Ovvero: un giocatore senza presenze in nazionale può diventare improvvisamente il titolare da qui alla Rugby World Cup in Giappone?
Quattro anni fa Nehe Milner-Skudder esordiva con gli All Blacks in una giornata di Rugby Championship contro l’Australia. Fino a quel momento l’ala degli Hurricanes era stato convocato solo un’altra volta da Hansen, a fine 2014, ma non era mai sceso in campo con la maglia nera. A convincere il CT nel dare una chance a quel giocatore così esaltante da vedere è stato il Super Rugby 2015, in cui Milner-Skudder mette in mostra tutte le sue qualità con la franchigia di Wellington.
Da quell’8 agosto, l’ascesa di Milner-Skudder continuerà senza sosta fino alla Rugby World Cup, con una progressione inarrestabile che lo porterà a essere uno dei grandi protagonisti della vittoria neozelandese in Inghilterra con 6 mete in altrettante partite. In un mese e mezzo, Milner-Skudder aveva cambiato le sue prospettive; le cose poi non sono andate per il meglio per l’ala, rallentato da tanti infortuni, ma la sua storia è diventata una delle più uniche tra quelle legate agli ultimi Mondiali. Per questo, quattro anni dopo il ciclone Milner-Skudder, siamo qui a chiederci: può esserci un altro esordiente – o comunque un giocatore con pochissima esperienza internazionale – capace di rifare lo stesso percorso?
Le possibili risposte
Proprio tra gli All Blacks, tra l’altro nella stessa posizione, sembra esserci un giocatore potenzialmente in grado di seguire le orme della futura ala del Tolone. Al primo Super Rugby giocato, Sevu Reece ha da subito stupito per accelerazioni, cambi di passo e potenza fisica espressa sul campo, tratti distintivi di un classico dna figiano. 15 mete in 14 partite per i Crusaders hanno quasi costretto Hansen a chiamarlo in gruppo per testarlo da vicino. E ora, considerando le assenze di Naholo e McKenzie, guadagnarsi un posto da titolare non sembra così impossibile.
– Leggi anche: Sevu Reece è un bulldozer
Ma lo stesso discorso di Reece si potrebbe applicare a due suoi compagni di squadra ai Crusaders, ovvero Braydon Ennor e George Bridge (un cap lo scorso anno in Giappone). In un triangolo allargato dove solo Ben Smith e Rieko Ioane sono sicuri del posto, i trequarti rossocrociati possono legittimamente aspirare a una scalata rapida delle gerarchie. Entrambi sono giocatori più tecnici e meno straripanti fisicamente di Reece, ma hanno comunque una velocità di punta e un fiuto per la meta notevoli.
Restando nell’emisfero Sud, Michael Cheika come di consueto è alla ricerca di una terza pedina da affiancare a Michael Hooper e David Pocock in terza linea. Viste le condizioni precarie di quest’ultimo, tuttavia, il CT dei Wallabies potrebbe essere costretto a fare più esperimenti del solito già nel prossimo Rugby Championship. Anche per questo ha chiamato ben tre potenziali esordienti: Rob Valetini, classe 1998 e 10 presenze con i Brumbies quest’anno; Isi Naisarani, classe 1995 dei Rebels, e Liam Wright, classe 1997 dei Reds. Per nessuno dei tre si può gridare al fenomeno, ma chissà che Cheika non possa pescare un jolly prezioso per il torneo giapponese.
In Sudafrica, Rassie Erasmus ha già aperto da tempo le porte ai giocatori impegnati all’estero. Per questo nella lista dei convocati per preparare il Rugby Championship c’è anche Rynhardt Elstadt, uno che di spigoloso ha innanzitutto il nome e non solo lo stile di gioco. A 30 anni, per il terza linea del Tolosa è forse la più grande occasione della carriera, dopo una stagione brillante con la maglia dello Stade culminata con il titolo del Top 14. Giocatore ruvido ed essenziale in una squadra di esteti, Elstadt ha saputo ritagliarsi uno spazio importante in Francia adattandosi a quanto gli richiedeva Ugo Mola. Per Erasmus potrebbe rappresentare una risorsa importante, anche se davanti a lui ci sono tanti elementi a cui il CT difficilmente rinuncerà.
Spostandosi in Europa, la nazionale dove un uncapped potrebbe più facilmente scalare le gerarchie in breve tempo è senz’altro la Francia, vista la grande difficoltà di Jacques Brunel nel trovare un XV stabile. Nelle pre-convocazioni per il Mondiale, l’ex CT dell’Italia ha chiamato Alivereti Raka, figiano eleggibile per la nazionale francese che nel 2017/2018 stava mettendo a ferro e fuoco l’Europa prima di infortunarsi seriamente al ginocchio. È un’ala di puro talento, fisica ed esplosiva, e potrebbe offrire una soluzione in più allo staff tecnico francese se dovessero decidere di puntare su di lui.
In Scozia, Gregor Townsend ha incluso nella sua lista allargata di convocati anche Rory Hutchinson. Da quando Chris Boyd ha cominciato a impiegarlo in prima squadra stabilmente, a partire dallo scorso febbraio, il centro classe 1996 non ha più mollato la maglia numero 13 dei Saints, collezionando 14 presenze tutte da titolare. A febbraio, mese in cui è tornato dall’infortunio, è stato eletto anche miglior giocatore della Premiership. Sull’aereo per il Giappone ci dovrebbe essere, stando ai giornalisti scozzesi: per Townsend potrebbe essere molto utile.
E in Italia? In diversi ruoli Conor O’Shea sembra avere le idee chiare, soprattutto dopo l’ultimo Sei Nazioni. Sembra difficile che i prossimi Test Match possano smuovere qualcosa, ma un paio di giocatori dovrebbero quantomeno preoccuparsi. L’alternanza di Simone Ferrari e Tiziano Pasquali con la maglia numero 3, prima o poi, verrà scalfita da Marco Riccioni, che con il Benetton ha disputato una stagione eccellente soprattutto da gennaio in avanti. Il teramano sembra essere destinato a un ruolo da protagonista in azzurro: non è più una questione di se oramai, ma di quando. Già dalla prossima Rugby World Cup?
Daniele Pansardi
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