Il Tolosa ha segnato l’ennesima meta incredibile della stagione, confermando il suo status di squadra più spettacolare d’Europa
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Tolosa-Pau è finita con 83-6. Ottantatré a sei. Nessuna squadra tra i massimi campionati europei aveva segnato così tanti punti negli ultimi tempi: di recente sempre il Pau ne aveva subiti 71 a La Rochelle, ma sforare quota 80 in un torneo di così alto livello sembrava un evento quasi impossibile. Ci è riuscito lo Stade di Maxime Médard, Cheslin Kolbe, Antoine Dupont e di tutti quei funamboli che stanno facendo stropicciare gli occhi al mondo intero per le loro giocate impossibili.
Delle tredici mete segnate contro la Section, sabato pomeriggio, una in particolare ha fatto saltare dalla sedia l’intero mondo ovale. Non è arrivata sul 50-6 o sul 70-6, ma quando il punteggio era ancora sul 7-3 e la partita era appena al minuto 16, a dimostrazione della lucida follia che spesso può impadronirsi dello Stade in un qualsiasi momento del match.
È stata definita come la migliore della stagione, ma anche come la più incredibile o originale. In effetti si tratta di un’azione per certi versi bizzarra visto lo sviluppo iniziale, in cui almeno un paio di decisioni dei giocatori del Tolosa sarebbero sconsigliate dalla maggior parte degli allenatori. Ugo Mola, invece, probabilmente avrà apprezzato. E anche parecchio.
Bisogna innanzitutto sottolineare che Tolosa aveva appena segnato di 60 metri qualche minuto prima, per cui il livello di confidenza – già comprensibilmente alto – toccava in quei momenti dei picchi vertiginosi anche per loro. C’è un punto d’incontro ben dentro i 22 dello Stade: Bézy gioca per Ramos, che potrebbe tranquillamente risalire il campo al piede.
Da come riceve il pallone, tuttavia, si intuisce subito che per il mediano d’apertura la classica pedata di liberazione non è minimamente contemplata, visto che si prepara per ricevere per allargare o per attaccare in prima persona. Ci sarebbe anche lo spazio in effetti per punire il disordinato schieramento difensivo della Section, ma Ramos intravede una soluzione ancora più allettante.
Il numero 10 legge la situazione e vede Médard e Guitoune liberi sull’out sinistro, perché la difesa ospite è davvero troppo messa male per non approfittarne. Ramos imbecca Médard di esterno destro, che non riesce a mettersi in moto perché viene subito affrontato da un giocatore del Pau. Il 32enne decide di scavalcarlo con un altro calcetto piuttosto naif, su cui Guitoune arriva prima di una Section davvero in affanno.
Il centro dello Stade viene braccato appena prima di mettere i piedi a terra, ma ha comunque le mani libere per riciclare il pallone verso il compagno di reparto Pita Ahki, che nel frattempo si è materializzato al suo fianco. Il neozelandese corre verso l’esterno e invita Médard a tagliare alle sue spalle: l’ala si muove con i tempi giusti e riceve il pregevole offload di Ahki, placcato nel frattempo.
A questo punto, infatti, la difesa della Section sarebbe quasi rinvenuta sugli attaccanti dello Stade, ma viene bruciata sul tempo dalla brillante intuizione di uno straordinario Médard. Sapendo di avere un uomo alle spalle pronto a stenderlo, ma sapendo anche di avere un sostegno alle sue spalle, l’elegante trequarti francese si inventa un passaggio rovesciato sopra la testa eseguito in una mezza frazione di secondo.
La palombella rallenta dolcemente quell’azione quasi frenetica e si spegne nelle mani di Cheslin Kolbe, che la riceve ormai dentro la metà campo della Section. Al sudafricano tocca il compito più semplice, per una volta: aprire il gas e fare terra bruciata attorno a sé. È l’uomo giusto al posto giusto, perché la sua velocità gli consente di chiudere in sicurezza l’ennesima opera d’arte della stagione del Tolosa, accompagnata per 90 metri dal frastuono di un pubblico in visibilio all’Ernest Wallon.
Daniele Pansardi
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