Slow Motion #46: cos’hanno in comune Thomas Ramos e Matteo Moscardi?

Sicuramente istinto e velocità d’esecuzione, come abbiamo visto nelle grandi giocate in Tolosa-Clermont e Italia-Scozia

ph. World Rugby

Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.

La palla ovale è sempre soggetta a strani rimbalzi. Bastano pochi centimetri o un mezzo giro in più per cambiare un’azione, spostare gli equilibri e risolvere o rovinare un’azione di gioco, cambiandone il senso. Un rimbalzo fortunato o crudele, a seconda dei punti di vista, ci ricorda che il rugby è un gioco fatto anche di episodi e situazioni impronosticabili, e che chi riesce in qualche modo a controllarli può fare strada in questo sport.

Thomas Ramos e Matteo Moscardi, a modo loro, hanno dimostrato di essere in grado di farlo. Le giocate piuttosto simili del francese e dell’azzurrino hanno contrassegnato due delle mete più belle dell’ultimo lungo weekend, entrambe determinate da gesti tecnici puramente istintivi ma altrettanto spettacolari. Sensibilità e velocità d’esecuzione: all’apertura del Tolosa e al centro dell’Italia Under 20 non è servito molto altro per beffare le difese di Clermont e Scozia, seppur in modo diverso.

Il gesto di Moscardi è stato un assist risolutivo, decisivo, limpido e chiaro. Quello di Ramos ha permesso ai trequarti di Tolosa di rifinire e finalizzare, con la meta che è arrivata dopo altri tre passaggi, ma forse non sarebbe stata possibile senza quel colpo di genio del numero 10. Per questa puntata di Slow Motion, dunque, non è stata scelta una singola meta, ma due marcature nate da circostanze non molto dissimili fra loro.

Il tocco di Ramos

Al 55′ della finale di Top 14, vinta da Tolosa 24-18, gli uomini di Ugo Mola sono dentro i 22 con un intero lato di campo da sfruttare per allargare il pallone. I pacchetti di mischia delle due squadre sono tutti raccolti in un fazzoletto di campo, e lo Stade ha il coltello dalla parte del manico perché può decidere come e quando sfruttare il suo reparto arretrato.

Il passaggio dalla base che riceve Kaino però è piuttosto brutto, tant’è che il neozelandese si ritrova già un avversario (apparentemente in fuorigioco) alle calcagna. L’ex All Black decide di non tenere il pallone e passare per un’altra fase, ma di girare dietro il pallone a sua volta con un altro passaggio lento e corto, che permette alla difesa del Clermont di accelerare nella salita.

Ramos, il destinatario del passaggio, si accorge di non avere il tempo materiale per protendere le braccia in avanti ed evitare l’arrivo di Fofana. O meglio: come Kaino, avrebbe il tempo solo di fare una scelta conservativa, come tenere l’ovale e ritrovarsi qualche maglia gialla addosso.

Allo stesso tempo, Ramos sa anche di avere la cavalleria leggera tutta schierata al suo fianco; nel frattempo, inoltre, va sottolineato come la difesa del Clermont non abbia seguito la salita rapida di Fofana. Il numero 10 allora decide di non avventarsi sul pallone per prenderlo, ma lo accarezza delicatamente con la mano sinistra in contro balzo, a pochi centimetri da Fofana.

Un gesto di una difficoltà estrema, eseguito con un timing e una forza perfetti, tant’è che Médard non deve nemmeno cambiare direzione per completare la ricezione. Dall’alto, al replay, l’effetto è ancor più straordinario. Il resto è storia, si potrebbe dire: Médard, Guitoune, Ahki, Kolbe, Huget. Tutta la trequarti tocca il pallone, con una sinfonia (e una sintonia) davvero unica.

L’assist di Moscardi

L’Italia Under 20 ha segnato undici mete fin qui nel Mondiale: quattro sono arrivate da giocate al piede di Citton, Da Re, Garbisi e dello stesso Moscardi, a dimostrazione del fatto che la squadra si trova a proprio agio nel concepire e nell’eseguire certe giocate. Dopo aver segnato contro la Scozia la prima meta con un calcetto di Moscardi e l’agilità nella corsa di Trulla, nel primo tempo gli azzurrini si sono ripetuti.

La touche italiana – non impeccabile fin qui, anzi – porta a terra con sicurezza il pallone appena dentro la metà campo scozzese, con Fusco che serve Garbisi. La linea difensiva scozzese sale subito con la rush defense e il mediano d’apertura li anticipa calciando alle loro spalle, in un punto che non poteva essere coperto dagli avversari.

Sono Moscardi e l’estremo scozzese a contendersi il pallone: il rimbalzo è piuttosto democratico, perché non sembra favorire nessuno dei due. L’azzurrino però arriva con più velocità sul pallone e ha i riflessi e la sensibilità giusti per capire subito cosa fare: un attimo prima che l’avversario allunghi le braccia per mettere le mani sull’ovale, il centro classe 2000 schiaffeggia il pallone a una mano di sinistro e lo serve a Mastandrea, che aveva seguito l’azione.

L’ala, che comprensibilmente non poteva aspettarsi un regalo simile, ci mette un po’ ad aprire il gas ma lo fa in tempo, sotto la direzione dello stesso Moscardi che, preso dall’esaltazione per il suo gesto e per la possibile meta, si sbraccia per indicargli la linea di corsa. Mastandrea fa tutto quello che deve: schiva l’avversario più vicino e schiaccia in meta, dando il giusto riconoscimento al grande assist del suo compagno di squadra.

Daniele Pansardi

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