Il centro dei Waratahs ha propiziato la meta più bella della settimana, ben figurando nel finale del match contro gli Springboks. Ma quale versione del talentuoso trequarti vedremo?
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Una volta Sir Richard Starkey ha detto: “Quando si passano i trent’anni, e si ha la sensazione d’aver già avuto tutto dalla vita, ci si sente come paralizzati.”
In effetti, Starkey a trent’anni ne aveva già passate di tutti i colori, dagli apici della sua sfolgorante carriera musicale negli anni Sessanta alla totale stroncatura del suo esordio da solista nel 1970, proprio pochi mesi dopo aver compiuto i fatidici 30. Quell’album si chiamava Sentimental Journey e quel trentenne era meglio noto con lo pseudonimo di Ringo Starr.
Kurtley Beale i suoi trent’anni li ha compiuti a gennaio, e sebbene nella sua professione abbia una quantità di talento superiore a quella di Ringo Starr come cantante, con il Beatle condivide una carriera che ha già attraversato tante fasi: la repentina e precoce ascesa, i guai con i compagni, con l’alcool e con lo staff della nazionale, la vittoria del Super Rugby, l’esilio volontario in Europa e il ritorno in patria.
Lo abbiamo visto al peggio delle sue condizioni, essere un peso per la sua squadra, e lo abbiamo visto essere uno dei migliori giocatori del pianeta, con giocate da lustrarsi gli occhi. Ad esempio sabato scorso.
A dieci minuti dal termine la partita è ormai pressoché andata, ma all’Australia serve continuare a giocare per oliare il proprio piano di gioco. Toomua carica con un angolo stretto in mezzo al campo, e fa lo sforzo extra quando è a terra per offrire un pallone con un minimo di qualità a Will Genia, alzando l’ovale per velocizzarne la liberazione.
Il numero 9 ha tre bersagli possibili, ma sceglie quello che corre la linea più decisa: è proprio Kurtley Beale, che si infila con timing perfetto nella frattura presente fra gli avanti sudafricani.
Il trequarti si rende subito conto di essere circondato da più di un avversario, è bravo a navigare nell’unica direzione dalla quale arriva un sostegno, verso sinistra. Il problema, però, è che Bernard Foley è nascosto. Non rimane allora che solo una chance: andare a contatto e sfruttare quella piccolissima finestra di tempo che si aprirà per far passare quel pallone.
L’offload di Beale è azzardato e immaginifico, ma anche perfetto. Vale 7 punti.
Le speranze dei Wallabies alla Rugby World Cup passano in maniera determinante dalla vena del trequarti australiano. I pochi minuti disputati contro il Sudafrica sono stati molto positivi, ma sono un’indicazione troppo piccola per capire quale Kurtley Beale abbiamo davanti. Il giocatore decisivo e finalmente maturo del 2017 o la versione bolsa e svogliata del 2018?
Lorenzo Calamai
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