Quando si parla di mete spettacolari, i Flying Fijians hanno sempre qualcosa da dire. Contro il Canada ne è arrivata un’altra molto bella
Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.
Dopo la sconfitta piuttosto pesante subita in Giappone, le Fiji avevano bisogno di immediato riscatto. La nazionale pacifica più cool del momento non si sarebbe depressa certamente per un ko del genere, seppur arrivato contro una squadra in teoria alla pari, ma alla vigilia del match contro il Canada c’era comunque interesse nel capire come gli uomini di John McKee avrebbero reagito.
La vittoria è stata netta e autorevole: un 38-13 che non ha lasciato grande spazio alle interpretazioni, e che avrebbe potuto essere ancora più larga se le Fiji non avessero avuto solo il 38% di occupazione territoriale e il 48% di possesso. Quando hanno avuto il pallone, in ogni caso, gli isolani hanno tendenzialmente fatto molto male ai malcapitati nordamericani.
E le intenzioni dei figiani era già chiare dai primi minuti, come hanno dimostrato con la bella azione corale in occasione della marcatura di Viliame Mata, faro di Edimburgo nell’ultima stagione e ora della sua nazionale. Una sequenza di piccoli e grandi gesti tecnici (ovviamente), conditi anche da un paio di movimenti di squadra decisivi nel finale.
C’è un cross kick del Canada, che spedisce il pallone in aria per provare a fare casino e magari cavarne qualcosa di buono. Dopo un rimpallo l’ovale però finisce nelle mani di Ravai, il pilone destro figiano, che se lo assicura e permette ai suoi compagni di squadra di partire all’arrembaggio. Frank Lomani, interessante mediano di mischia di ottime qualità, va subito all’esterno e fa correre Eroni Sau, che mentre viene portato a terra riesce a fare uno di quegli offload semplicemente incredibili per i quali vogliamo tanto bene alle Fiji.
Per Mata c’è un po’ di spazio per correre in campo aperto, come si intuisce già dal brusio della folla in crescendo. Placcato a una sola gamba, il numero otto ha tutto il tempo per girare a 180° e studiare la situazione, senza che nessun canadese raddoppi il tackle, prima di servire senza nessun patema Tevita Ratuva. Il seconda linea gira subito per Matavesi, che non perde altro tempo e continua nel senso dell’azione per Ravai.
Il pilone mette un punto alla sequenza di passaggi e carica dritto per dritto, ma una volta a terra è lui stesso a riciclare freneticamente per Matavesi, senza far perdere troppo ritmo all’azione. Il mediano d’apertura decide di saltare un paio di uomini e servire subito Nakarawa all’esterno, dove il seconda linea potrebbe giocare un 2 vs 1 insieme a Tuisova.
Il giocatore del Racing viene placcato al corpo e avrebbe la possibilità di servire l’ala con un offload rovesciato, quasi un’azione di routine per lui. Stranamente decide di cambiare idea e pestare sulle gambe per qualche metro, andando a terra. Le Fiji, all’imbocco dei 22 canadesi, ora hanno tutta l’ampiezza del campo a disposizione per sferrare l’attacco decisivo.
Dopo una carica centrale, la difesa canadese cerca di riorganizzarsi, ma due movimenti rapidi e portati col tempo giusto da parte dei dummy runner figiani (Ma’afu e Vatubua) fanno stringere dentro il campo la linea ospite e aprono una prateria all’esterno: la linea di corsa di Vatubua in particolare attira l’ultimo uomo canadese in mezzo, e Radradra può far correre sulla fascia laterale Murimuriwalu. A quel punto c’è un 3 vs 1 davvero troppo elementare: l’estremo torna da Mata che deve solo schiacciare oltre la linea bianca.
Daniele Pansardi
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