A Higashiosaka gli azzurri segnano sette mete, ma giocano una brutta partita contro un avversario di gran lunga inferiore
In un gremito Hanazono Stadium ad Higashiosaka, nella prefettura di Osaka, si apre la Rugby World Cup 2019 dell’Italia, nella seconda sfida della Pool B (dopo il successo degli All Blacks sul Sudafrica), contro la Namibia.
L’inizio di gara è tutto di marca namibiano, con la squadra africana che mantiene il possesso nei primi minuti e va meritatamente in meta al 6′. Su lancio azzurro in touche, a metà campo, le Weltwitchas recuperano l’ovale, allargando immediatamente l’attacco sull’out di destra, dove Plato e Loubser fanno la differenza, bucando la difesa avversaria ed attivando la corsa in sostegno di Stevens, che va oltre per il 5-0, con Loubser che trasforma (7-0, al 6′).
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La risposta italiana è immediata, con gli azzurri che si riversano nei 22 metri avversari. All’11’ riportano in parità la gara, con il pacchetto degli avanti di Conor O’Shea che, in una mischia centrale, sui 5 metri, ara gli avversari, portando a casa la meta tecnica del 7-7. Parisse e compagni iniziano lentamente a carburare, proponendo un paio di azioni alla mano ben orchestrate, tra il 15′ ed il 20′, ma un paio di errori gestuali in situazioni propizie, con Parisse ed Hayward protagonisti, non permettono agli azzurri di marcare la seconda marcatura pesante.
Troppi i palloni persi malamente in avanti dalla compagine europea, con una qualità della trasmissione dell’ovale sotto il par e grande difficoltà nella gestione della touche offensiva. Tutti fattori che non consentono agli azzurri di decollare, nonostante una resistenza avversaria relativa.
Almeno fino al 26′, quando l’Italia mette finalmente la freccia. Splendido lavoro in mezzo al campo di Ruzza, che da abbrivio all’attacco. Tebaldi distribuisce velocemente su Luca Morisi (il migliore tra i ragazzi di O’Shea nella prima mezzora), che al largo accelera e prende il buco tra 13 e 14 avversari, involandosi verso la linea di meta. Fermato in extremis, prima di essere portato a terra, il centro del Benetton Rugby tiene vivo l’attacco con l’offload per Tebaldi, che premia la corsa di Allan per la seconda meta azzurra.
Al 38′, Tiziano Pasquali lascia il campo per un problema alla spalla, lasciando spazio a Marco Riccioni, che entra subito in partita, forzando un tenuto sulla prima situazione difensiva a cui prende parte. Un penalty conquistato che consente agli azzurri di risalire il campo ed orchestrare un’ultima offensiva vincente. Ruzza si stacca da maul attaccando il lato chiuso, attivando con splendide mani all’esterno la corsa a incrociare di Tito Tebaldi, che al 40′ vola in meta, prima che Allan trasformi per il 21-7.
I giocatori rientrano in campo sotto un vero e proprio diluvio. La pioggia battente non cambia l’andazzo della gara, con Tebaldi che guadagna territorio con un paio di calci e porta gli azzurri a giocare dentro i 22. Da maul, Bigi si stacca troppo presto e arriva corto: sull’allargamento, Benvenuti pesca Bellini con un grubber dietro la linea di difesa africana e l’ala delle Zebre va in meta per il 28-7 al 44′.
Prima del restart cambiano diversi uomini nella formazione azzurra: da un break profondo di Polledri, il pallone arriva a Minozzi sull’esterno ma l’ala dei Wasps non riesce a controllare bene il pallone, perdendo l’attimo buono. L’azione comunque continua con buon avanzamento fino alla meta di Canna, servito all’altezza da Tebaldi a ridosso della linea di meta (35-7).
Dopo la meta di Canna c’è un intermezzo namibiano in fase offensiva, che porta a un piazzato comodo per Loubser (35-10). L’Italia continua a cercare il calcio sulla profondità per guadagnare territorio, anche quando non ce ne sarebbe bisogno vista l’inerzia della partita, e le esecuzioni non sono sempre precise.
Il periodo positivo dell’Italia si riduce a quelle due mete consecutive a inizio secondo tempo, e anzi gli azzurri subiscono l’iniziativa dei Welwitschias. Al 59′, da una mischia sui 5 metri azzurri, i namibiani un po’ incredibilmente vanno in meta da prima fase con due semplici passaggi, senza che i trequarti italiani riescano a provare nemmeno un placcaggio: a bucare una difesa messa davvero male è Greyling, per il 35-15.
Nel frattempo il sole torna sull’Hanazono Stadium, ma non sulla partita né tanto meno sull’Italia. Gli azzurri commettono tanti errori banali (palloni che cadono, offload difficili troppo forzati) e il match in generale è molto spezzettato, con diverse mischie a distanza ravvicinata. Al 70′, l’Italia torna finalmente a fare delle cose semplici e Polledri va in meta staccandosi da rolling maul. Qualche minuto più tardi, un’altra azione costruita in maniera ordinata dall’Italia porta in meta Matteo Minozzi per il 47-15.
Non appena la Namibia torna ad affacciarsi nella metà campo azzurra, però, va anche in meta. L’ala Plato rompe due placcaggi in mezzo al campo e sfrutta la sua accelerazione per arrivare fin oltre la linea bianca per la terza meta africana (47-22). L’ultima azione è ancora per gli africani, ma non ha successo. Finisce con i 5 punti per l’Italia.
Nonostante le mete, l’Italia però ha poco dii cui essere contenta. Gli azzurri si sono dimostrati confusionari e incapaci di tenere il pallino del gioco con qualità contro un avversario di gran lunga inferiore, dominando possesso e territorio di fatto solo per inerzia più che per reale merito. Anche in quest’occasione, inoltre, l’approccio alla gara è stato decisamente negativo nell’atteggiamento, con la conseguenza di giocare per larghi tratti senza ordine e lucidità nelle scelte.
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Il tabellino della gara
Trasformazioni: Allan (26′, 40′, 44′), Canna (46′, 76′)
Punizioni:
Trasformazioni: Loubser (6′, 79′)
Punizioni: Loubser (50′)
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