L’avventura di un ragazzo italiano nelle giovanili dello Stade Francais

Quella di Giovanni Montemauri, mediano d’apertura classe 2000 che da quest’anno è a Parigi. Per noi lo ha intervistato il fratello

Giovanni Montemauri (ph. courtesy Stade Francais)

PARIGI – Sono seduto di fronte al gate del volo che mi riporta a Roma, mentre cerco di fare un punto della situazione sulle chiacchierate fatte nei giorni precedenti con Giovanni Montemauri, mio fratello e mediano d’apertura classe 2000 da quest’anno in forza agli Espoirs dello Stade Français.

Negli ultimi anni sono diversi gli atleti Italiani che hanno militato nei più prestigiosi club francesi, non solo i big della nazionale ma anche alcuni giovani che gli addetti ai lavori d’oltralpe hanno scovato all’interno del movimento giovanile italiano.

È il caso, giusto per fare qualche esempio, di Paolo Pescetto, oggi in forza al Calvisano e che è passato per Narbonne o di Edoardo Iachizzi che dopo qualche anno con i giovani della storica piazza di Perpignan ora ha trovato un posto stabile nell’organico della prima squadra (quest’anno ha fatto una presenza per ora in Pro D2).

Quella di Giovanni è la storia più recente, cominciata ad agosto con la preparazione estiva per questa stagione. Dopo aver giocato per quattordici anni (dalla Under 6 alla Serie A) nella Primavera Rugby, lo Stade Français gli ha offerto la possibilità di fare questa scelta professionale e di vita trasferendosi a Parigi.

Incontro Giovanni a Boulogne-Billancourt, un bel quartiere al confine dell’area metropolitana parigina, dove vivono molti giovani e professionisti dello Stade Français. Mi chiede di accompagnarlo al club, che ha sede in un’ala dello stadio Jean Bouin, per sbrigare alcune faccende. Lì, tra foto di vecchie glorie che sono passate per la squadra parigina, vari staff al lavoro e giocatori che escono dalla palestra per buttarsi in piscina, cominciamo a parlare.

Finiremo dopo qualche giorno passato a stretto contatto con l’ambiente degli Espoirs, tra allenamenti, partita e chiacchiere di vario genere con la squadra, composta in larga parte da giocatori stranieri come Giovanni. La prima cosa che gli chiedo, vedendo tutto quello che mi circonda, è di parlarmi della sua esperienza in generale e di come è arrivato al club: lui mi risponde partendo dai primi giorni a Parigi.

“Ho iniziato la mia esperienza a luglio, con tante incertezze, ma tanta voglia di fare. Sono entrato nel centro di formazione dello Stade Français grazie a due Test Match fatti con una squadra rappresentativa italiana nel World School Rugby Festival, tenutosi a marzo 2019 in Sudafrica. Alla fine della prima partita Vic Meyer, uno scout, si è avvicinato, mi ha dato un biglietto da visita e quando sono tornato in Italia siamo rimasti in contatto. Poi mi hanno chiamato dal centro di formazione, ed ora sono qua”.

“Sono a Parigi da circa 4 mesi e l’esperienza che sto facendo mi entusiasma giorno dopo giorno – ha detto Giovanni – Oltre che crescere sotto il punto di vista rugbistico, sto ampliando le mie conoscenze e le mie amicizie, entrando tutti i giorni a contatto con compagni di squadra che vengono da diverse parti del mondo. Condivido la casa con un ragazzo francese e uno figiano, ma in squadra ci sono anche giocatori australiani, canadesi, argentini e due ragazzi del Lussemburgo”.

Qual è stato l’impatto sia rugbistico e di vita?

Non avendo mai giocato un rugby professionistico come sto facendo attualmente, l’impatto è stato abbastanza difficile. L’idea che i francesi hanno del rugby è un po’ diversa da quella che abbiamo noi italiani. Il gioco francese è un gioco abbastanza strutturato (come quello italiano), ma con la differenza che viene allenato molto di più il modo in cui prendiamo le informazioni per una decisione più corretta e una scelta più efficiente in un certo momento di gioco o in una determinata zona del campo. La fantasia e la visione di gioco sono caratteristiche fondamentali per un giocatore che milita in questi campionati.

Nella vita di tutti i giorni invece le cose migliorano con il tempo. Appena arrivato nella capitale francese, data anche la mia giovane età, mi sentivo un po’ disorientato. Con il passare dei giorni ho preso sempre di più confidenza con me stesso e con le persone che mi circondavano, stringendo amicizie con tanti stranieri arrivando non solo a condividere la casa con loro, ma anche la maggior parte del mio tempo al di fuori dell’ambito rugbistico.

Entrare in contatto con queste persone e conoscere culture diverse mi sta facendo crescere e sto imparando anche nuove lingue. Tra compagni di squadra parliamo per lo più inglese, ma con lo staff e le persone qui cerco di parlare francese, lingua che non conoscevo e ora ho iniziato a studiare.

Ma cosa cambia rispetto al rugby giocato in Italia?

La principale differenza è sicuramente la concezione del rugby. A Parigi, in particolare, viene considerato come il secondo sport e a tratti ha la stessa importanza del calcio, mentre invece in molte città nel sud della Francia il rugby è lo sport principale e si può tranquillamente dire che sono veramente “pazzi di rugby”. In ogni allenamento vengono allenate le skills come il passaggio, il placcaggio e il calcio, un’arma che se usata bene può condizionare un intera partita. E per finire, una cosa che reputo importante è che ad ogni allenamento si gioca 15 vs 15 per 30 minuti e anche più.

Il gruppo degli Espoirs è composto da una cinquantina di giocatori, considerando che con noi ci sono dei ragazzi dell’Under 18 e che qualcuno gioca sia con noi sia con i professionisti della prima squadra. L’head coach è Pascal Papé, che è coadiuvato da alcuni tecnici che si occupano specificamente dei reparti, un video analyst e due preparatori atletici.

Come si sviluppa una giornata?

La mattina presto ci alleniamo in palestra, poi andiamo in campo ad allenare le abilità individuali e di reparto. A metà mattinata facciamo l’analisi video e poi fino all’ora di pranzo facciamo l’ultima parte di allenamento collettivo. Il pomeriggio lo utilizziamo per studiare , tra chi va all’università o chi come me segue un corso di francese per prendere una certificazione che serve per continuare gli studi. Di solito abbiamo un giorno libero a settimana e con i ragazzi cerchiamo sempre di fare qualche altra attività.

Come valuti quest’esperienza finora, dunque?

La mia esperienza sta andando bene, sono molto contento di giocare quasi tutte le partite, sento che sto lavorando bene e sono contento delle mie prestazioni.  Spero di continuare su questa strada e che il duro lavoro possa sempre ripagarmi.

Lorenzo Montemauri

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