Cinque cose sulla vittoria del Benetton contro il Lione

Gli aspetti più interessanti dopo la piccola impresa dei Leoni contro la capolista del Top 14

benetton rugby

ph. Ettore Griffoni

L’ultima vittoria in Champions Cup del Benetton risaliva al 24 gennaio 2015. Quella squadra, allenata allora da Umberto Casellato, riuscì a vincere in maniera quasi del tutta estemporanea contro gli Ospreys (già eliminati) all’ultima giornata, con una grande pressione in mischia all’ultimo secondo. Era il Benetton di Morisi, Campagnaro, Hayward, Zanni e Barbini, ma pure quello di Christie, Manu, Anae, Novak e molti altri carneadi passati da Treviso in un momento difficile dal punto di vista societario e sportivo.

È inutile sottolineare quanto la storia sia completamente diversa quasi quattro anni più tardi. Il Benetton oggi vince di nuovo in Europa, sempre di misura, ma lo fa contro un Lione capolista in Top 14 e pieno di giocatori di alto livello, con l’obiettivo dei quarti di finale potenzialmente ancora alla portata. I francesi però hanno trovato la porta chiusa al Monigo, contro una squadra decisamente di grande spessore internazionale ed europeo, a conferma – per l’ennesima volta – di quanto i trevigiani abbiano lavorato bene e duramente per ottenere questo status.

Considerando anche le maggiori risorse economiche di alcuni avversari (come il Lione, che ha un budget di 33 milioni di euro circa), è giusto considerare quella di sabato una piccola impresa. Un altro piccolo riconoscimento a un progetto tecnico di indubbio valore, da cui abbiamo imparato alcune cose fondamentali.

#1 – Il turnover non funziona (in Champions)

Per lo staff tecnico tutti dovrebbero essere potenziali titolari, ma alcuni titolari sono più uguali degli altri. Ed è normale. Quando in campo ci sono Faiva, Negri, Steyn, Duvenage, Keatley o Allan, Morisi, Ioane, Hayward e Tavuyara le prestazioni del Benetton sono inevitabilmente molto diverse. Tanti altri giocatori hanno le capacità di sostenere le richieste della Champions, ma togliendo troppi elementi da quella rosa di nomi, in partite contro avversari così forti, il livello si abbassa in maniera considerevole nella gestione del match e nell’esecuzione di alcune giocate.

Per affrontare le squadre migliori d’Europa servono, banalmente, i migliori. Una turnazione della rosa più ampia è possibile invece in Pro14, dove invece il Benetton in determinate partite può permettersi di far ruotare maggiormente i propri giocatori. Tra l’andata e il ritorno contro il Lione si è avuta la dimostrazione più evidente.

#2 – Un Sarto azzurro

Due partite a inizio stagione, contro Connacht e Ospreys, e poi una lunga assenza. Leonardo Sarto è tornato dal primo minuto un po’ a sorpresa a Lione, una settimana fa, tirando fuori una prestazione d’orgoglio e risultando alla fine tra i migliori del Benetton nella pesante sconfitta subita al Matmut.

La prova positiva in Francia ha convinto lo staff tecnico a confermarlo dal primo minuto anche per la sfida di sabato, che ha segnato il debutto al Monigo con la maglia del club trevigiano. Il 27enne ha disputato un’altra partita di grande sacrificio, è stato coinvolto in tante ruck e si è fatto trovare pronto nel momento della meta: in generale, in attacco è stato ben presente e ha dimostrato di essere in piena corsa per tornare in nazionale dal prossimo inverno.

#3  – Quant’è forte Luca Morisi?

Era tornato in campo per uno scampolo di partita già a Lione, ma possiamo dire che la sua prima vera partita dopo l’ultimo infortunio è stata quella di sabato. Ed è stato un ritorno sontuoso, coronato con la palma di Man of the Match al termine di una partita esaltante.

1 assist, 1 break, 3 difensori battuti, 6 corse, 28 metri guadagnati e 11 placcaggi. L’ultimo, bellissimo, a bloccare un’azione molto pericolosa del Lione nel finale, che avrebbe potuto portare a una meta. Il milanese ha giocato una partita totale, prendendo sempre le decisioni giuste e trovando sempre un modo per portare avanti il pallone, uscendo dai frontali e mettendo sul piede avanzante la squadra.

#4 – Traorè in formato deluxe

Cherif Traorè ha giocato ottanta minuti ad altissima intensità, in quella che è stata una delle sue migliori prestazioni in assoluto con la maglia del Benetton. Considerando la scarsità di alternative in prima linea, il 25enne ha dovuto sorbirsi l’intera partita e ha dato un contributo di spessore alla causa.

In attacco ha fatto segnare ben 2 break e 4 difensori battuti, confermando la sua notevole pericolosità palla in mano, mentre in difesa i placcaggi sono stati 14, a dimostrazione dell’elevato work rate tenuto durante il match. In mischia ha sofferto, ma non solo a causa sua. Nella sua esperienza al Benetton, Traorè finora non ha mai convinto del tutto, ma la prestazione di sabato potrebbe rappresentare un tassello importante per una sua personale ascesa.

#5 – Prolificità da fasi statiche

Tutte le tre mete segnate sabato sono arrivate uscendo da fasi statiche, in prima o in seconda fase. Ma non è stata un’eccezione, non in questa stagione perlomeno: rispetto allo scorso anno, il Benetton sembra aver aumentato sensibilmente la prolificità nelle azioni elaborate da touche o mischia.

Contro i Cardiff Blues, nell’ultima giornata di Pro14, sono state due (segnate da Tavuyara e Ioane); contro Northampton lo stesso (Tavuyara e Brex), mentre contro Leinster – sempre in Champions – ne è arrivata un’altra. Alcune sono dipese essenzialmente dalle azioni dei singoli o dall’efficacia delle rolling maul nel risucchiare avversari e poi muovere il pallone, ma in tutto questo si può intravedere un trend, di cui lo staff tecnico può dirsi certamente soddisfatto. Nel rugby di oggi, sfruttare il gioco da fermo è sempre più importante; saperlo fare è un’ulteriore certificazione del livello raggiunto dal Benetton.

Daniele Pansardi

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