I dragoni sognano in grande
Dopo dodici anni, tre Grand Slam e 80 partite vinte il Galles guidato da Warren Gatland arriva ad affrontare la sfida a cui ha lavorato per tutto questo tempo: giocare una Rugby World Cup da protagonista, con l’ambizione di tornare a casa vincitori. Conoscendo lo spirito dei Dragoni, torneranno con lo scudo o sopra di esso, come recitava il motto di Sparta ai tempi in cui Leonida giocava in terza linea.
E’ una squadra, quella gallese, che mischia l’esperienza del titanico Alun Wyn Jones, monumento vivente e capitano della squadra, alla freschezza dell’esordiente Rhys Carré, pilone che ha appena esordito, impressionando. Fra questi due estremi ci sono picchi di talento e abnegazione, in una squadra collaudata e piena di fiducia in sé stessa.
La selezione di Gatland ha pregi e difetti ben noti: il pack ha grandissime doti difensive, sviluppa un grosso ammontare di lavoro e brilla nel lavoro sporco sui punti d’incontro, ma può essere attaccato in mischia chiusa e non sempre riesce a dare avanzamento alla squadra; la linea arretrata è fisicamente importante, ma pecca a livello di imprevedibilità, a eccezion fatta del cowboy Liam Williams.
I dubbi rappresentano principalmente la costanza dei risultati lontano dal Millennium Stadium. E’ vero che la Rugby World Cup, tolta una squadra, è un torneo che si gioca in campo neutro, dato che inficia le statistiche dei risultati che prevedono di giocare in casa di una delle contendenti, ma è anche innegabile che il clima infuocato di Cardiff sia stato un’arma decisiva storica per il Galles.
La rosa allargata che ha lavorato con Gatland e il suo staff nel corso degli ultimi tre mesi ha fatto ritiri in altura, sulle Alpi, e al caldo, in Turchia, ele partite di avvicinamento al grande evento hanno dato la sensazione di un gruppo pronto a profondere il massimo sforzo in un girone non del tutto scontato, dove Australia e Fiji saranno contendenti durissime da superare.
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Ambizioni e obiettivi
“Questo è il Galles più forte che si sia mai presentato ad una Rugby World Cup” ha detto Warren Gatland in sede di presentazione della rosa dei 31 atleti selezionati, ripetendo un mantra che va avanti da un po’ di tempo.
Non nascondono, infatti, i Dragoni, di avere un obiettivo ambizioso e senza compromessi: portare a Cardiff la William Webb Ellis Cup. Un risultato che sarebbe senza mezzi termini straordinario, così come sono stati eccellenti i traguardi raggiunti nel corso di questi 12 anni di guida Gatland dalla nazionale che rappresenta un paese di meno di 3 milioni e mezzo di abitanti.
Sebbene nella singola partita il Galles possa senza dubbio rivaleggiare con ogni compagine della rassegna mondiale, la struttura della Rugby World Cup prevede una certa continuità di risultati che rende il gruppo guidato da Alun-Wyn Jones un outsider per la vittoria finale. Inghilterra, Nuova Zelanda e Sudafrica partono qualche posto più avanti in una ideale griglia di partenza, e tanto, nell’avventura dei gallesi, dipenderà dall’abbinamento che si troveranno ai quarti di finale.
Di sicuro, questo Galles ha le carte in regola per essere fra le prime quattro del rugby mondiale.
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Il calendario
Prima di incominciare l’avventura mondiale, il Galles disputerà un ultimo match di preparazione all’Aviva Stadium di Dublino, contro l’Irlanda, il prossimo 6 settembre. Avrà quindi a disposizione 17 giorni prima di scendere in campo per la prima volta in Giappone, a Toyota, contro la Georgia, avversario ostico ma di livello inferiore.
Le partite decisive saranno le due centrali: il 29 settembre a Tokyo andrà di scena Australia-Galles, e soprattutto Galles-Fiji il 9 ottobre, a Oita. La gara contro la squadra del Pacifico dovrebbe essere quella cruciale per il passaggio del turno e per decidere quale sarà la squadra a procedere come prima del girone. In questo contesto, il Galles si troverà a giocare con ben 10 giorni di riposo, contro i 6 degli avversari.
L’ultima gara, dall’esito annunciato, è quella con l’Uruguay, di scena il 13 ottobre a Kumamoto. Se il Galles passerà come primo nel girone avrà 7 giorni per prepararsi: giocherà il 20 ottobre ancora a Oita contro la seconda classificata del girone C. Altrimenti affronterà la vincente del medesimo gruppo il 19 ottobre, sullo stesso campo. Il girone C vedrà passare con ogni probabilità due squadre fra Argentina, Francia e Inghilterra.
Giocatori da seguire
Come d’abitudine, il Galles si presenta a uno degli eventi più importanti senza alcuni nomi di spicco. Qualcosa con cui i Dragoni hanno imparato a convivere, allungando a dismisura la profondità della squadra, senza perdere di qualità. Ecco dunque che poche nazionali potrebbero supplire con maggiore prontezza alle assenze di due stelle del calibro di Taulupe Faletau e Gareth Anscombe.
Proprio il sostituto di quest’ultimo sarà uno dei giocatori su cui porre maggiormente l’attenzione alla Rugby World Cup: Dan Biggar non avrà il talento scintillante di alcuni suoi avversari con lo stesso numero di maglia, ma ha una brama di competizione e un talento per incidere nei momenti decisivi che lo rendono un giocatore speciale. Per referenze, citofonare Lancaster.
Le prestazioni di Ross Moriarty saranno altrettanto decisive. Il numero 8 destinato a sostituire Faletau è uno dei pochi, all’interno del parco avanti della nazionale gallese, ad avere grandi capacità di ball carrying. I Dragoni vanno talvolta in difficoltà se il pacchetto di mischia non riesce ad avanzare in maniera adeguata, e la continuità di Moriarty in questo senso sarà cruciale contro avversari estremamente fisici come quelli che il Galles è destinato ad incontrare una volta ai quarti di finale.
Infine, una parola per la selezione di terze linee. Nonostante le assenze di Sam Warburton (ritirato), Dan Lydiate (perennemente infortunato), il succitato Faletau, Ellis Jenkins (mancato recupero da infortunio), il Galles porterà al mondiale cinque flankers di livello assoluto e dalle caratteristiche estremamente variegate come Josh Navidi, Aaron Shingler, James Davies, Aaron Wainwright e Justin Tipuric. L’unica cosa che questi hanno in comune fra di loro è la capacità di scippare palloni nel breakdown, una specialità che dev’essere evidentemente insegnata nei college dalle parti di Llanelli e dintorni.
Scenari migliori e peggiori
Quale può essere lo scenario migliore per una squadra che afferma, con cognizione di causa, di voler puntare alla conquista del trofeo? La risposta è ovvia. In ogni caso, la Rugby World Cup del Galles potrà dirsi positiva se la squadra di Gatland arriverà fino alla semifinale. Uno stop in precedenza, per quanto di fronte a squadre che saranno comunque di tutto rispetto, sarebbe una delusione.
Per contro, i rischi di incappare in una prematura uscita esistono e hanno le fattezze di Leone Nakarawa (e dei suoi compagni). Uno scenario da incubo per il Galles sarebbe la riedizione della Rugby World Cup 2007, quando le Fiji arrivarono seconde nel girone, rimandando a casa la nazionale di Shane Williams.
La storia del Galles nella Rugby World Cup
1987: semifinale, terzo posto
1991: terzi nel girone
1995: terzi nel girone
1999: quarti di finale
2003: quarti di finale
2007: terzi nel girone
2011: semifinale, quarto posto
2015: quarti di finale
Matteo Viscardi
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