Alla vigilia della sua 200esima presenza per i Cardiff Blues, il mediano di mischia ricorda un episodio esilarante
Lloyd Williams, mediano di mischia dei Cardiff Blues, celebrerà sabato la sua duecentesima presenza con la maglia del club. Un traguardo importante e leggendario per il numero 9 che annovera anche 28 caps con il Galles e la partecipazione alla Rugby World Cup 2011: è il secondo giocatore con il maggior numero di partite nella storia della squadra della capitale.
Avendo solo 29 anni, ci sono ampie probabilità che Williams possa diventare il giocatore con più presenze di sempre per i Blues.
Per celebrare la duecentesima presenza, porterà anche al braccio la fascia di capitano nella partita che vedrà i suoi affrontare i temibili Cheetahs di questa stagione all’Arms Park.
Parlando a WalesOnline, Williams ha tirato fuori qualche storia bizzarra legata al suo passato, come ad esempio il fatto che la sua prima convocazione in nazionale avvenne grazie all’arresto di Mike Phillips a tarda notte fuori da un McDonald’s nel centro di Cardiff.
La più esilarante di tutte, però, è quella che coinvolge Andy Powell, altro pericolo pubblico del Galles di inizio decennio. Powell, per dirne una, era quello che venne sospeso dalla nazionale gallese per essersi fatto fermare completamente ubriaco alla guida di una di quelle macchinine che servono per portare in giro borse, mazze e persone sui campi da golf.
Anno 2010: il giovane Lloyd Williams è pronto a fare il suo debutto contro il Leinster, in una partita di campionato in casa. Durante il riscaldamento Williams è un po’ nervoso, la partita è di alto profilo, è la sua prima gara in prima squadra, e in più c’è il fatto che Powell non si è ancora visto, è in ritardo.
“Beh, ora che ha chiuso la sua carriera posso raccontarlo: mi ricordo che Andy arrivò tardi al riscaldamento perché si era incastrato in testa un casco da football americano durante una festa a casa sua la notte precedente e non riusciva a toglierselo.”
“Mi ricordo anche che Dai Young non ne fu molto contento, gli disse di andare in campo e scaldarsi. Andy entrò, fece tre drop e disse che aveva finito. Lì ho pensato: è quindi questo è il rugby professionistico?”
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