Italrugbystats ha approfondito con il pilone teramano i dati più interessanti della sua stagione da rookie in Pro14
Tra i protagonisti della storica cavalcata in Pro14 del Benetton Rugby, Marco Riccioni occupa sicuramente un posto speciale. Il giovane pilone teramano, dopo un complicato avvio di stagione, in cui ha trovato poco spazio in campo, ha scalato le gerarchie nello spot di pilone destro, diventando un insostituibile nella formazione di Kieran Crowley e guadagnandosi contestualmente un posto nel pre-raduno azzurro per la Rugby World Cup 2019. Lo abbiamo raggiunto, per commentare assieme a lui, a stagione finita, i numeri eccellenti messi assieme nel torneo celtico appena passato agli archivi.
Marco, è appena finita una stagione strepitosa, sia per te che per il Benetton Rugby. Contro Munster hai fornito una prestazione gigantesca, mettendo a referto 2 ingressi, 20 ruck e 13 placcaggi fatti, con un indice-EPM 0,56. Com’è stato giocare un quarto di finale a Limerick, per la prima volta nella storia di una squadra italiana?
Effettivamente la nostra stagione è stata fantastica. Abbiamo preso ancora più consapevolezza nei nostri mezzi. Sappiamo bene quanto abbiamo fatto e dove siamo arrivati, e non vediamo l’ora di iniziare la nuova stagione per puntare ancora più in alto. Disputare un quarto di finale ti fa provare delle sensazioni indescrivibili e quando sei lì, in uno scenario del genere, non puoi fare altro che giocartela a viso aperto come abbiano fatto noi.
Nel finale di stagione hai messo assieme dei numeri pazzeschi, ma ad inizio anno non sei partito subito nelle rotazioni delle squadra (soltanto una volta in campo nelle prime sei giornate). Questo genere di percorso era concordato con lo staff?
Rientravo da un anno di infortuni e quindi è normale rientrare piano piano, ma devo ringraziare comunque lo staff perché mi ha dato molta fiducia, inserendomi anche in partite difficili. In ogni caso, sento di essere cresciuto molto nell’ultima parte di stagione e spero di continuare così anche in vista del mondiale.
Sei un pilone che ama attaccare: corri molto (4,3 corse per partita, 64 totali, primo tra i piloni in Italia, staccando Appiah di 5 e Zilocchi di 10, rispettivamente secondo e terzo) e in modo molto efficace (5,5 metri corsi per partita 83 totali, secondo tra i piloni a -6 da Zilocchi ma a +35 dal terzo, Appiah, con 7 difensori battuti totali, primo tra i piloni, a +3 da Zilocchi, secondo, e a +5 da Traorè, terzo). E’ importante per te avere al tuo fianco un giocatore come Quaglio (o Lovotti in ottica nazionale), che lavora molto e bene nel breakdown, lasciandoti più libero, oppure ti trovi bene con giocatori più simili a te come Appiah e Traorè?
In realtà mi trovo bene con tutti. Mi pace fare sia il lavoro sporco sia il ball carrier. Ovviamente portare un pallone e avanzare è più “gratificante” di quanto possa esserlo una pulizia in ruck.
Sei anche molto solido in difesa: secondo pilone per placcaggi (7,5 per partita, 112 totali con l’84% di efficacia, a -18 da Quaglio ma a +25 da Lovotti, terzo) e primo per turnover forzati (8 totali, pari merito con Zilocchi), ma sei anche primo per calci contro presi. Pensi che questo, attualmente, sia il tuo più grande limiti o solamente una naturale e (quasi) inevitabile conseguenza del tuo stile di gioco?
Solitamente faccio molta attenzione a non commettere falli. Penso che sia normale, comunque, quando sei in campo e stai dando il 200%, fare qualche errore. L’importante, poi, è che al termine di una partita ci si metta a tavolino per riguardare ed analizzare con attenzione massimale quanto è accaduto sul terreno di gioco, cercando di non commettere più i medesimi sbagli nelle gare successive, interiorizzando nel modo corretto quanto successo in precedenza.
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Tornado a Limerick, hai fatto anche una prestazione maiuscola anche in mischia chiusa, creando non pochi problemi a Kilcoyne, un giocatore molto più esperto di te (l’irlandese è più vecchio di 9 anni e ha 176 presenze con Munster, oltre che 29 con la nazionale del trifoglio). Come ti senti in questo fondamentale così importante e complesso? Che lavoro specifico hai fatto per essere riuscito a raggiungere uno standard così elevato?
Appena tornato dall’infortunio pensavo di non saper più fare le mischie. Ho dovuto ritrovare la mia routine, riguardandomi spesso al video per cercare delle soluzioni ai problemi che riscontravo negli allenamenti in chiusa. Inoltre per me i feedback dal nostro staff tecnico che ci segue ogni giorno sono fondamentali, come, del resto, quelli che arrivano da persone al dì fuori, come Fabio Andreassi.
Nelle nostre classifiche sei il miglior pilone della stagione. Nell’indice di player rating, che mette in relazione le statistiche crude al ruolo, risulti il miglior giocatore in assoluto sia in attacco (Player Rating Offensivo 151,2 a +15 su Ratuva Tavuyara, secondo) che in difesa (PR Difensivo 78,6 a +52,3 su Allan, secondo), mettendo insieme un incredibile valore totale di 229,8 (+80,5 su Faiva, secondo). Pensi di aver messo dei dubbi a O’Shea per quando riguarda la rosa e le gerarchie per il mondiale?
Intanto vi ringrazio per questi attestati. Per quanto concerne la nazionale non vedo l’ora di iniziare il raduno. Spero di staccare un biglietto per il Giappone e di poter esordire con la maglia azzurra, dando il mio contributo alla causa collettiva.
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