Tutti i ritiri ovali del 2019

La lista di chi ha scelto di abbandonare il rugby al termine dell’attuale stagione (in aggiornamento)

simone favaro

ph. Sebastiano Pessina

La fine della stagione si porta con sé la consueta lunga coda di annunci di vario tipo: rinnovi, trasferimenti e soprattutto i ritiri di chi ha deciso – forzatamente o meno – di mettere la parola ‘fine’ alla propria carriera. La lista del 2018 di addii al rugby è stata probabilmente una delle più lunghe e dolorose degli ultimi tempi, ma anche se quella di quest’anno non raggiunge le stesse vette di drammaticità e malinconia, potrebbe essere difficile metabolizzare rapidamente alcune assenze dai campi di gioco.

Chi abbandona?

Il nome più iconico a livello internazionale in questa lista è quello di Rory Best, ma tranquilli: il capitano della nazionale irlandese giocherà tutta la Rugby World Cup 2019 prima di arrendersi definitivamente all’età di 37 anni. Contro Glasgow, venerdì scorso, il tallonatore ha giocato invece la sua ultima partita con la maglia dell’Ulster: non è andata benissimo, visto che i nordirlandesi hanno perso 50-20, ma il ricordo di un’intera carriera trascorsa in maglia biancorossa resterà indelebile.

Si è anche lasciato andare a qualche emozione in più del solito.

Se parliamo di talento puro applicato al rugby, il ritiro più difficile da digerire in questa tornata è forse quello di Israel Dagg. A 30 anni, l’utility back neozelandese (con 66 cap negli All Blacks) ha dovuto lasciare la palla ovale sotto consiglio dei medici, a causa di un infortunio al ginocchio che lo stava tormentando da diversi mesi. Giocatore dall’intelligenza sopra la media e dalle grandi qualità tecniche, Dagg aveva vinto la Rugby World Cup 2011 ma non era riuscito a essere a disposizione di Steve Hansen anche per il Mondiale inglese.

Proprio dall’Inghilterra, invece, è arrivata la notizia del ritiro di un giocatore di culto come James Haskell, che ultimamente non aveva troppi peli sulla lingua riguardo al suo sport. Se volete fissare un ricordo di Haskell, seguite il consiglio di Eddie Jones: “Il suo tour nel 2016 in Australia è stato qualcosa di eccezionale: fisicamente al 100%, infallibile, dominante. Nonostante gli infortuni che ha avuto, dovrà essere ricordato per quello che ha fatto. Non è stato solo un ottimo giocatore, ma anche un grande uomo. Il mondo del rugby sarà più povero senza di lui”.

L’Italia si sta avvicinando lentamente alla fine di un’era, con Ghiraldini, Parisse e Zanni non così lontani dalla linea d’arrivo, ma ad anticipare i tre senatori della nazionale italiana è stato Simone Favaro. Tra gli atleti più amati dal pubblico italiano negli ultimi anni, il terza linea classe 1988 ha chiuso la propria carriera con le Fiamme Oro al termine dell’ultima stagione di Top 12, lasciando tra le sue memorie soprattutto la straordinaria prestazione in Italia-Sudafrica del 2016 e anche dei rimpianti per gli infortuni che ne hanno condizionato la carriera.

– Leggi anche: Simone Favaro, una nuova vita oltre il rugby

In casa Benetton, poi, hanno appeso gli scarpini al chiodo anche tre personaggi a loro modo storici della Ghirada come Alberto De Marchi, Robert Barbieri e Tommaso Iannone. Aveva lasciato il Benetton nel 2017, ma verrà ricordato soprattutto per i suoi trascorsi in biancoverde anche Luke McLean, che dopo aver condotto i London Irish da protagonista in Premiership ha deciso di interrompere una carriera da 87 cap con l’Italia.

Continuando nel nostro tour estero, c’è di fatto un intero pacchetto di trequarti che non calcherà più i campi internazionali dal prossimo anno. Mancherebbe un mediano di mischia, ma lo spot di mediano d’apertura sarebbe coperto invece da Pat Lambie, che già quest’anno non era mai sceso in campo per un infortunio al ginocchio. Per il 56 volte Springbok, tuttavia, le ripetute concussion sarebbero state il vero motivo dell’abbandono.

Ai centri, la coppia sarebbe formata da Darren Cave e Wynand Olivier: il primo, altro simbolo dell’Ulster, smette a 32 anni dopo più di 200 presenze con la maglia biancorossa e 11 cap con la nazionale irlandese. Il secondo, a 35 anni, ha messo fine a una carriera in cui spicca su tutto la vittoria della Rugby World Cup 2007 con il Sudafrica.

Nel triangolo allargato, le ali garantirebbero caterve di mete, con David Strettle da una parte e Tim Visser dall’altra. Due giocatori il cui mestiere principale è stato finalizzare il maggior numero di palloni possibili: l’inglese Strettle, 35 anni, chiude con 104 marcature, mentre l’olandese Visser – equiparato dalla Scozia – con 126. A coprire loro le spalle, potrebbero pensarci Scott Spedding, l’estremo sudafricano del Castres con 23 presenze nella nazionale francese, oppure Delon Armitage, estremo inglese diventato grande protagonista con il Tolone delle tre Heineken/Champions Cup consecutive.

In Galles, si è ritirato un grande giocatore a cavallo degli anni 2000 e 2010 come Matthew Rees: il tallonatore, a 38 anni, appende gli scarpini al chiodo dopo una carriera da 60 cap con la nazionale e 3 per i British & Irish Lions, ma anche dopo aver combattuto e sconfitto un cancro ai testicoli. Un altro gallese piuttosto noto degli ultimi anni come Luke Charteris (74 cap) ha deciso di passare dall’altra parte della staccionata e comincerà ad allenare, magari per insegnare ai suoi allievi come si distruggono delle rolling maul

In Inghilterra ha chiuso la carriera anche James Horwill, seconda linea ex capitano dei Wallabies, tra le altre cose, mentre dalla Francia il 33enne pilone Flip van der Merwe – 23 cap con gli Springboks – ha annunciato il ritiro con buon pragmatismo: “Il corpo ti aiuta a capire quando devi fermarti […] Bisogna essere onesti, non posso andare avanti”. Manuel Carizza – 44 cap con l’Argentina – chiuderà una carriera trascorsa tra Francia e Sudafrica; chi invece è rimasto sempre in Francia è Thomas Domingo, storico pilone del Clermont che ha chiuso la sua vita ovale a Pau.

A Leicester hanno salutato due colonne come l’estremo Matthew Tait e il centro Matt Smith, che negli anni avevano messo insieme rispettivamente 143 e 228 presenze con i Tigers.

Nell’Italia del Top 12, tra i nomi più importanti ad aver detto addio ci sono stati Stefan Basson e Joe van Niekerk per il Rovigo (ma Basson ha disputato le ultime stagioni con i Medicei), mentre a Calvisano hanno chiuso con uno Scudetto alcuni dei pilastri della mischia bresciana degli ultimi anni come Agustin Cavalieri, Michele Andreotti e Alessio Zdrilich.

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