Il percorso delle Zebre e quello personale: intervista a Marcello Violi

Con il numero 9 abbiamo parlato del suo lungo infortunio e di come stia cercando di tornare ai massimi livelli insieme ai ducali

ph. Luca Sighinolfi

L’ultima vittoria in partite ufficiali è ormai datata 15 dicembre 2018, contro i russi dell’Enisej. Davanti a loro, le Zebre hanno forse l’occasione più grande per evitare di completare un anno di sconfitta, vista la drammatica situazione dello Stade Francais, prossimo avversario sabato al Lanfranchi nella seconda giornata di Challenge Cup. Dopo l’ennesima pesante sconfitta subita a Bristol, insomma, i ducali non possono più sbagliare e lo sa bene uno dei leader tecnici di questa squadra, Marcello Violi.

“Ci vuole una vittoria, ci serve il prima possibile ed è normale sentire un po’ di pressione – ha detto a On Rugby il mediano di mischia nocetano -. Nemmeno loro sono messi bene e dovremo giocare anche un po’ su questa cosa. Sappiamo di dover vincere, altrimenti diventa dura se cominciamo a buttarci giù con la testa”.

Di certo le Zebre non potranno idealmente ripartire dalla trasferta di Bristol, visto che in una partita tra difese piuttosto ‘allegre’ i ducali si sono ritrovati spalle al muro. “Venivamo da prestazioni difensive molto buone, mentre a Bristol abbiamo regalato troppe mete. Abbiamo perso tipo 25 palloni, loro hanno costruito bene da turnover e le mete così arrivano per forza”.

Il percorso di Violi

Durante l’ultimo anno, le difficoltà delle Zebre nel fare risultato sono andate di pari passo con il calvario sportivo di Marcello Violi, operato tre volte alla spalla tra ottobre 2018 e inizio aprile 2019. Titolare della maglia numero 9 anche in azzurro, il nocetano ha dovuto saltare tutto l’anno mondiale con l’Italia, oltre a non poter aiutare la sua squadra nel momento forse di massima difficoltà della gestione Bradley.

“È stata molto dura, sportivamente parlando, visto che ci sono cose molto peggiori. Sto iniziando a stare meglio e a ritrovare fiducia in quello che faccio. Per assurdo, ho molta più confidenza nei placcaggi e nelle zone di contatto che magari nei movimenti per eseguire i passaggi alla massima velocità – ci ha spiegato Violi, in campo quattro volte da inizio stagione – Devo ritrovare più fluidità nelle cose che più mi venivano naturali. Penso sia comprensibile, ma allenandomi e giocando spesso faccio progressi”.

Tutto ha avuto inizio proprio contro il Bristol, nella partita della Challenge Cup 2018/2019. Il 20 ottobre le Zebre vincono 20-17, ma il numero 9 esce dal campo anzitempo per una lussazione alla spalla sinistra. “Avevo fatto un buon recupero, perché in quattro mesi ero tornato in campo per giocare”. Da quando è rientrato in campo contro Munster, il 23 marzo, le cose però sono andate piuttosto male.

“Mi son fatto male subito e ho avuto altri due interventi. Ne ho fatto uno il 28 marzo, con un’operazione più leggera a livello clinico, ma più rischiosa, per cercare di recuperare più velocemente – ha raccontato Violi – Durante la notte, dopo l’operazione, però si è rotto l’osso da solo. Mi han tolto una vite più piccola, ne hanno messa una più grande ma la pressione della vite più grande ha crepato l’osso da solo. E quindi pochi giorni dopo ho fatto l’altro intervento”.

“Tra l’altro il dottore mi diede questa notizia il primo aprile – ha scherzato Violi – Pensavo fosse uno scherzo, che mi stesse prendendo in giro. E invece era vero: il 2 aprile ho fatto un altro intervento e da lì psicologicamente l’ho sofferta abbastanza”.

Nei mesi successivi all’operazione, nemmeno il rapporto con il rugby è stato dei migliori. “Non guardavo neanche volentieri le partite. Ero un po’ arrabbiato. Soffrivo abbastanza le prime volte in cui andavo allo stadio a vedere le Zebre – ha detto Violi – Appena torni in campo e ad allenarti con la squadra, anche facendo solo palestra, poi ti passa”.

“Ho riavuto una botta di entusiasmo quando mi hanno inserito nella lista dei pre-convocati per il Mondiale, ma quando Conor (O’Shea) mi ha detto che non mi avrebbe portato ho avuto un altro periodo di sfiducia. Ma lì avevo in testa di ritornare a giocare, perché comunque mancavano solo un paio di mesi. C’era solo uno sprint finale e mi sono ricaricato”.

E quello delle Zebre

Dalla tribuna, suo malgrado Violi ha potuto assistere a distanza a gran parte del secondo anno delle Zebre targate Michael Bradley, che sono andate ben lontane dal ripetere le ottime prestazioni della stagione 2017/2018. Le cose, dal punto di vista del gioco e del risultato, sembrano essere andate sempre peggio, ma Violi ha provato a dare la sua spiegazione

“Coach Bradley ci ha portato una nuova idea di gioco e un nuovo modo di affrontare le partite. Chiaramente, nel corso del primo anno abbiamo sorpreso un po’ tutti, ma le altre squadre nel frattempo si sono regolate su di noi – ha detto il mediano di mischia – In questa stagione abbiamo avuto diversi nuovi arrivi, mentre tanti giocatori sono andati via per il Mondiale. E quando sono tornati i nazionali abbiamo dovuto un po’ risistemare tutto”.

Secondo Violi, nonostante le poche vittorie, questa squadra è addirittura “nettamente migliore rispetto a quella del primo anno”, quando le Zebre fecero il record di vittorie nel Pro14. Eppure, quello che distingueva di più le Zebre un paio di stagioni fa, ovvero la fase offensiva, oggi è piuttosto lontana dall’avere quella efficacia.

“Penso sia questione di tempo. Non appena ingraniamo tutti, penso che potremo toglierci diverse soddisfazioni, anche perché abbiamo un gruppo di giocatori allargato e stiamo lavorando bene con i permit – ha detto Violi, che non perde comunque la positività – Secondo me ci vuole solo un po’ di pazienza”.

Sull’attacco delle Zebre, che Violi sta tornando pian piano a dirigere, il mediano di mischia non crede ci sia un problema di strutture e di strategie generali. “Ci mancano delle piccole cose da perfezionare, per esempio l’ultimo passaggio. E sono cose che si possono aggiustare migliorando gli automatismi, magari quando un giocatore sbaglia o è in ritardo nell’angolo di corsa su un passaggio. È più una questione di skills che di strutture, secondo me”.

Mantenendo gli avanti sempre schierati per tutta l’ampiezza del campo, tuttavia, vincere le collisioni con continuità diventa fondamentale, e questo si sta rivelando un po’ un problema per le Zebre. “Stiamo lavorando sul migliorare a contatto. Con il nostro gioco, se hai un pallone in avanzamento pulito è oro. Perdere l’uno contro uno e tornare indietro ogni volta fa diventare tutto più complicato chiaramente. Ma secondo me ci mancano solo piccoli dettagli”.

Anche se “manca poco”, come ha ribadito Violi, nel frattempo le altre squadre però non restano a guardare, e per le Zebre la rincorsa diventa inevitabilmente più difficile. “Quello che dobbiamo fare noi è avere pazienza e fiducia negli allenatori, in quello che ci fanno fare. Il campo non ci dà ragione e le critiche sono giuste, perché non stiamo rendendo come dovremmo, ma dobbiamo continuare a credere in quello che facciamo. Ed è anche l’unica soluzione per noi”.

L’intesa con Canna

Molte delle fortune delle Zebre ruotano attorno all’asse 9-10 formata da Marcello Violi e Carlo Canna, due giocatori che sanno parlare la stessa lingua in campo come dimostrato più spesso nelle stagioni scorse. “A Bristol abbiamo giocato insieme dopo un anno e due mesi dall’ultima volta. Prima della partita gli ho chiesto di aiutarmi un po’, perché sono ancora un po’ arrugginito”.

“Ci vuole del tempo ovviamente – ha continuato Violi -. Carlo è un ottimo giocatore e gestisce bene la squadra, per cui quando c’è lui a 10 sei avvantaggiato. Devo ritrovarmi con lui ma anche con gli altri, poi è chiaro che Carlo è un po’ il mio punto di riferimento”. E anche viceversa forse. “Anche viceversa, ma lui si è comportato molto bene anche senza di me. La prova contraria non ce l’ho (ride, ndr)”.

Daniele Pansardi

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