Il capitano dei veneti si racconta: fra lavoro nel gruppo, competitività nel ruolo e il capitolo nazionale
MILANO – La calma di chi non vuole fare voli troppo alti, la consapevolezza dei propri punti di forza e la voglia costante di migliorarsi. E’ un Alberto Sgarbi analitico, ma che non disdegna di raccontare alcune dinamiche di squadra e personali, quello che abbiamo intervistato alla presentazione della nuova stagione del Guinness Pro14.
Alberto, quali sono le aspettative che avete in questa stagione: ripetere l’anno scorso?
“Dopo l’ultima annata è chiaro che tutti si aspettino molto da noi, ma questo sarà un anno particolare perchè è quello del Mondiale. Ciò significa che molti giocatori non saranno disponibili fino a fine novembre. Dobbiamo quindi tornare a lavorare sul gruppo, sulle basi del nostro gioco e sulla quotidianità, giorno dopo giorno, non facendo troppi programmi ma avendo voglia di affrontare tutte le sfide che ci si pongono davanti”.
Il primo antipasto di Pro14 vi ha visti impegnati contro le Zebre (dove è arrivata una sconfitta casalinga per 12-19, ndr). Che partita è stata?
“E’ stata una partita dura dal punto di vista fisico. Loro hanno messo pressione e intensità, soprattutto in difesa. Sono emerse delle cose, sono arrivati dei segnali su cui dobbiamo subito metterci a lavorare. Venerdì prossimo, quando li risfideremo, mi aspetto che da parte nostra ci sia la capacità di sistemare degli aspetti che non sono andati come volevamo. Dobbiamo fissare dei target cercando di rispettarli, durante gli 80′”.
Sei “tornato” ad essere capitano della squadra, come stai vivendo questa investitura?
“Ovviamente, sono contento. All’interno del Benetton ci sono comunque già tanti leader, tanti capitani. E’ chiaro che ora, essendoci molti giocatori in Giappone, questo ruolo ha più valenza ma dal punto di vista tecnico non è cambiato niente”.
C’è un’area di gioco che vorreste migliorare rispetto agli ultimi dodici mesi?
“Parlando dell’attacco credo sia necessario continuare a lavorare sulla nostra intensità e sulla capacità di riuscire a finalizzare ancora di più il gioco quando siamo nei ventidue avversari. Arrivare in zona punti dev’essere sinonimo di incremento del nostro score. Inoltre, una volta segnato, dobbiamo essere in grado di riportare la pressione sugli avversari”.
Stringiamo un focus sul reparto dei centri: con Morisi e Benvenuti ai Mondiali, tu sarai la guida tecnica nel ruolo
“Non ce n’è bisogno, anzi. Zanon, Brex e Riera, un permit del Petrarca, tengono alta la qualità e la competizione nel ruolo. Questo ti dà lo stimolo per migliorare e per lavorare con l’intensità giusta”.
Hai parlato di tanti giocatori azzurri che fanno parte o hanno fatto parte nell’ultimo periodo del roster dell’Italia: tu non hai mai accarezzato l’idea di tornare in nazionale?
“Ogni giocatore vorrebbe essere lì, senza dubbio. Al momento però non ci penso più, mi concentro su Treviso. In passato, sono sincero, mi capitava molto di pensarci e mi è dispiaciuto non averne fatto più parte. Magari in un futuro, vedremo…”
Ultima domanda: come vedi l’Italia ai Mondiali?
“C’è un buon gruppo ma il girone, nelle sue teste di serie (All Blacks e Sudafrica, ndr) è difficile. Dal canto mio posso dire che i ragazzi che sono in Giappone hanno fatto una bella preparazione, perchè in questi mesi mi è capitato di vederli allenarsi dal vivo. La cosa a cui fare attenzione inoltre sarà quella del dispendio di energie, fisiche e mentali, e della preparazione tattica alle partite: il Mondiale è sempre un evento particolare e difficile”
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