Il tallonatore racconta gli ultimi mesi: dal tentativo di recuperare la forma fisica, all’esclusione
Da capitano a escluso. La parabola di Dylan Hartley in questo quadriennio è stata qualcosa di davvero imprevedibile. Dopo il fallimentare Mondiale 2015 organizzato in casa, l’Inghilterra decide di affidare la sua panchina ad Eddie Jones che nomina capitano il tallonatore. Una scelta sicuramente “non convenzionale”, visto che l’avanti è inquadrato dalla stampa e dall’opinione pubblica come un Bad boy, ma che in realtà sembra portare i suoi frutti.
La Nazionale della Rosa infatti ricomincia il suo percorso vincendo il Sei Nazioni col Grande Slam e Hartley sembra un giocatore nuovo, qualitativo e responsabile: un vero leader. Passano i mesi e si arriva al Sei Nazioni 2018, a cui aveva fatto da “prologo” la mancata selezione del giocatore per il Tour 2017 dei British & Irish Lions in Nuova Zelanda, l’Inghilterra vive un torneo complicato. Le sconfitte cominciano ad arrivare e il quinto posto finale mette in discussione i rapporti di forza nel gruppo britannico. Eddie Jones prova a togliere un po’ di pressione al suo numero 2 nominando co-capitano Owen Farrell, ma così facendo complica le cose. Una mossa che il giocatore di Northampton mal digerisce.
Passano i Test Match di giugno, della serie persa contro il Sudafrica, e si arriva a novembre. Hartley è sempre più in bilico, Jamie George ormai si è preso il posto da titolare in prima linea. In una partita di Premiership arriva un infortunio al ginocchio: è l’inizio di un calvario, che porterà qualche mese dopo all’esclusione dalla rosa iridata.
“Quando è stata annunciata la rosa per la Rugby World Cup, mi sono sentito morire – ha ammesso – molti miei amici si sono messi in contatto con me per capire come stessi. Non volevo che la mia carriera internazionale finisse così, a causa di un infortunio. Ho fatto di tutto per recuperare, ma l’accelerare i tempi mi ha portato a peggiorare la mia condizione sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista psicologico. Per quattro anni ho parlato con Eddie Jones della possibilità di andare in Giappone a vincere la Coppa del Mondo e non essere presente, per colpa di un infortunio, mi fa male. E’ una cosa difficile da mandare giù. Mi chiedete se farò il tifo? Con la testa sono sull’aereo verso il Giappone con il gruppo sperando di essere ancora coinvolto, ma per farlo so che dovranno capitare dei gravi infortuni”.
“Ho cercato di fare tutto il possibile per presentarmi in forma nel mese di luglio, ma non ce l’ho fatta. So che ci saranno altre persone come Franks e Toner che guarderanno la World Cup in tv, o gli altri altri ragazzi tagliati dalla nazionale inglese, ma ognuno poi ha il suo modo di vivere la competitività e il rugby”.
Infine conclude: “Mi sono fatto male giocando sul sintetico e spero che in futuro non si giochi più su questa superficie – fa sapere – va bene per i ragazzi di 10 o 12 anni, ma non per gli adulti, che hanno carichi e muscoli diversi. Dopo un incontro con Eddie Jones a Wimbledon, sono andato in america da un luminare dell’ortopedia per cercare di recuperare al meglio, condizionando anche le vacanze della mia famiglia, ma purtroppo non sono riuscito a recuperare, anche se queste terapie mi hanno dato una speranza per il futuro”.
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