Lasciare a casa Owen Franks, titolare fisso fino a un paio di settimane fa. La maggiore duttilità e mobilità degli altri hanno fatto la differenza
Non sono bastati 108 cap, due Rugby World Cup vinte da protagonista e un rendimento costantemente straordinario nel corso della sua carriera per convincere Steve Hansen ad affidare ancora la maglia numero 3 degli All Blacks a Owen Franks. Il pilone classe 1987, bandiera dei Crusaders e della nazionale, è stato il titolare inamovibile della Nuova Zelanda in mischia per dieci anni e per 99 partite su 108, tra cui le ultime due del Rugby Championship 2019 contro Sudafrica e Australia.
Com’è possibile, dunque, che Hansen abbia deciso improvvisamente di rinunciare del tutto a uno dei suoi pretoriani nel giro di poche settimane? Le prestazioni poco brillanti di Franks contro Springboks e Wallabies non sembravano essere il preludio a una scelta così drastica da parte del CT, che ha invece inviato il primo segnale in questo senso con la decisione di tenere fuori Franks dalla lista dei 23 per la rivincita contro l’Australia.
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Un’esclusione inusuale, dettata dalla necessità di provare delle soluzioni nuove da parte di Hansen, ma che avrebbe potuto essere considerata anche un semplice turnover per dare spazio a tutti. Non è stato così: Franks era ancora il titolare degli All Blacks solo diciotto giorni fa, il 10 agosto, ma oggi non è nemmeno la seconda scelta tra i piloni destri.
Steve Hansen, Ian Foster e Grant Fox hanno scelto Nepo Laulala, Angus Ta’avao e Ofa Tu’ungafasi per vestire la maglia numero 3, tenendo in considerazione il fatto che Ta’avao e Tu’ungafasi (e anche Atu Moli) possono adattarsi – e lo hanno già fatto – sia a sinistra sia a destra nello schieramento del pack.
“È uno dei grandi All Blacks – ha detto Steve Hansen in conferenza stampa, parlando di Owen Franks – Ha sempre dimostrato un grande carattere. La sua professionalità dentro e fuori dal campo è stato magnifico in tutti questi anni e per tutti i 100 test che ha giocato”.
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Passando alle motivazioni della sua esclusione, Hansen ha aggiunto anche un’altra ragione tecnica oltre alla maggiore duttilità di Moli, Tu’ungafasi e Ta’avao. “Crediamo che il gioco oggi richieda dei piloni grandi, grossi e mobili sul campo. In questo caso, abbiamo pensato che gli altri ragazzi convocati lo siano di più rispetto a lui, per cui abbiamo dovuto prendere questa decisione difficile”.
Hansen ha poi aggiunto che la telefonata con Franks non è stata facile. “Ovviamente era molto deluso, ma non entrerò nei dettagli di quello che ci siamo detti. Ha gestito molto bene la notizia ed è il segno di che grande uomo sia”.
Se Owen Franks non dovesse essere chiamato in corso d’opera da Hansen, i 50 minuti giocati contro l’Australia lo scorso 10 agosto saranno stati gli ultimi per il 31enne nella sua carriera da All Black. Dal prossimo autunno, infatti, Franks si trasferirà in Inghilterra per giocare nei Northampton Saints, dove ritroverà anche il fratello Ben.
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