Il centro allontana fermamente la possibilità di un futuro nella rappresentativa isolana
Il trasferimento in Giappone ai Suntory Sungoliath per i prossimi tre anni, i “soli” 33 caps con la maglia dell’Australia, la regola overseas che non gli consentirebbe al momento di essere convocato e una dichiarazione maliziosa del suo procuratore hanno costretto Samu Kerevi a scendere in campo – sul terreno minato delle parole – per mettere fine a una storia che si era diffusa negli ambienti ovali negli ultimi giorni, secondo la quale il centro avrebbe preso in considerazione il fatto di lasciare la nazionale degli Wallabies per “tornare” a fare parte delle Fiji.
Le dichiarazioni di Kerevi
“Il mio manager mi ha detto di andare in Giappone per poter puntare a giocare nelle Fiji, nel corso della Coppa del Mondo 2023. Al momento non potrò giocare nei Wallabies perchè non ho ancora 60 caps, ma so che questa è una regola sulla quale stanno lavorando cercando di abbassare il tetto di presenze necessario in favore degli overseas.
Ciò detto, trovo un po’ deludente il fatto che mi abbiano messo in bocca parole che non ho mai detto o che siano state estrapolate da un contesto dove si facevano affermazioni in tono scherzoso”.
Poi continua: “Mi è piaciuto molto rappresentare le Fiji nelle categorie giovanili e non posso che ricordare con piacere quel periodo, altrettanto però posso dire della nazionale australiana e di quello che tutto il management e i vari staff hanno fatto per la mia famiglia”.
La situazione contrattuale
Kerevi ha un contratto sino al 2022 con i Suntory Sungoliath nella Top League nipponica. Questo quindi non gli consentirà di fare parte della selezione australiana, sino a un anno dal via della Coppa del Mondo 2023. Il CEO federale Raelene Castle però, come detto in precedenza, sta lavorando per abbassare a 30 il tetto dei caps necessari per poter essere selezionati come “overseas” ritoccando quella che nella terra dei canguri è nota come “Legge Giteau”.
Come avrebbe fatto a diventare fijiano Kerevi
Rinunciando o non venendo convocati per tre anni dalla propria nazionale, di fatto si diventa liberi da qualsiasi vincolo di internazionalità e si può ripartire con qualsiasi nuova squadra sfruttando la clausola di World Rugby che si focalizza sulla possibilità di rappresentare una nuova nazionale intraprendendo il percorso di qualificazione olimpica della stessa nel rugby a 7.
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