La federazione australiana non modificherà la legge in vigore sulle convocazioni dei giocatori all’estero
Nella stagione di grande successo dei Saracens, caratterizzata dalla doppietta Champions Cup-Premiership, l’australiano Will Skelton ha rivestito un ruolo da assoluto protagonista, formando assieme a George Kruis una delle seconde linee più forti dell’intero panorama europeo.
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Un’annata da urlo che, tuttavia, non consentirà al 27enne ex Waratahs di prendere parte alla prossima Rugby World Cup 2019 in Giappone. Il seconda linea, infatti, non rispetta nessuno dei parametri necessari per indossare la maglia Wallabies giocando all’estero. Skelton vanta 18 presenze con la selezione nazionale (ne servirebbero almeno 60) e, nonostante le voci insistenti su un suo approdo ai Rebels, non ha un contratto già firmato con franchigie australiane per le prossime due stagioni agonistiche. Un’esclusione, dunque, che sembra non avere margini di ripensamento, a differenza di quanto accaduto quattro anni or sono con la ormai celebre ‘legge Giteau’, come confermato anche dalla dirigenza della federazione australiana.
“La ‘legge Giteau’ è un qualcosa a cui è stato dedicato un enorme ammontare di tempo e sforzi, nonostante quel che si possa credere. Vi fu un’enorme quantità di pensieri sulle implicazioni, sul perché il numero giusto di presenze in nazionale dovesse essere 60, su come la regola dovesse essere attuata in modo sensato e pragmatico e dal nostro punto di vista. Non vi sarebbe alcuna intenzione di allontanarci da quella regola, in relazione al caso di Will Skelton. Il suo management è stata in contatto con i nostri ragazzi sul suo desiderio di voler tornare a giocare per l’Australia, ma come tutti i giocatori internazionali ci sono alcune regole in giro e dobbiamo assicurarci di applicarle coerentemente”, ha dichiarato Raelene Castle, CEO di Rugby Australia, al sito della federazione oceanica, sentenziando, di fatto, a meno di colpi di scena, l’esclusione del forte seconda linea dei Saracens.
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