Il punto della situazione dai 4 camp impegnati nella preparazione del torneo
Il prossimo 20 luglio inizierà il Rugby Championship 2019. Come ogni anno Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e Argentina si daranno battaglia per aggiudicarsi il prestigioso torneo che, però quest’anno è inserto in calendario in una posizione destinata a cambiare le carte in tavola: a ridosso della Rugby World Cup.
Le quattro compagini arrivano all’evento in condizioni molto differenti fra loro, sia a livello di entusiasmo, che di preparazione, che di obiettivi da centrare, rimanendo fermo il punto essenziale che fare bene in Giappone sia per tutti più importante rispetto al Rugby Championship 2019.
Andiamo ad analizzare allora quali sono le ultime dai vari camp di preparazione, quale sarà l’approccio di ogni squadra e di cosa si parla nei diversi ambienti.
Springboks
La squadra di Rassie Erasmus è un cantiere aperto. Nel 2018 il Sudafrica ha convinto a fasi alterne: esaltante quando capace di battere l’Inghilterra per due volte di fila e di vincere con gli All Blacks, mancando la doppietta a Pretoria per un soffia; meno convincente nelle sconfitte con Australia e Argentina nello stesso Rugby Championship dello scorso anno.
La situazione si è fatta ancora più nebulosa quest’anno, dove non abbiamo ancora mai avuto l’opportunità di vedere gli Springboks in azione. Nel Super Rugby le sudafricane sono andate male, ma il gruppo è infarcito di giocatori provenienti dall’Europa.
A mischiare ulteriormente le carte in tavola ci ha pensato Erasmus: “Ovviamente l’ideale sarebbe vincere il Rugby Championship 2019 e guadagnare fiducia andando verso la Rugby World Cup. Ma se pensiamo anche solo alla logistica… giocando contro l’Australia qui e poi prendendo l’aereo, arrivando di lunedì o di martedì, pensiamo davvero di poter avere una chance di battere la Nuova Zelanda in Nuova Zelanda?”
“Quindi, dato il calendario che ci è capitato, dovremo dividere le nostre risorse. In ogni caso – ha detto il tecnico all’Australian Associated Press – abbiamo così una possibilità di lavorare con alcuni giocatori di contorno.”
Probabilmente dietro le parole di Erasmus c’è anche un po’ di voglia di giocare a nascondino e di utilizzare il Rugby Championship come laboratorio sperimentale per dare una possibilità a tutti i suoi giocatori, senza ovviamente svilire il valore del torneo nella comunicazione verso l’interno e verso l’esterno.
Contro Australia ed All Blacks vedremo allora probabilmente squadre rimaneggiate, non necessariamente una squadra A e una squadra B, ma un misto di quelle che per Erasmus sono prime e seconde scelte. Il tutto ovviamente, con in testa soprattutto il Giappone.
All Blacks
La Nuova Zelanda è forse la squadra per cui il Rugby Championship rappresenta maggiormente un rischio che una possibilità. Con una squadra piuttosto consolidata nelle sue gerarchie, far giocare i giocatori con più chilometraggio sulle spalle potrebbe essere più nocivo che positivo.
Certo, anche fra i campioni del mondo in carica il prossimo Rugby Championship sarà una possibilità per mettere a punto il proprio sistema di gioco. Come ha annunciato Ben Smith al sito ufficiale degli All Blacks, la squadra cercherà di affrontare al meglio quello che è stato indicato da tutti, recentemente, come il problema maggiore dell’attacco dei neozelandesi: affrontare una linea difensiva che sale a grande velocità.
Smith sarà chiamato a interpretare sempre di più il ruolo che avrebbe dovuto essere di Damian McKenzie, quello dell’estremo in grado di fare da playmaker come primo uomo in piedi, dando maggiori opzioni al mediano di mischia sulla scelta del lato da attaccare. “Ci sto lavorando ed è qualcosa che sto inserendo sempre di più nel mio gioco” ha raccontato il veterano.
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E a proposito di veterani, ecco che Sonny Bill Williams dovrebbe fare il proprio ritorno in tempo per la partita di apertura del torneo contro l’Argentina. Il centro dei Blues ha attraversato un periodo nerissimo dal punto di vista fisico, e sta affrontando una vera e propria corsa contro il tempo per tornare in gruppo ed essere selezionato fra i partecipanti alla Rugby World Cup. Attualmente sta finendo di recuperare da un problema al ginocchio sinistro.
“E’ quasi pronto a tornare a giocare, ma non lo rischieremo” ha detto Steve Hansen in conferenza stampa domenica mattina, prima della partenza per l’Argentina.
“Per quanto lo vogliamo veder giocare e lui abbia bisogno di minutaggio, se non sarà al 100% non ha senso metterlo dentro per vederlo infortunarsi di nuovo. Prenderemo una decisione più in là durante la settimana. Si sta allenando molto bene e sta facendo buoni progressi. Se non sarà in campo con l’Argentina sono abbastanza sicuro che sarà disponibile per la gara contro il Sudafrica a Wellington.”
Non ci saranno, invece, Sam Whitelock e Kieran Read, a riposo dopo le fatiche con i propri Crusaders. Fra una settimana a Buenos Aires la fascia di capitano sarà al braccio di Sam Cane.
Pumas
L’entusiasmo dei Jaguares per la grande stagione di Super Rugby si è trapiantato con pari forza all’interno dell’ambiente della nazionale argentina.
La cavalcata, conclusasi in finale contro dei Crusaders troppo forti per essere battuti, ha comunque convinto i giocatori sudamericani di potersela vedere con qualsivoglia rivale e in tanti, dalle parti dello stadio José Amalfitani, sono convinti che la sfida d’apertura del Rugby Championship, contro degli All Blacks depauperati da diversi titolari tenuti a riposo, possa essere l’occasione giusta per mettere a segno un risultato che rimanga nella storia.
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Se la partita di apertura dovesse essere positiva in termini di risultato, l’Argentina sarebbe automaticamente candidata per la prima volta alla vittoria finale del torneo, che quest’anno prevede solamente tre giornate, con gli Springboks attesi il prossimo 10 agosto fra le mura amiche.
Tutto l’ambiente dei Pumas sembra avere la fame necessaria per andarsi a prendere il colpaccio, ma Mario Ledesma è uomo dalla mente fredda, e sa bene che i suoi pezzi più pregiati, da Creevy a Matera passando per gli europei Isa e Sanchez, hanno sulle spalle un logorio fisico importante. D’altronde anche per i Pumas la Rugby World Cup costituisce il palcoscenico più importante. Se c’è però una squadra destinata a risparmiarsi meno delle altre alla ricerca di qualcosa di importante da portare a casa, quella è l’Argentina.
Wallabies
La situazione della nazionale austaliana sembra, alla vigilia del torneo, la più complessa delle quattro. In crisi di risultati e di gioco, gli Wallabies sono rimasti colpiti duramente dalla vicenda di Israel Folau, che al di là delle ragioni inappuntabili della federazione ha comunque di fatto privato la squadra del suo miglior giocatore.
La mossa per andare a riportare nel camp James O’Connor sembra dettata più dalla immediata necessità di aggiungere del talento, che da una vera e propria rincorsa all’ex giocatore dei Sale Sharks voluta dallo staff tecnico.
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Il personale che affianca Michael Cheika è stato peraltro di recente rinforzato, per dare al tecnico il miglior supporto possibile nel costruire una squadra che, alla vigilia del Rugby Championship, ha quasi azzerato il lavoro di costruzione fatto dal 2015, e dovrà ritrovarsi il più in fretta possibile.
E’ un’impresa che Cheika ha già compiuto proprio nel 2015, quando diventò allenatore dei Wallabies al ridosso del mondiale e portò a casa Rugby Championship e secondo posto dietro gli All Blacks. Stavolta, però, le cose sembrano essersi fatte assai più complesse: detto di Folau, David Pocock accusa sempre maggiori difficoltà a stare lontano dall’infermeria, mentre il talento di Kurtley Beale sembra essere nuovamente scemato dopo i picchi del 2017.
Mancano, quindi, all’Australia, quei talenti nitidi che in altre occasioni hanno fatto la differenza, sempre che il prossimo Championship non ci smentisca, riportandoci dei Genia, dei Foley e dei Beale improvvisamente ringiovaniti.
Per questo motivo, Cheika dovrà giocare molto con gli equilibri della sua squadra in questo torneo: dovrà saper bilanciare la necessità di trovare la formula e i meccanismi giusti il prima possibile con la voglia di trovare qualche nuovo nome di talento da aggiungere al proprio XV ideale per dargli una marcia in più.
Lorenzo Calamai
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