Israel Folau non farà ricorso in appello per il suo licenziamento

Per il giocatore questa decisione non è da interpretare come un’ammissione di colpa. Non sono escluse altre azioni legali

folau australia

ph. Jason Reed/Action Images

Israel Folau ha annunciato di non voler ricorrere in appello contro Rugby Australia dopo il suo licenziamento per violazione del codice di condotta, a causa di un post sui social media contro gli omosessuali dello scorso aprile, per cui era anche recidivo.

L’ormai ex estremo di Wallabies e Waratahs aveva 72 ore di tempo per appellarsi, ma attraverso un comunicato ufficiale ha fatto sapere di non essere intenzionato a utilizzare questo strumento, ma di voler comunque intraprendere delle altre azioni legali nei prossimi tempi (alcuni media esteri, nei giorni scorsi, avevano parlato di una possibile causa contro Rugby Australia alla Corte Suprema australiana).  “La mia decisione di non ricorrere in appelli contro Rugby in Australia non è in alcun modo un’accettazione delle decisioni prese dal panel di giudici” – ha specificato il 30enne, la cui carriera agonistica dunque rimarrà ferma fino a un nuovo contratto fuori dall’Australia.

“Semplicemente non ho fiducia nelle capacità della Federazione di trattarmi in modo equo o legale durante questo processo – ha continuato Folau – Credo di avere ancora molto dare a questo sport, e il potenziale impatto della decisione di Rugby in Australia sulla mia reputazione e sulla mia carriera è notevole. In definitiva, ho bisogno di fare ciò che è meglio per la mia famiglia, per i miei compagni di squadra e per i tifosi, quindi sto considerando tutte le possibili strade”.

La Federazione australiana, che ha rescisso con Folau un contratto di 4 milioni di dollari fino al 2022, ha confermato di non aver ricevuto nessuna comunicazione sull’eventuale ricorso in appello da parte del giocatore. Nei giorni scorsi, l’amministratrice delegata di Rugby Australia, Raelene Castle, aveva rilasciato una lunga intervista in cui aveva detto che Folau “sapeva molto chiaramente quale fosse il limite da non superare”, e che “i valori di Rugby Australia dovevano prevalere” nei confronti di quanto postato da Folau.

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