Alla vigilia del debutto stagionale, abbiamo parlato con il coach delle azzurre affrontando innumerevoli temi d’interesse
Andrea Di Giandomenico, letterato delle panchine azzurre, è finalmente pronto a tornare in cattedra, a distanza di otto mesi dal trionfale Sei Nazioni 2019, il migliore nella storia italiana del torneo (anche considerando Under 20 e seniores maschile). Un ritorno che, alla guida della sua Nazionale femminile, avverrà (domani ore 14.30, Italia v Giappone, diretta RaiSport) nella città dove è nato ed ha mosso i primi, importantissimi, passi sportivi. Una città speciale per il rugby italiano, abitata da un popolo che vive letteralmente di ovale.
“Avendo già giocato a L’Aquila in tempi recenti (nel Sei Nazioni 2017 contro l’Irlanda, ndr), conoscevamo molto bene il tipo di risposta che poteva dare questa città. L’affetto che ci ha circondato in questi giorni di raduno è già una prima conferma di quelle che erano le aspettative in tal senso. Tantissima gente è venuta a vederci, ad abbracciarci idealmente, e siamo sicuri che allo stadio si toccherà l’apice. Devo dire che questo succede sempre di più, anno dopo anno, in tutte le città dove andiamo, ma, ovviamente, da aquilano, qui lo sento un poco di più. Non nascondo che questa vicinanza calorosa e partecipe del pubblico ci regala sempre stimoli speciali. Non è un luogo comune, è ulteriore benzina sul nostro fuoco”, racconta, quasi emozionato, l’ex neroverde, prima di dedicare un pensiero esterno anche alla situazione ovale della sua terra.
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“Non entro nel merito delle vicende attuali, perché non le conosco molto e quindi non sono in grado di giudicare certe dinamiche senza esserne pienamente informato. Chiaramente, una situazione del genere fa male a tutti, non solo in Abruzzo. Penso sia normale, perché si percepisce come si vada a creare un vuoto laddove, prima, c’era sostanza. Questo, però, non vuol dire che necessariamente si debba restare ancorati alla storia. Vedo il passato più come una base solida su cui costruire un nuovo futuro. Mi auguro, e ne sono certo, che, a volte, fare un passo indietro, anche se può sembrare una ‘diminutio’, possa portare allo sviluppo di un percorso di crescita importante sul medio periodo”, chiarisce Andrea Di Giandomenico.
La crescita costante dei club
Un percorso, che, nel panorama femminile, hanno intrapreso, con costrutto, diverse compagini. “Negli ultimi anni, i club stanno mettendo in campo sempre più competenza e supporto per le ragazze. Sono aumentati i video a disposizione e la qualità degli staff tecnici, con i quali il confronto è sempre più produttivo. Ne riconosco la competenza e mi fido sempre maggiormente delle loro indicazioni. Anche perché l’interfacciarsi con le persone che lavorano quotidianamente a contatto con le ragazze, non solo in campo, va oltre la pur fondamentale, insostituibile, tecnologia. Alcune percezioni, che altrove chiamerebbero ‘intangibles’, non riescono ad essere tratteggiate da statistiche ed analisi.
Poi c’è una struttura FIR sul territorio, con l’attività di area fondamentale per monitorare un grande numero di atlete sin dalla giovane età. In prima persona, invece, io cerco di essere abbastanza presente sui campi, anche se non si può sempre arrivare ovunque. La grande forza, però, sta proprio nel collettivo, va oltre al singolo. Direi che è nel movimento generale che collabora: struttura centrale, struttura periferica e grande lavoro dei club”, analizza il CT, dando, poi, un suo giudizio sui primi mesi della nuova serie A.
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“Abbiamo ancora qualche discrepanza, sia nel girone meritocratico che in quelli territoriali, però, questa riforma, al netto di qualche limite fisiologico per il nostro movimento, sta garantendo nuove opportunità, per le atlete di ogni livello che militano in Serie A. Con il tempo ottimizzeremo un percorso che, in ogni caso, questo cambiamento ha già tracciato in modo chiaro. Ci aspettiamo di avere riscontri importanti sul medio periodo. Ma già queste prime cinque giornate hanno dato buona risposta. Il merito va anche a chi investe quotidianamente su strutture e staff da garantire alle ragazze. La federazione, sicuramente, ma anche i club, che stanno facendo investimenti seri, puntando a costruire un sistema in grado di avere continuità nel tempo. Il focus di diverse squadre non è univoco sulla seniores. C’è sempre maggiore attenzione alla creazione di settori giovanili, al lavoro di reclutamento e fidelizzazione, aspetti che stanno facendo la differenza, e la faranno sempre di più nei prossimi anni”, dettaglia Di Giandomenico, lasciando intendere come il primo banco di prova reale del nuovo percorso saranno i due test match novembrini
Impatto sulle due gare in arrivo
Due sfide oltremodo importanti, per motivi differenti: “La partita contro il Giappone sarà fondamentale per riprendere confidenza con il nostro gioco e con i nostri principi. Abbiamo qualche esordiente ed alcune situazioni di formazione da limare, ma questo non significa che non abbiamo a disposizione una squadra di valore. Sarà importante che le veterane del gruppo, sin da subito, quelle con meno esperienza ad entrare velocemente nel sistema. Il ranking parla di 16 punti di differenza tra noi e loro, ma dovremo dimostrare sul campo di essere superiori alle nipponiche, portando a casa vittoria e fiducia nei nostri mezzi. Anche in vista della gara di Bedford, dove andiamo a misurarci con quello che deve essere un nostro punto di riferimento. Con il tempo vorremmo avvicinarci sempre di più allo standard inglese. In generale, comunque, ci aspettano due sfide importanti, sempre da considerare, poi, inserite nel percorso di crescita complessivo di questa squadra, in vista del Sei Nazioni e del torneo di qualificazione Mondiale a settembre”.
Sei Nazioni e Qualificazione Mondiale
Un Six Nations da vivere, forse per la prima volta, anche con il peso di aspettative importanti, generate dai successi recenti, e senza dubbio, con una schedule complessa. “Il calendario di quest’anno è sicuramente più insidioso. Andare in Galles alla prima non è facile. La Francia, poi, ci aspetta con il dente avvelenato alla seconda, ma queste ragazze hanno la capacità di scindere il discorso legato esclusivamente ai risultati da quello strettamente correlato, invece, alla prestazione. Ovviamente non ci fa schifo vincere (sorride, ndr). Ma la sfida è questa, mantenere le due sfere in questione separate, quando si è chiamati ad analizzarle in modo lucido.
Paradossalmente, ad esempio, il pari di Lecce contro il Galles, a livello di classifica, non è stato positivo, ma, se pensiamo a cosa ha scatenato in termini di consapevolezza all’interno del gruppo, si è rivelata la partita più importante di tutta la stagione.
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Non ti nascondo, comunque, che un occhio attento lo abbiamo già anche sulle qualificazioni iridate. Non potrebbe essere altrimenti. Approfondiremo ulteriormente il tema dopo il Sei Nazioni 2020, ma ci si sta già lavorando. Nell’immediato cercheremo di dare opportunità a più giocatrici possibili, per permettere ad un gruppo di ragazze sempre più largo di arrivare con esperienze di peso al torneo di settembre, ed eventualmente al Mondiale”, dettaglia il coach azzurro.
Nuova generazione
Un gruppo rimpolpato dalla linfa vitale di atlete giovanissime, il cui talento non è in discussione, con enormi margini di crescita ed un futuro che appare roseo.
“La generazione a cavallo del 2000 può garantire un ricambio ad alto livello. Alcune giovanissime sono già qui con noi, vedi Laura (Paganini, ndr), Micol (Cavina, ndr) o Francesca (Sgorbini, ndr), altre arriveranno sicuramente. Ci saranno fisiologicamente periodi più felici ed altri un poco meno anche in futuro, ma la strategia che stiamo utilizzando dovrebbe condurci asintoticamente verso una stabilità tecnica.
Ovviamente, va sottolineato come l’inserimento delle nuove non sia necessariamente immediato. Tra la prima volta che una ragazza viene convocata (o invitata) e quella in cui scende effettivamente in campo può passare del tempo. Ci sono tante piccole situazioni, legate anche al coinvolgimento nel sistema di allenamento e ad alcuni principi tattici che richiedono un lavoro accurato, e poi alle volte sbaglio pure io. Può darsi che abbia fatto aspettare troppo alcune ragazze, o troppo poco altre, ma sono umano, quindi incline all’errore (sorride, ndr)”, spiega il CT azzurro, prima di raccontarci il tipo di approccio a tutto tondo che utilizza con le ragazze nella settimana precedente al loro esordio.
“A chi debutta metto ansia (ride, ndr). Il nostro sport ruota attorno alla pressione, dentro e fuori dal campo. Ergo, bisogna sollecitare le atlete adeguatamente, affinché imparino a gestire suddetta pressione, in varie forme. Dall’altro lato, però, parallelamente, bisogna costruire un rapporto di fiducia, tra lo staff e le ragazze, all’interno del percorso di lavoro che si va sviluppando”, conclude Di Giandomenico, palesando serenità e fiducia contagiose, stati d’animo alla base degli straordinari successi delle sue ragazze.
Matteo Viscardi
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