La massima competizione continentale per club potrebbe rivedere il suo format a partite dal 2022
La Champions Cup potrebbe cambiare struttura dal 2022 in poi. L’indiscrezione arriva dal Regno Unito dove, secondo il Guardian, l’EPCR avrebbe iniziato a valutare delle modifiche sostanziali al format. Andiamo a vedere quali potrebbero essere i maggiori punti d’interesse della riforma continentale per la più importante competizione europea per club.
Numero di squadre partecipanti e fase a gironi
Da 20 squadre partecipanti attualmente si vorrebbe passare a 18, quindi soltanto le migliori sei di Top14, Premiership e Pro14, in una fase a gironi che vedrebbe sei gironi da tre squadre nei quali non potrebbero scontrarsi – almeno inizialmente – team provenienti dallo stesso Paese. Gli eventuali derby nazionali inizierebbero quindi dai quarti di finale in poi.
Fase ad eliminazione diretta, la grande novità: semifinali con andata e ritorno
Quarti di finale e finalissima rimarrebbero in gara secca, mentre la grande novità si chiamerebbe “doppia semifinale”. Con la riduzione degli incontri nella prima fase si potrebbe trovare uno slot sul calendario per aggiungere una partita in più nelle semifinali. Il rugby sta guardando al calcio, in particolare all’ultima Champions League, dove le partite Barcellona-Liverpool e Ajax-Tottenham hanno regalato incredibili emozioni nell’arco di 180′.
Perchè il 2022?
E’ l’anno in cui scadono i contratti relativi ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni del torneo. Presentarsi alla ridiscussione economica di questi accordi con un nuovo format, non può che attirare ulteriori investitori sul torneo.
All’orizzonte c’è CVC?
La società di capitali ha ormai messo gli occhi sul rugby continentale, a tutto tondo, e l’asset della Champions Cup potrebbe interessargli e non poco. Il direttore generale dell’EPCR, Vincent Gaillard, ha per il momento allontanato le voci di un contatto con CVC, ma ha invitato qualsiasi società interessata allo sviluppo delle competizioni continentali “a farsi sentire”. Una mossa non ancora esplicita, ma che fa capire la volontà delle parti di incontrarsi.
Benefici anche per la Challenge Cup
Ridurre il numero delle squadre partecipanti alla Champions Cup aiuterebbe di riflesso anche la Challenge Cup a diventare un trofeo più importante perchè vi si qualificherebbero squadre con maggiore blasone e alzando (forse) posta in gioco, in termini economici, e importanza della kermesse anche questa manifestazione otterrebbe più lustro.
Combattere la monotonia
Tolone, Saracens, Leinster: le tre formazioni che da un decennio monopolizzano il trono d’Europa. Ridurre il numero di partite nella prima fase e introdurre le semifinali con andata e ritorno dovrebbe stimolare maggiormente la competizione riducendo le possibilità di vittoria finale di una o due squadre e basta: l’idea è sostanzialmente “meno cicli più vittorie istantanee”.
Nessun pericolo Brexit
“A livello logistico non c’è alcuna preoccupazione immediata per la Brexit, anche perchè andremo incontro comunque a un periodo di transizione – afferma Gaillard – e non penso che cambi qualcosa neppure a livello politico. La Gran Bretagna ha sempre fatto parte del rugby europeo e sarà così anche nei prossimi anni. I britannici saranno sempre sulla mappa ovale, al di là delle decisioni che circonderanno il Paese”.
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