A Kobe finisce 34-0. I Dark Blues impiegano quasi mezz’ora ad entrare in partita ma ottengono l’obiettivo di giornata, aiutati anche da due mete tecniche nella ripresa.
Quando Gregor Townsend era capo allenatore dei Glasgow Warriors, nella stagione che ha visto i Glaswegians trionfare a Belfast nella finale di Guinness PRO12, era solito dire, alla vigilia di ogni gara, che quella era “la gara più importante della storia dei Glasgow Warriors” – chiunque fosse l’avversario di giornata.
La Scozia ha giocato gare molto importanti negli ultimi anni, dimostrando di essere cresciuta e di potersela giocare con chiunque, ma è innegabile che quella di oggi a Kobe contro Samoa rientrava nel novero delle tre-quattro partite cui si può dare l’epiteto di “fondamentali”, per l’impatto che hanno sia sulla competizione, sia sull’immediato futuro di tutto il movimento scozzese.
Una sconfitta oggi, infatti, avrebbe escluso i Dark Blues dalla Coppa del Mondo dopo solo due giornate (fatto mai accaduto prima), trasformando il 2019 da anno della (potenziale) “consacrazione” ad anno della (grande) “delusione”.
La gara
La vittoria del Giappone sull’Irlanda ha forse aggiunto un pizzico di pressione in più sulla Scozia, senza però cambiare di molto i suoi piani: dopo la batosta subita dai Verdi all’esordio, infatti, se i Dark Blues vogliono andare ai quarti devono vincere le tre gare restanti prendendosi più punti possibili – idealmente, tutti i quindici punti a disposizione.
Samoa, invece, ha battuto la Russia all’esordio e arriva alla gara con tanta voglia di fare bene. Fin dalle prime fasi è chiaro il tema tattico della gara: Samoa non ha nessuna intenzione di imporre un ritmo indiavolato e fa valere il fisico al breakdown, mentre la Scozia cerca di velocizzare l’ovale ogni volta che viene in possesso.
L’atteggiamento della Scozia ispira fiducia, perché tutto il gruppo sembra compatto e positivo nel cercare, senza forzare la giocata a tutti i costi, di avvicinarsi all’area di meta avversaria – aiuta, anche, il fatto che Samoa non porti particolare pressione sui Dark Blues, a differenza di quanto fatto dall’Irlanda una settimana fa.
Dopo otto minuti la Scozia muove il tabellino per prima con un piazzato di Greig Laidlaw (3-0), prima punizione concessa dagli avversari poco fuori dai loro 22m. Samoa ottiene due punizioni consecutive (una per fuorigioco dopo errore di Maitland, l’altra in mischia chiusa dove Mulipola costringe WP Nel al fallo) ma non riesce a creare piattaforme pericolose nonostante scelga sempre la penal’touche per risalire il campo.
La voglia di giocare sempre in velocità consente alla Scozia di guadagnare territorio, ma toglie un pò di lucidità in fase di controllo; si vedono molti errori, passaggi sballati e in-avanti non forzati (molto probabilmente anche la forte umidità gioca un ruolo importante in questo), che costringono Gauzere a chiamare molte mischie che rompono il ritmo della partita, oltre a togliere minuti preziosi alla Scozia per raggiungere il proprio obiettivo.
Dopo il buon approccio, la fragilità mentale già affiorata in altri momenti da “do or die” comincia a vedersi anche oggi. Al 27′ Maitland, finora piuttosto anonimo come un pò tutti i trequarti in dark blue, trova una buona linea di corsa e dopo qualche metro si attira addosso quattro difensori ma scarica l’ovale in campo aperto, perchè nessun compagno lo aveva sostenuto, un minuto dopo la maul scozzese avanza bene dentro i 22m samoani ma il riciclo di Laidlaw su Gray è sballato e l’occasione svanisce.
Quando il primo tempo sembra ormai destinato a chiudersi senza marcature, Finn Russell (con vantaggio accordato da Gauzere) si ricorda del suo alter ego “Finn-tastic” e trova Maitland sull’ala opposta con un meraviglioso passaggio al piede, mettendo l’ala dei Saracens nelle migliori condizioni per andare oltre la linea samoana. Laidlaw trasforma e alla mezz’ora la Scozia allunga oltre il break (10-0).
La Scozia capisce che Samoa ha subito il colpo e ne approfitta subito; Russell è ancora protagonista bucando la difesa samoana prima di servire Ritchie, che premia a sua volta il sostegno di Laidlaw all’interno. Il mediano ha un attimo di esitazione prima di andare diretto verso la linea di meta avversaria. Lo stesso Laidlaw si incarica della trasformazione che porta il risultato sul 17-0.
Hogg al 37′ diventa protagonista, trovando prima una touche chirurgica sui 5m avversari, poi i pali con un drop da quaranta metri nell’azione successiva. La Scozia ha rotto gli indugi e spinge ancora, cercando la terza meta quando il gong è stato suonato da quasi quattro minuti. Samoa concede due punizioni prima di ricompattarsi e respingere alla grande l’ultimo assalto multi-fase scozzese.
Si va a riposo sul 20-0 per la Scozia, che è adesso a metà dell’opera.
La Scozia impiega dieci minuti per entrare in partita, un pò com’era successo nella prima frazione – anche perchè Samoa riesce a trovare un paio di punizioni, tenendo i Dark Blues nella propria metà campo. Al 51′ Townsend toglie McInally inserendo Fraser Brown (scelta tecnica, mentre nel primo tempo Dell aveva lasciato il campo per infortunio sostituito da Reid). Il cambio dà subito i suoi frutti, il pack scozzese vince la prima mischia chiusa col tallonatore dei Warriors al centro della prima linea e la Scozia va vicinissima alla terza meta, ma il passaggio di Russell su Graham è leggermente troppo alto.
La Scozia resta comunque accampata nei 22m samoani e al 56′ arriva la terza meta. La maul scozzese si chiude oltre la linea avversaria ma Gauzere si affida al TMO prima di assegnare una meta tecnica alla Scozia – e spedire Ed Fidow nel sin bin per entrata laterale.
Sul 27-0 la Scozia ha ormai messo in ghiaccio la vittoria ma ha ancora ventitré minuti per cercare il punto di bonus offensivo. Townsend decide che è venuto il momento di lanciare George Horne (al posto di Laidlaw, che esce tra gli applausi del pubblico) per dare ulteriore brio alle giocate, oltre a dare spazio a Taylor (che entra a 12 al posto di Johnson e al fianco del più che positivo Harris).
Nonostante le buone intenzioni, la Scozia entra nei dieci minuti finali ancora alla ricerca del punto di bonus. Samoa riesce a portarsi nei 22m scozzesi per la prima volta nella ripresa ma spreca un’ottima occasione quando, dopo aver ottenuto una punizione e scelto la penal’touche, spedisce l’ovale oltre la bandierina di fondo campo.
Al 74′ un’intera nazione trattiene il fiato; Maitland riceve l’ovale e vola in meta, ma non riesce a schiacciare l’ovale per l’intervento di Fidow. Gauzere va ancora dal TMO e vede che l’ala samoana entra col ginocchio sul fianco di Maitland: secondo giallo per lui (che chiude qui la sua gara) e meta tecnica per la Scozia, che può così festeggiare il traguardo raggiunto. Samoa ha l’ultimo possesso e arriva sui 5m avversari ma la difesa scozzese costringe al tenuto.
Finisce 34-0, per i Dark Blues il risultato sperato alla vigilia e il primo passo per mettersi nelle condizioni di rendere decisiva la sfida contro il Giappone.
Tabellino
Scozia: 15 Stuart Hogg, 14 Darcy Graham, 13 Chris Harris, 12 Sam Johnson, 11 Sean Maitland, 10 Finn Russell, 9 Greig Laidlaw, 8 Blade Thomson, 7 Jamie Ritchie, 6 Magnus Bradbury, 5 Jonny Gray, 4 Grant Gilchrist, 3 Willem Nel, 2 Stuart McInally (c), 1 Allan Dell
A disposizione: 16 Fraser Brown, 17 Gordon Reid, 18 Zander Fagerson, 19 Scott Cummings, 20 Ryan Wilson, 21 George Horne, 22 Adam Hastings, 23 Duncan Taylor
Marcatori Scozia
Mete: Maitland (29′), Laidlaw (33′), meta tecnica (56′, 74′)
Trasformazioni: Laidlaw (30′,35′)
Drop: Hogg (37′)
Punizioni: Laidlaw (8′)
Samoa: 15 Tim Nanai-Williams, 14 Belgium Tuatagaloa, 13 Alapati Leiua, 12 Henry Taefu, 11 Ed Fidow, 10 Tusi Pisi, 9 Melani Matavao, Dwayne Polataivao, 8 Jack Lam (c), 7 TJ Ioane, 6 Chris Vui, 5 Kane Le’aupepe, 4 Teofilo Paulo, 3 Michael Alaalatoa, 2 Ray Niuia, 1 Logovii Mulipola
A disposizione: 16 Seilala Lam, 17 Paul Alo-Emile, 18 Jordan Lay, 19 Piula Faasalele, 20 Josh Tyrell, 21 Pele Cowley, 22 Ulupano Seuteni, 23 Kieron Fonotia
Marcatori Samoa
Mete:
Trasformazioni:
Punizioni:
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