Il campionato francese avrà due osservati speciali in più nel fine settimana
Da una parte un giocatore che cerca redenzione, dall’altra il possibile “salvatore della patria”. E’ lo strano fine settimana che attende Sébastien Vahaamahina e Handré Pollard, due facce all’opposto dell’ultimo Mondiale che “fanno il loro rientro” nel Top14 dopo la parentesi iridata.
Sébastien Vahaamahina: mettersi la squalifica alle spalle
Il seconda linea è stato identificato un po’ da tutta l’opinione pubblica francese come il principale responsabile dell’eliminazione del Bleus alla Rugby World Cup, quando nel secondo tempo del quarto di finale contro il Galles – con i transalpini in vantaggio – si è fatto espellere per una gomitata ai danni di un avversario, che ha poi consegnato la vittoria e il passaggio del turno ai Dragoni.
Sei settimane di squalifica da quel momento sono passate e ora l’avanti in forza a Clermont potrebbe tornare in scena nel match che vedrà coinvolta la squadra di Franck Azéma contro Tolone: “L’ho visto con un ottimo umore – ha affermato il tecnico – è molto felice di tornare a far parte del gruppo anche per le partite.
Mi chiedete se tornerà in nazionale? Ora è troppo presto per dirlo, in primo luogo ha bisogno di ritrovare minuti, sensazioni e meccanismi legati al campo”. La domanda a cui Azèma ha risposto gli è stata posta in considerazione del fatto che Galthiè, nonostante la volontà di ritirarsi dalla scena internazionale di Vahaamahina (più per coscienza che per problemi fisici, ndr), ha lasciato intendere di non aver alcun tipo di problema per un eventuale ritorno del giocatore nel roster dei galletti.
Handré Pollard: la luce a Montpellier
Arriva con il titolo di campione del mondo in tasca e la maglia da numero 10 titolare degli Springboks, Montpellier non vedeva l’ora di accoglierlo. Handré Pollard in questo momento è travolto dall’entusiasmo dei suoi nuovi tifosi che intanto pensano anche alla partita di campionato contro contro il Racing 92.
L’allenatore della squadra Xavier Garbajosa è impegnato a fare un po’ da pompiere quindi: “Non deve prendere in mano da solo le chiavi del gioco, ma deve integrarsi con il gruppo. Sappiamo che gli ci vorrà un po’ di tempo per ambientarsi. Sappiamo cosa ci può dare e con quali doti umane sa porsi all’interno della squadra. Dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni per esprimersi al massimo, perchè lui ha tante qualità: di sicuro non lo vogliamo trasformare in un giocatore di attacco alla linea, se non se la sente di compiere questo passo”.
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