La Federazione vorrebbe valutare qualche possibile modifica al provvedimento
Regola overseas o legge Giteau. In Australia aumentano le discussioni per un provvedimento che, caldeggiato da Michael Cheika in occasione della Rugby World Cup 2015, consentì ai giocatori che australiani che giocavano in Europa di poter comunque vestire la maglia della nazionale nella manifestazione iridata, a patto che avessero già collezionato un minimo di 60 caps con la casacca dei Wallabies.
La Federazione che sta valutando la possibilità di alcune modifiche alla legge, si è detta complessivamente soddisfatta di come sia stata applicata e di come molti giocatori si siano adeguati alla regola per venire incontro alle esigenze della nazionale, ma c’è un nota dolente: quella della competitività australiana nel Super Rugby, che da molto tempo è ormai scemata.
“Sudafrica e Nuova Zelanda stanno valutando in quali modalità poter agevolare la permanenza dei loro migliori giocatori in patria – afferma il CEO federale Raelene Castle – e noi non possiamo sottrarci a questo. Abbiamo bisogno dei nostri prospetti più importanti nel Super Rugby, è un punto fondamentale. Dobbiamo trovare una misura che consenta ai giocatori di avere anche altre opportunità, senza però che gli venga preclusa la possibilità di ambire alla nazionale. Con Scott Johnson e Ben Whitaker ci siederemo intorno a un tavolo per fare uno screening della situazione analizzando tutte le possibilità e osservando i modelli dei nostri competitor”.
La soluzione conclusiva potrebbe essere quella offerta dalla Nuova Zelanda in occasione degli ultimi rinnovi contrattuali: offrire ai giocatori, in un percorso di quattro anni di contratto, un anno sabbatico (magari a cavallo fra la prima e la seconda stagione) in modo da poter poi rientrare in una franchigia due anni o un anno e mezzo prima del Mondiale e contribuire all’andamento della stessa nel Super Rugby.
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