Per l’Italia mondiale tante scelte sembrano ormai fatte, ma forse venerdì abbiamo scoperto qualcosa in più
Il punteggio con il quale si è conclusa venerdì la partita del St. James’ Park di Newcastle, 37-0, sembrerebbe parlare di un’altra prestazione arrendevole da parte degli Azzurri, dominati dagli avversari.
Al contrario della deludente performance in terra di Francia di una settimana prima, invece, la nazionale italiana si è presentata con un atteggiamento completamente diverso, e specialmente nel primo tempo ha lasciato intravedere alcuni aspetti positivi, che non sono stati premiati principalmente a causa della differenza di cilindrata fra le due formazioni in campo, definizione in cui va incluso anche il momento di forma e di positività emotiva che sembra baciare la nazionale inglese di questi tempi.
Quanto visto negli ottanta minuti di qualche giorno fa sicuramente influenzerà le scelte future di Conor O’Shea su tanti aspetti, ma c’è un’area in particolare dove la partita di Newcastle potrebbe incidere.
Le maglie 4 e 5
Lo staff tecnico della nazionale sembra ritenere Alessandro Zanni e Federico Ruzza le prime scelte per fare coppia nella stanza dei motori della mischia italiana. La concorrenza offerta però da Dean Budd e David Sisi è salita di livello con la partita di venerdì, quando i due sono stati fra i migliori interpreti della prima frazione.
Grande la quantità di lavoro messa in campo dai due: placcaggi (mirabile quello di Budd in apertura in recupero su Watson), ma anche tanti palloni portati e un valido ammontare di interventi nei punti d’incontro (specie Sisi).
Quello che soprattutto è sembrato interessante dei due equiparati è stato l’apporto caratteriale. Budd, alla seconda partita con la fascia di capitano, è sembrato molto più dentro la partita del solito. Il neozelandese, infatti, difficilmente è riuscito in passato a replicare in azzurro le solide e decise prestazioni a cui ha abituato i tifosi del Benetton.
Non dovrebbe, quindi, essere scontato che Zanni e Ruzza siano i titolari della nostra nazionale nelle partite più importanti del mondiale italiano. Specie alla luce di un altro dettaglio.
Possiamo fare a meno di Sebastian Negri?
Così come sono chiare le scelte preferite dallo staff in seconda linea, ancor più in terza linea i titolari sembrano essere definiti: Braam Steyn, Jake Polledri e Sergio Parisse dovrebbero far parte del XV di partenza degli incontri più rilevanti, con Sebastian Negri a fare da ricambio di qualità dalla panchina.
La terza linea è effettivamente il reparto di maggiore qualità della nostra nazionale, con Maxime Mbandà che rimane un’alternativa da non sottovalutare, seppur parte un passo più indietro rispetto ai succitati giocatori.
La partita di venerdì in Inghilterra ci ha però confermato qualcosa che già potevamo sospettare: è davvero difficile per l’Italia fare a meno di Negri. Il terza linea nativo dello Zimbabwe e cresciuto ad Hartpury ha un ottimo workrate ed è uno dei pochi giocatori in grado di imporre il proprio fisico sugli avversari. Uno dei suoi principali pregi rispetto alla maggior parte dei nostri avanti è, infatti, la sua capacità di portare avanti il pallone e al contempo di essere in grado di leggere la situazione nello stretto e offrire un passaggio corto prima o dopo il contatto per permettere ad un compagno di continuare ad avanzare, come abbiamo visto a Parigi (combinazione con Polledri, il cui background comune permette loro di parlare una lingua tecnica comune in campo) e a Newcastle (offload per Canna nel miglior momento dell’Italia).
L’unico aspetto rispetto al quale Negri rimane un passo indietro rispetto agli altri avanti è il suo utilizzo in rimessa laterale, dove è un saltatore leggermente inferiore rispetto a quasi tutti gli altri, forse al pari del solo Sisi.
Una suggestione
La scelta del singolo giocatore non può cambiare drasticamente il livello di una squadra, ma se lo scopo è mettere in campo i giocatori migliori, e dato il bilancio delle qualità e dei difetti di Negri elencati fino a adesso, allora forse a senso riflettere sul suo possibile schieramento come seconda linea della nazionale.
Iniziamo col dire che non sarebbe una completa novità per il giocatore, che seppure abbia sempre interpretato il ruolo di terza linea quando è partito titolare nel Benetton, si è già disimpegnato in seconda linea in passato.
In mischia chiusa il ruolo richiede aggiustamenti tecnici non particolarmente complessi, mentre in rimessa laterale la sua coesistenza con una batteria di terze linee tutte capaci di saltare e un’altra seconda dotata in rimessa laterale (Budd o Ruzza, in particolare) non aggiungerebbe difficoltà a una fase statica dove i maggiori problemi dell’Italia stanno spesso in problemi di comunicazione o in errori al lancio, piuttosto che nella mancanza di valide opzioni come ricevitori.
Nel gioco aperto schierare un giocatore come Negri al fianco delle terze linee presenti aggiungerebbe un ulteriore ball carrier efficace nello stretto. L’avanzamento come portatori di palla dei primi cinque uomini è infatti uno dei problemi di lungo corso dell’attacco azzurro, che spesso si trova a dover coinvolgere le proprie terze linee per portare avanti il pallone vicino ai raggruppamenti. Schierare il giocatore del Benetton permetterebbe allora di consumare meno Steyn, Parisse e Polledri negli scontri ravvicinati, consentendo loro al contempo di rendersi maggiormente disponibili in spazi più larghi, ad esempio all’esterno del numero 10 o nei canali dei 15 metri, dove far valere con più profitto le loro qualità e provare a creare un mismatch di potenza rispetto agli avversari.
Infine, la qualità proveniente dalla panchina resterebbe comunque alta, con Maxime Mbandà che rimane un’ottima alternativa come backup per la terza linea.
Sebbene, insomma, la maggior parte delle scelte per l’Italia mondiale sembrino ormai compiute, l’assegnazione delle maglie numero 4, 5 e 6 potrebbe nascondere ancora qualche sorpresa.
Lorenzo Calamai
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