Nella rosa dell’Australia Under 20, c’è un seconda linea molto simile a un’arma di distruzione di massa. L’Irlanda lo ha visto da vicino al Mondiale
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Nick Frost è un seconda linea dei Brumbies classe 1999, ma deve ancora compiere 20 anni (lo farà il 10 ottobre). Lo scorso anno non ha giocato con l’Australia Under 20 al Mondiale, debuttando solo nell’edizione in corso di svolgimento in Argentina. Per quello che vedrete tra poco, vi sembrerà incredibile che non sia un titolare inamovibile della nazionale juniores dei Wallabies già da un paio di anni.
Frost è decisamente riconoscibile in campo: è alto 205cm e pesa 110kg, possiede dunque un fisico ben strutturato e molto longilineo, tant’è che nella parte superiore del corpo non sembra avere una struttura muscolare così imponente e straordinaria come diversi suoi coetanei già a quell’età. Anche perché potrebbe non averne bisogno, almeno per il momento.
Le qualità dello spilungone australiano del resto sono altre, una in particolare: un atletismo fuori dal comune, che lo portava nelle gare scolastiche a primeggiare sia nelle corse a ostacoli sia nelle partite di basket. Se poi ripensiamo alla sua stazza, la facilità di corsa e l’accelerazione di Frost sembrano diventare un’arma di distruzione di massa. Lo hanno capito soprattutto gli irlandesi, letteralmente ridicolizzati in due occasioni dalle spaventose cavalcate del 19enne. Con la prima, ha segnato una meta di oltre 60 metri in solitaria, presentandosi definitivamente al pubblico internazionale.
Nella vittoria dei Wallabies contro i verdi per 45-17, Frost è partito dalla panchina come contro l’Italia, sul punteggio di 24-17 e con la partita che si era ormai indirizzata verso l’Australia. Ha giocato 25 minuti, toccando 4 palloni: ha corso 3 volte, con un guadagno di 109 metri, 2 break, 3 difensori battuti e un offload, segnando due mete. L’espressione «uccidere una partita» è perfetta per descrivere il suo impatto sul match, ma soprattutto non è nemmeno esagerata.
Delle tre mete che l’Australia ha segnato nel giro di cinque minuti tra il 62′ e il 66′, Frost ha segnato l’ultima, direttamente dal calcio d’invio irlandese. Vista la sua altezza, il seconda linea viene usato come ricevitore dai suoi compagni di squadra per assicurarsi il pallone e ricominciare ad attaccare. Il 19enne entra in possesso dell’ovale qualche metro fuori dai suoi 22, atterra e in una frazione di secondo si gira su se stesso e inizia a correre, sfruttando lo spazio lasciato dagli avversari
Nessuno dei tre irlandesi, colti di sorpresa, ha la prontezza di placcarlo. Frost corre, e lo fa in maniera straordinariamente agile per la sua statura, senza essere goffo né lento, né pesante nella sua ampia falcata, ma anzi restituisce un senso di leggerezza quasi paradossale.
Il mediano d’apertura irlandese Flannery prova a placcarlo forse senza nemmeno troppa convinzione, ma viene saltato da Frost senza troppi problemi. Ritrovata l’accelerazione, Frost continua nella sua corsa sulla fascia sinistra e tira dritto fino all’area di meta senza guardarsi più attorno a lui, con grande imponenza. Più tardi segnerà un’altra meta, questa volta più facile ma sempre mettendo in mostra uno scatto impressionante per andare in sostegno del suo compagno di squadra.
Nick Frost, insomma, ha tutte le potenzialità fisiche e atletiche per essere considerato un freak negli anni a venire. Il suo futuro è ancora tutto da scrivere, ma gli argomenti per prevederne uno molto brillante ci sono tutti.
Daniele Pansardi
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