle dimensioni, tutti vogliono essere più grossi della persona a fianco. Non credo che sia necessario. Perché tutti devono essere 90, 100 chili per farcela? Credo che questo gioco possa dare spazio a chiunque abbia la giusta attitudine e la giusta mentalità.”
“Ho avuto un sacco di discussioni sul fatto di essere troppo piccolo per il rugby professionistico. Le persone i dicevano che non ce l’avrei mai fatti e questo per me rappresentava solo un’opportunità, mi spingeva a provare che avevano torto.”
“A un certo punto la cosa si è fatta piuttosto fastidiosa perché dovunque andassi, sentivo sempre la stessa cosa ancora e ancora. Mi sono semplicemente detto che non avrei sprecato energia in tutta questa negatività, ma l’avrei piuttosto usata come motivazione. Sapevo di dover lavorare sulla mia fisicità e assicurarmi di essere allo stesso livello dei giocatori più grossi in termini di preparazione atletica, potenza e preparazione mentale. Ho giocato ogni settimana contro ragazzi grossi anche il doppio di me, dovendo preoccuparmi solo di essere ben preparato mentalmente e fisicamente.”
Le dimensioni fisiche non sono state l’unico limite da superare per Kolbe, cresciuto a Kraaifontein, alla periferia di Città del Capo, uno dei quartieri con il più alto tasso di criminalità di tutto il Sudafrica.
“Crescere a Kraaifontein non è stato facile, perché c’erano un sacco di cose che mi succedevano intorno. Alcuni buoni amici sono finiti sulla cattiva strada, facendo uso di droga o cose del genere. Tutto ciò mi ha reso una persona migliore e più forte. Non era quello che volevo per me, e non era come mi aveva cresciuto i miei genitori.”
Da Kraaifontein all’Aviva Stadium la distanza non è breve, ma con la frequenza di corsa che ha dimostrato ad ogni stadio della sua carriera, Cheslin Kolbe l’ha coperta in una batter d’occhio: e non è detto che non arrivi ancora più lontano.
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