Alle 7:15 italiane si gioca la prima partita dei sudamericani al mondiale giapponese: le ragioni per seguirla
“Eravamo in autobus e stavamo andando al Millenium Stadium per giocare contro il Galles.”
“La strada era strapiena di gente da tutto il mondo, che festeggiava, e portava bandiere, e ci gridava “Vamos, arriba Uruguay!””
“Ci siamo guardati con i compagni di squadra e ci sembrava incredibile che così tanta gente stesse venendo a vederci, e contro chi stavamo andando a giocare. La Rugby World Cup è un sogno, è un sogno giocare un secondo mondiale e poter rappresentare l’Uruguay giocando contro i migliori giocatori al mondo.”
German Kessler ha giocato la maggior parte della sua carriera nel Club de Golf de Uruguay, che a dispetto del nome è (anche) una squadra di rugby. Per non confondersi, i locali li chiamano Los Cuervos, perché portano una divisa integralmente nera, forse presa ad esempio da qualche altra squadra con un certo indice di notorietà all’interno del panorama ovale.
All’inizio dell’anno Kessler, che otterrà mercoledì mattina il suo 50esimo caps internazionale a soli 25 anni, è stato messo sotto contratto dagli Utah Warriors, una formazione della Major League Rugby statunitense, che lo avrebbe trasformato in un giocatore professionista, se solo non avesse dovuto saltare l’intero campionato a causa di problemi con l’ottenimento del visto.
La sua è una storia che sta incominciando ad essere comune fra i giocatori di maggiore rilevanza del piccolo paese sudamericano, che ha fatto la storia del football ma che da sempre non disdegna la palla oblunga. Fino a qualche anno fa i prospetti più interessanti potevano sperare in una carriera di secondo livello in Europa, e infatti sono in tanti ad essere passati per contratti semiprofessionistici in Italia: da Felipe Berchesi, ex Amatori Badia e oggi in Federal 1 francese a Dax, a Gaston Mieres, ex Valpolicella, a Franco Lamanna, passato da Recco e Perugia in Serie A.
Oggi ci sono tanti giocatori uruguayani che trovano la strada di un contratto professionistico e di una vita di rugby negli Stati Uniti, visto che ben 10 giocatori della rosa dei 31 militano nella Major League Rugby. Una possibilità che fa bene all’intero movimento, il secondo dell’America Latina dopo l’Argentina, che mercoledì mattina si troverà in campo a Kamaishi contro un’altra delle squadre proletarie, in un certo senso, di questo mondiale.
Il motivo per svegliarsi alle 7:15 italiane per seguire questo incontro, infatti, non è solo per vedere all’opera un’altra volta la divertente squadra figiana, che metterà in campo un XV rivoluzionato e pronto a dare spettacolo, ma anche per assistere alla sfida fra due realtà che, per motivi diversi, appartengono alla classe operaia: le Fiji per estrazione sociale, l’Uruguay come movimento rugbistico sono due squadre che cercano di rivoluzionare lo status quo per ottenere, finalmente, qualcosa di grande in un contesto come quello del rugby internazionale dove tutto sembra rimanere sempre uguale a sé stesso.
Ci vediamo domattina con cappuccino e cornetto: rugbisti di tutto il mondo, unitevi.
Fiji: 15 Alivereti Veitokani, 14 Filipo Nakosi, 13 Semi Radradra, 12 Jale Vatubua, 11 Vereniki Goneva, 10 Josh Matavesi, 9 Henry Seniloli, 8 Leone Nakarawa, 7 Mosese Voka, 6 Dominiko Waqaniburotu (capt.), 5 Api Ratuniyarawa, 4 Tevita Ratuva, 3 Manasa Saulo, 2 Mesulame Dolokoto, 1 Eroni Mawi.
A disposizione: 16 Tuvere Vugakoto, 17 Campese Ma’afu, 18 Lee-Roy Atalifo, 19 Tevita Cavubati, 20 Samuel Matavesi, 21 Nikola Matawalu, 22 Ben Volavola, 23 Levani Botia
Uruguay: 15 Gaston Mieres, 14 Nicolas Freitas, 13 Juan Manuel Cat, 12 Andres Vilaseca, 11 Rodrigo Silva, 10 Felipe Berchesi, 9 Santiago Arata, 8 Manuel Diana, 7 Santiago Civetta, 6 Juan Manuel Gaminara (capt.), 5 Manuel Leindekar, 4 Ignacio Dotti, 3 Diego Arbelo, 2 German Kessler, 1 Mateo Sanguinetti
A disposizione: 16 Guillermo Pujadas, 17 Facundo Gattas, 18 Juan Pedro Rombys, 19 Franco Lamanna, 20 Juan Diego Ormaechea, 21 Agustin Ormaechea, 22 Felipe Etcheverry, 23 Tomas Inciarte
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