A 38 anni si ritira l’ex Saracens, neo campione del mondo che si era già ritirato nell’estate del 2018
Qualche mese dopo la sua investitura a head coach della nazionale sudafricana, Rassie Erasmus si è reso conto di poter costruire una squadra piena di talento, ma di aver bisogno di qualche reduce della vecchia generazione per tenere in piedi il castello, portando leadership ed esperienza, magari grazie anche all’aver vissuto a lungo lontano dai lidi casalinghi.
Un bel giorno, all’inizio dell’estate del 2018, ha preso il suo telefono e ha cominciato a digitare un messaggio verso un numero inglese, ma che in quel momento si trovava in territorio spagnolo.
“Ero felice e contento della mia carriera quando ho deciso di ritirarmi alla fine della stagione inglese, nel 2018 – racconta Schalk Brits – Ero in vacanza con la mia famiglia ad Ibiza quando ho ricevuto un messaggio da Rassie Erasmus, anche se all’inizio ho pensato che fosse Vincent Koch che mi faceva uno scherzo.”
“Quando mi sono reso conto che si trattava davvero di Rassie, ho deciso di darmi un’ultima opportunità e sono finito a giocare per i Bulls, qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere visto che sono nato e cresciuto dalle parti del Capo, ma mi è piaciuto stare a Pretoria e abbiamo fatto una buona stagione.”
“Giocare lì è stato duro per la mia famiglia, ma non l’ho rimpianto per un solo giorno. Mi ha dato la possibilità di giocare di nuovo per gli Springboks. E’ stata una stagione di sacrificio, ma ne è valsa la pena. Quando abbiamo visto il piano di Rassie, e tutti lo abbiamo approvato, sapevamo di poter ottenere qualcosa di grande e abbiamo lavorato tutti per lo stesso obiettivo.”
“Ognuno sapeva cosa doveva fare e quanto duro lavoro ci sarebbe voluto, ma l’abbiamo voluto fare. Abbiamo passato tantissimo tempo insieme ed è stato incredibile essere parte di questa esperienza.”
Ora, Schalk Brits può finalmente ritirarsi davvero, per la seconda volta, dopo una carriera infinita, passata prima per gli Stormers e Western Province, proseguita ai Saracens, dove si è consacrato. Giocatore unico nel suo genere, tallonatore iper-mobile e capace di essere presente in ogni parte del campo, con abilità di corsa e nell’uno contro uno da fare invidia a un trequarti centro.
In Premiership ha giocato 157 partite e segnato 31 mete, ha vinto quattro volte il titolo, a cui ha quindi aggiunto una Anglo-Welsh Cup e due Champions Cup.
Due settimane fa, l’ultimo trofeo: la Rugby World Cup. Anche se non è sceso in campo nelle fasi finali, dove la qualità di Bongi Mbonambi e Malcolm Marx ha prevalso, Brits è stato fondamentale per la conquista della coppa, almeno secondo il parere di Erasmus.
“Schalk è stato un membro di valore incalcolabile per la nostra squadra, non solo perché ha portato allegria fra i giocatori, ma anche perché è stato un esempio con la sua professionalità e il suo grande lavoro nelle ultime due stagioni” ha detto il Director of Rugby degli Springboks.
“E’ arrivato con un obiettivo, quello di rendere gli Springboks vincenti, mettendo da parte le proprie ambizioni e lavorando altruisticamente per il bene della squadra, come giocatore e come mentore dei più giovani.”
“Dire che Schalk ha giocato per la squadra sarebbe sottostimare il ruolo pesantissimo che ha avuto nel nostro successo, e per questo posso solo ringraziarlo.”
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