In un anno e mezzo Rassie Erasmus ha portato gli Springboks dalla crisi ad essere una delle favorite per alzare la coppa
Il Sudafrica ha fatto in tempo, verrebbe da dire. La negativa e confusionaria gestione di Allister Coetzee, allenatore dal 2016 a fine 2017, è stata accantonata prima che i danni provocati da quelle tre stagioni diventassero irreparabili in vista della Rugby World Cup. Per cercare di invertire il prima possibile la rotta, la SARU ha puntato su Rassie Erasmus e su un cambio di politica per quanto riguarda la selezione degli overseas, i sudafricani all’estero.
Erasmus, da allenatore pragmatico qual è, ha ricostruito un Sudafrica fino a quel momento senza una chiara identità e troppo volubile partendo da alcuni punti strategici chiari: la forza del pack, la mischia e la difesa, che non riuscivano più ad esprimersi con continuità ad alti livelli negli ultimi tempi, complice un necessario ricambio generazionale. Nel giro di un anno, gli avanti sudafricani sono tornati a essere brutali, la mischia chiusa è definitivamente la più forte del mondo (o comunque una delle prime due) e la fase difensiva è spesso una delle più apprezzate da commentatori e addetti ai lavori.
Non era tutta colpa di Coetzee prima e non è tutto merito di Erasmus ora, visto anche il parco giocatori di cui potevano disporre, ma l’apporto dell’attuale head coach è stato decisivo per mettere ordine e dare dei princìpi chiave alla squadra.
Ambizioni ed obiettivi
La vittoria del Rugby Championship ha testimoniato il livello di crescita degli Springboks, che un anno dopo aver dato i primi segnali di ripresa battendo gli All Blacks in Nuova Zelanda, si sono confermati come la squadra migliore del mese di agosto.
Ciò non significa che il Sudafrica sarà lo stesso a settembre, ma l’apporto dato dall’affermazione nel torneo australe ha dato fiducia a tutto l’ambiente, che entrerà quindi alla Rugby World Cup con i crismi di una delle favorite alla conquista del titolo, non più da outsider.
Il girone dovrebbe essere digeribile: Italia, Namibia e Canada sono avversarie di livello inferiore che gli Springboks dovrebbero superare piuttosto facilmente per ottenere la settima qualificazione consecutiva ai quarti di finale. Un traguardo che, salvo le due edizioni a cui non hanno partecipato a causa del boicottaggio contro l’apartheid, è sempre stato raggiunto.
Quello che accadrà lo determineranno i risultati del girone A e, soprattutto, il confronto testa a testa con gli All Blacks. Chi passerà per primo avrà un avversario più semplice ai quarti.
L’obiettivo minimo del Sudafrica è ottenere la semifinale ed entrare di nuovo fra le prime quattro squadre al mondo. L’ambizione, invece, è quella di arrivare fino in fondo e, magari, alzare la coppa per la terza volta.
This baby is coming home with us!#Springboks #StrongerTogether @SanzarTRC @SuperSportTV pic.twitter.com/Ipt1kfUA7t
— Springboks (@Springboks) August 11, 2019
Il calendario
Il Sudafrica giocherà altri due test di preparazione alla Rugby World Cup dopo la fine del Rugby Championship. Il 17 agosto saluterà il pubblico di casa sfidando a Pretoria l’Argentina, poi il 6 settembre chiuderà i suoi warm up matches contro il Giappone, a Kumagaya.
Il torneo mondiale degli Springboks li vedrà subito di fronte ad un esordio di fuoco: il 21 settembre è il gran giorno, si affrontano gli All Blacks a Yokohama. Sarà quindi la volta del derby africano contro la Namibia (28 settembre) a Toyota, e poi della sfida decisiva contro l’Italia il 4 ottobre a Shizuoka. Il girone si chiuderà l’8 ottobre contro il Canada, a Kobe.
Se il Sudafrica vincerà il girone affronterà la seconda classificata del girone A (verosimilmente una fra Scozia e Giappone) il 19 ottobre a Tokyo. Se sarà secondo giocherà nel medesimo stadio, ma il giorno successivo, contro la vincente del girone A (sulla carta la favorita è l’Irlanda).
Giocatori da seguire
Rassie Erasmus taglierà a 31 giocatori la propria rosa nella settimana seguente il test di Pretoria contro l’Argentina. Sarà quella l’occasione per vedere all’opera coloro che lottano per staccare un biglietto per il Giappone, ma chi siano i giocatori che compongono la formazione ideale del Sudafrica è cosa oramai piuttosto chiara.
Nel pacchetto di mischia chi si è evidenziato in misura maggiore negli ultimi tempi è stato Pieter-Steph Du Toit, terza linea degli Stormers e destinato ai Sale Sharks che negli ultimi tempi è maturato fino a diventare il “nuovo giocatore preferito” di Francois Louw, e di tanti altri che l’hanno visto giocare. Du Toit è una terza linea che non si risparmia, costantemente al lavoro in tutti i frangenti, e al contempo un giocatore che si è via via raffinato anche dal punto di vista tecnico. Una terza linea formata dal capitano Siya Kolisi, da Duane Vermeulen e da Du Toit, con uno fra Louw e Kwagga Smith pronti a entrare dalla panchina, ha davvero pochi eguali in questo momento.
Fra i trequarti impossibile non puntare le proprie carte sul duo di piccoletti formato dal mediano di mischia Faf de Klerk e su Cheslin Kolbe. Il primo è una dinamo di pura energia capace di far giocare la squadra a un ritmo sempre alto e di offrire un’arma tattica di grande precisione grazie a un ottimo box kick. Il secondo è il miglior giocatore del 2019, punto.
Partiamo dai quarti di finale: che sia arrivando primi nel girone (e quindi battendo gli All Blacks) o tramite uno stravolgimento del girone A che coinvolge l’Irlanda, non c’è dubbio che arrivare alla fasi eliminatorie abbinati a un avversario come Scozia o Giappone sia l’ideale per gli Springboks.
A quel punto, il Sudafrica potrebbe trovarsi in semifinale con una delle formazioni più fresche, avendo avuto scontri meno aspri rispetto alle altre. L’eventuale avversaria semifinalista verrà infatti dal girone C o D, i più duri. E questo Sudafrica ha il carattere, i muscoli e le capacità atletiche per arrivare fino in fondo alla Rugby World Cup e alzare il trofeo.
Ha anche però le capacità per inciampare, come ha dimostrato nel corso dell’ultimo anno. Le probabilità che ciò accada nel girone, contro l’Italia, sono onestamente risicate, anche se è ciò che tutti i tifosi azzurri auspicano e sognano.
Chissà che invece il Giappone non sia in grado di replicare fra le mura amiche l’impresa di quattro anni fa, e sorprendere gli Springboks in un’eventuale showdown ai quarti.
La storia degli Springboks nella Rugby World Cup
1987: non qualificati (boicottaggio contro l’apartheid)
1991: non qualificati (boicottaggio contro l’apartheid)
1995: campioni
1999: terzo posto
2003: quarti di finale
2007: campioni
2011: quarti di finale
2015: terzo posto
Le schede delle squadre della RWC 2019
– Canada
– Uruguay
– Tonga
– Samoa
– Georgia
– Namibia
– USA
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