Il nuovo allenatore e il suo staff hanno cominciato a girare per tutto il Paese illustrando il loro progretto
Un progetto a breve termine e un’idea a lungo termine: nella pentola della “nuova nazionale francese” di Fabien Galthié bollono il Sei Nazioni 2020 e il Mondiale casalingo di Francia 2023.
Dopo la Rugby World Cup chiusa sotto la guida di Brunel ai quarti di finale, i Bleus hanno voltato pagina: cambio d’allenatore e di staff tecnico, con l’idea di tornare a rivestire un ruolo da protagonisti.
Francia: presentato lo staff di Fabien Galthié, c’è Shaun Edwards
Primo punto, il rapporto coi club. Galthié (a Montpellier) in prima persona e i suoi assistenti hanno cominciato a interfacciarsi con più club di Top14 possibili: William Servat, ad esempio, è stato già stato a Castres e al Racing mentre oggi farà visita allo Stade Francais, Laurent Labit ha fatto visita allo Stade Toulousain e al Clermont: “Galthié sa esattamente cosa attendersi e cosa possono dare i giocatori – afferma Franck Azèma all’Equipe – tutto sta nel mettere le idee sul campo”.
Nel frattempo la Federazione (FFR) e la Ligue Nationale de Rugby (LNR) stanno giocando una prima delicata partita: quella degli accordi sull’impiego degli atleti. I rapporti non sono per nulla tesi, come filtra d’Oltralpe, anzi c’è voglia di trovare una soluzione che possa regalare benefici a tutti. Gli aspetti fondamentali riguardano il numero di rugbisti da inserire nella lista degli “atleti di interesse nazionale” (che potrebbe attestarsi su 75 al momento) e la quantità di giorni di stage da fornire alla nazionale (si potrebbe passare da 31 a 42).
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