Le parole di Minozzi, Ghiraldini (che sta recuperando) e Tebaldi, a nove giorni dall’esordio mondiale. Gli azzurri intanto si sono spostati a Osaka
SUGADAIRA (Giappone) – Venerdì la nazionale azzurra ha concluso l’ultima giornata di allenamento a Sugadaira, prima del trasferimento di sabato (partenza circa alle 13 locali, le 6 italiane) con il ‘treno proiettile’ Shinkansen diretto a Osaka, dove domenica 15 è attesa alla cerimonia ufficiale di benvenuto che segnerà il vero inizio dell’avventura mondiale.
In mattinata il gruppo ha svolto un allenamento sul campo leggermente più breve del solito ma a un’intensità più elevata. La squadra ha lavorato sia sul gioco generale sia a reparti separati, con il pack che ha provato le spinte sia alla macchina della mischia sia con opposizione reale, mentre i trequarti hanno provato delle giocate predefinite e i mediani hanno lavorato anche con i calci dal box. La seduta pomeridiana è invece stata dedicata al lavoro in palestra. Nota a margine: Oggi Alessandro Zanni si è allenato separatamente in via precauzionale per colpa di un piccolo risentimento muscolare, ma niente di grave.
Al termine della seduta mattutina abbiamo potuto parlare con alcuni dei giocatori, per raccogliere pensieri e impressioni a quasi una settimana dall’arrivo in Giappone e a nove giorni dall’esordio nella Rugby World Cup 2019.
Il primo a dire a sua è stato Matteo Minozzi, che ci ha dichiarato di sentirsi, allenamento dopo allenamento, sempre più confidente con il suo ginocchio. “È da un anno che non gioco. Ho bisogno di fare partite e mettere minuti nelle gambe. Mi rendo conto che mi manca ancora molto per tornare al livello di prima, ma per quanto riguarda i test sono contento di aver giocato senza paura di farmi male e di provare”.
L’ala azzurra, alla domanda sulla motivazione dei problemi palesati in fase offensiva nei recenti Test Match, ha risposto sottolineando la questione dell’impatto fisico. “La mancanza di efficacia dell’attacco nei test con l’Inghilterra e soprattutto con la Francia è dovuta al fatto che abbiamo sempre perso lo scontro fisico. Nel rugby l’attacco passa dall’avanzamento, se non hai avanzamento non si crea quell’abbrivio, quel momentum necessario ad innescare le azioni decisive”
“Con l’Inghilterra siamo stati completamente inefficaci in attacco, il punteggio è chiaro, ci hanno lasciato a zero punti – ha continuato Minozzi – Con la Francia probabilmente alcuni episodi hanno segnato la partita, poteva andare un po’ diversamente, ma comunque anche in questa partita si è visto che ci manca ancora qualcosa in attacco”.
Parlando delle sfide che aspettano i nostri a partire dalla prossima settimana, Minozzi ha detto che il focus è prima di tutto sulle prime due partite: “Stiamo vivendo giorno per giorno per arrivare a quelle due partite e vincerle, perché sono da vincere senza se e senza ma e portando a casa tutti e 10 i punti in palio. Fatto ciò, si potranno dedicare tutte le energie e tutti gli otto giorni di pausa per prepararsi alla partita decisiva con il Sudafrica”.
“Al Mondiale tutti danno il 200% e fanno il possibile per onorarlo, ma secondo me siamo superiori a queste due squadre. Perché rimangano in gara, dobbiamo essere noi a commettere errori. Se stiamo concentrati e rimaniamo lucidi con la testa, secondo me non avremo tante difficoltà, ma non dobbiamo sbagliare. Al Mondiale non ci sono seconde opportunità. Il Sudafrica lo conosciamo, è una grande squadra e non c’è niente da dire, saremmo ipocriti a sostenere il contrario. Tutti i giocatori dall’1 al 15 sono di livello elevatissimo, però adesso non ci pensiamo, ora l’obiettivo sono i 10 punti nelle prime due partite”.
Il percorso di Ghiraldini
Anche il veterano Leonardo Ghiraldini, venerdì al suo primo vero allenamento intenso con la squadra, ha detto di sentirsi sempre meglio con l’infortunio che lo tiene lontano dai campi sin dal match giocato contro la Francia nell’ultimo Sei Nazioni. “È stata una lotta contro il tempo e lo è tuttora. Sto aumentando le sessioni e i carichi e il mio fisico sta rispondendo bene, sono soddisfatto per ora”.
Ghiraldini, 104 cap e tre Rugby World Cup giocate, forse non sarà ancora a disposizione con la Namibia: “Vedremo, anche in base alle esigenze dello staff”. Il tallonatore si è anche espresso sulla preparazione svolta fino ad ora: “È stata un po’ diversa perché ho lavorato quasi tutto il tempo a parte, ma rispetto alle altre preparazioni questa è stata più lunga. Abbiamo iniziato i primi di giugno e ci sono state tante settimane passate insieme. Inoltre abbiamo giocato quattro partite contro le 2-3 degli scorsi Mondiali e abbiamo fatto tanto lavoro in più”.
A proposito del gruppo, che vede molti giocatori alla prima esperienza mondiale, Ghiraldini ha detto che questa non potrà essere una scusa: “Tutti i ragazzi hanno ormai tanta esperienza internazionale tra Sei Nazioni e Test Match. Inoltre molti di loro arrivano da un’ottima stagione con il Benetton, per cui dobbiamo essere più esigenti con le nostre prestazioni”.
Anche per Ghiraldini la testa è assolutamente alle prime due partite: “Dobbiamo concentrarci su di noi e non pensare troppo ad adattarci al gioco degli avversari, altrimenti il rischio è quello di perdere il focus sul nostro gioco, come al Sei Nazioni e nei recenti Test. Studiare troppo l’avversario ci porta a non riuscire ad esprimerci come dovremmo e a non mostrare il nostro rugby. Così come successe anche alla Coppa del Mondo del 2007, quando probabilmente non dedicammo abbastanza attenzione a Portogallo e Romania, considerate partite facili, per concentrarci principalmente sulla sfida decisiva alla Scozia. Il risultato furono due partite non di livello, e con la Romania rischiammo anche di perdere. Non bisogna sottovalutare nessuno, specialmente al Mondiale”.
Per quanto riguarda la questione della sterilità dell’attacco azzurro, il tallonatore italiano ci ha detto che alcune cose sono già state riviste e cambiate. “Nelle recenti partite abbiamo costruito tante occasioni ma abbiamo finalizzato poco. Anche al Sei Nazioni, con la Francia per esempio, abbiamo avuto il pallino del gioco quasi tutta la partita, siamo rimasti tantissimo tempo nei loro 22, ma per una cosa o per l’altra non siamo riusciti a segnare. Su questo è davvero fondamentale cambiare rotta: ci sono poche occasioni e bisogna sfruttarle. Se metti punti e metti pressione, l’avversario cambierà anche il suo stile di gioco: calcerà di più, ti regalerà più palloni, avrà più paura di giocare. È tutta una conseguenza. Stiamo lavorando molto su questo punto.
Le parole di Tebaldi
Infine, ci ha dato le sue impressioni anche Tito Tebaldi, che in assonanza con quanto detto da Minozzi, ha identificato come causa principale della mancanza di efficacia contro Inghilterra e Francia il fatto di essere stati battuti nello scontro fisico. “Abbiamo affrontato due squadre molto fisiche, all’interno comunque di un periodo di preparazione molto molto intenso e il problema è stato in realtà più di fisicità che non di attacco e difesa”.
“Abbiamo perso in maniera evidente lo scontro fisico sia in fase offensiva che difensiva con i francesi, mentre con gli inglesi è andata meglio in difesa ma in attacco decisamente no. Stiamo inoltre lavorando sul gestire meglio e magari un po’ più spesso il gioco al piede”.
“Molte volte, soprattutto dal punto di vista dei tifosi e di chi guarda non sembra, però ultimamente è abbastanza evidente come il gioco al piede sia diventato una componente chiave del nostro sport – ha continuato il nocetano – Per esempio, nella partita con l’Inghilterra loro hanno calciato 40 volte e noi 25, però hanno comunque avuto loro più possesso. Tanti pensano che calciare significhi regalare la palla, ma non è così. Il problema principale che ha creato la nostra mancanza della capacità di finalizzare resta comunque il fatto di essere stati perdenti nello scontro fisico. Se perdi quasi tutti gli scontri fisici è difficile creare il ritmo, e rompere la linea con palloni non avanzanti nel rugby di adesso e con le difese di adesso è quasi impossibile”.
Nota a margine: da quanto appreso, nelle prime due partite contro Namibia e Canada (da disputare nel giro di quattro giorni) probabilmente vedremo un mix tra il quindici ideale e le probabili riserve, ma certamente scenderanno in campo tutti o quasi i 31 a disposizione.
Roberto Neri
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