Una stagione positiva a Sale ha innalzato le quotazione dell’ex prodigio dei Wallabies
A volte nella vita si è abbastanza bravi e fortunati per far sì che il treno delle opportunità passi una seconda volta: per James O’Connor tutto dipende dal capotreno Michael Cheika, incaricato di verificare la validità del suo biglietto prima di accoglierlo a bordo del convoglio targato Wallabies con direzione Giappone 2019.
O’Connor è stato il secondo giocatore più giovane di sempre a esordire per la nazionale australiana, a soli 18 anni, e il più giovane esordiente nel Super Rugby, non ancora maggiorenne. Considerato un vero prodigio dalle qualità atletiche e tecniche importanti, era stato allontanato dalla federazione a causa di numerose trasgressioni disciplinari fuori dal campo.
Tuttavia, a 28 anni compiuti, dopo due stagioni ai Sale Sharks in Premiership di cui quest’ultima particolarmente di buon livello e un training camp in Islanda , il giocatore è tornato sui taccuini dello staff tecnico australiano. Pare, in particolare, su quello di Scott Johnson, il director of rugby di Rugby Australia.
Comincia proprio tutto dall’Islanda, lo scorso settembre. O’Connor si trova nell’isola per un training camp particolare e decisamente new age, dedicato alla cura del corpo quanto a quella della mente: “Sto giungendo alla fine del mio periodo di allenamento in Islanda ed è stata un’esperienza veramente illuminante” scriveva su Instagram il trequarti.
“Sono stato spinto in situazioni estremamente non confortevoli attraverso l’uso della privazione sensoriale, dello sfinimento dovuto al calore e di profondi stati di meditazione. La mia reazione a ogni stimolo mi ha obbligato ad affrontare me stesso e la parte oscura di me in un modo che non avevo mai provato prima. Ora so chi ero, ma soprattutto chi devo diventare.”
“E’ tempo di condividere la mia verità. Ho un profondo desideria di tornare a giocare per gli Wallabies. Ho imparato dai miei errori e sono pronto.”
L’elenco degli errori include, fra gli altri, essere stato allontanato dall’aeroporto di Perth per manifesta ubriachezza nel 2013, incidente che lo portò alla rescissione del contratto con Rugby Australia. Nel 2017, di stanza in Francia con il Tolone, venne arrestato a Parigi insieme ad Ali Williams con l’accusa di aver cercato di comprare cocaina.
Quest’ultima controversia portò al suo allontanamento dal Tolone. Dalla stagione 2017/2018 O’Connor milita nei Sale Sharks, dove in questa stagione ha contribuito a una annata di successo in Premiership e in Challenge Cup.
Il giocatore ha ancora un anno di contratto con in Inghilterra, ma se firmasse un contratto a breve termine per la fine del 2020 con una franchigia australiana del Super Rugby potrebbe aggirare la regola dei 60 caps necessaria perché un overseas possa essere convocato in Nazionale. E’ quanto accaduto, ad esempio, con Matt Toomua e succederà con Nic White, mediano di mischia degli Exeter Chiefs.
La sua selezione permetterebbe di mischiare le carte nel mazzo a Cheika, che avrebbe così a disposizione un giocatore in grado di ricoprire fondamentalmente qualsiasi ruolo della linea arretrata. Gli utility back, inoltre sono pane spesso gradito ai denti degli allenatori durante la Rugby World Cup.
Dopo due anni lontano dai guai, è venuto davvero il momento della prova del nove per James O’Connor. Ha ancora il tempo necessario per rimettere sui giusti binari la propria carriera.
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