Il miglior XV del decennio 2010-2019

Un altro simpatico giochino, con una sola regola: non si possono scegliere più di due nomi per ciascuna nazionalità

ph. Sebastiano Pessina

Tre Rugby World Cup, dieci Sei Nazioni, tre Tri Nations, sette Rugby Championship. Più tutto il resto. Alla fine del 2019, quando ci guardiamo indietro, non ripercorriamo un solo anno ma un intero decennio di avvenimenti, ricordi, mete e partite epiche. Siamo un po’ schiavi delle nostre convenzioni, in parte anche a nostra insaputa: la vita continua a scorrere come prima, ma ogni qualvolta arriviamo davanti a quello che sembra un nuovo capitolo sentiamo il bisogno di riavvolgere il nastro e stilare un piccolo bilancio di quanto successo finora.

Farlo con un solo anno alle spalle è un esercizio piuttosto rituale, ma prepararsi a tornare indietro per tutti i dieci anni precedenti è una sfida diversa: più complessa, più soggetta a bias cognitivi di ogni tipo, ma senz’altro più stimolante. Potevamo, noi anime della redazione di On Rugby, sottrarci a tutto questo? Affrontando i limiti della nostra memoria e cercando di superare alcune piccole sfide personali, ognuno di noi ha stilato il XV con i giocatori internazionali più forti del decennio 2010-2019. Ma con un criterio da rispettare.

Per evitare delle eccessive invasioni monocolore nelle formazioni (All Blacks, stiamo parlando di voi), è stata stabilita una semplice regola: non si potevano inserire nel XV più di due giocatori della stessa nazionalità rugbistica. Questo paletto ha provocato diversi mal di testa e scelte singolari da parte dei redattori, che hanno dovuto affrontare la selezione dei titolari come se fosse un sudoku.

Anche per questo, tutti i XV che leggerete tra poco non sono composti esattamente dai migliori giocatori del decennio in senso assoluto, ma dai migliori giocatori del decennio in relazione alla provenienza dei loro compagni di squadra. Ecco il motivo di tante esclusioni eccellenti e clamorose, visto che non si potevano proprio escludere altri nomi di altre nazioni in certi ruoli. Ed ecco perché c’è spazio anche per un paio di italiani o per personaggi che, senza questa regola, non sarebbero forse nemmeno tra le prime 3 o 4 scelte in determinate posizioni.

Non siete già eccitati? Partiamo allora, e ovviamente scriveteci i vostri nei commenti.

Lorenzo Calamai

La Francia è stata un po’ la guastafeste di questo giochino, visto che dal 2011 in avanti i Bleus hanno prodotto davvero poco in termini di giocatori memorabili. Fare a meno di qualche francese, allo stesso modo, è pressoché impossibile: Slimani e Guirado sono stati dei giocatori di altissimo profilo nei loro anni migliori, per cui non sfigurano più di tanto.

In questo XV c’è anche Isa Nacewa, l’unico giocatore tra tutti quelli menzionati ad aver brillato solo ed esclusivamente con il club, nel Leinster. E c’è Israel Folau: nonostante l’auto distruzione dell’australiano, che difficilmente riavrà la stessa carriera di prima, è difficile ignorare il grande impatto avuto dall’estremo nel momento in cui ha deciso di passare al rugby union nel 2013.

Murray-Sexton-Farrell in mediana richiama invece il tour dei British & Irish Lions 2017, in cui Gatland si convertì temporaneamente al doppio playmaker.

15 Israel Folau (Australia)
14 George North (Galles)
13 Conrad Smith (Nuova Zelanda)
12 Owen Farrell (Inghilterra)
11 Isa Nacewa (Fiji)
10 Jonathan Sexton (Irlanda)
9 Conor Murray (Irlanda)
8 Billy Vunipola (Inghilterra)
7 Richie McCaw (Nuova Zelanda)
6 David Pocock (Australia)
5 Alun-Wun Jones (Galles)
4 Eben Etzebeth (Sudafrica)
3 Rabah Slimani (Francia)
2 Guilhem Guirado (Francia)
1 Tendai Mtawarira (Sudafrica)

Michele Cassano

Vincent Clerc è il nome che forse spicca su tutti insieme a quello di Faf de Klerk, balzato agli onori delle cronache internazionali in maniera positiva solo nelle ultime due stagioni. Come numero 13 c’è Jonathan Davies e non Conrad Smith, ma come vedremo sarà una tendenza più o meno consolidata anche negli altri XV, a dimostrazione del fatto che il secondo centro gallese è percepito come una sorta di insostituibile.

Si sceglie un doppio playmaker anche in questo caso con Owen Farrell, giocatore che ha effettivamente caratterizzato diverse annate di questo decennio, sia con l’Inghilterra sia con i Saracens. Da sottolineare la coppia in seconda linea: ce n’è una più iconica, epica e valorosa di una composta da Paul O’Connell e Alun-Wyn Jones?

15 Israel Folau (Australia)
14 Vincent Clerc (Francia)
13 Jonathan Davies (Galles)
12 Owen Farrell (Inghilterra)
11 Jonny May (Inghilterra)
10 Dan Carter (Nuova Zelanda)
9 Faf de Klerk (Sudafrica)
8 David Pocock (Australia)
7 Richie McCaw (Nuova Zelanda)
6 Thierry Dusautoir (Francia)
5 Paul O’Connell (Irlanda)
4 Alun-Wyn Jones (Galles)
3 Tadhg Furlong (Irlanda)
2 Agustin Creevy (Argentina)
1 Tendai Mtawarira (Sudafrica)

Matteo Mangiarotti

È la formazione con la più alta concentrazione di giocatori non appartenenti alle prime 4-5 squadre del mondo. E questo la rende ancor più imperdibile e affascinante. Ci sono due scozzesi: Stuart Hogg ha segnato, sta segnando e segnerà un’epoca in Scozia, mentre Jonny Gray è uno dei leader by example della nazionale del Cardo. La coppia in seconda linea con Leone Nakarawa poi sarebbe perfettamente complementare.

Classe, ruvidità, tenacia e un pieno di leadership si combinano in uno strano mix in terza linea: Sergio Parisse, Mamuka Gorgodze e Sam Warburton sprigionerebbero carisma anche solo entrando nello spogliatoio senza dire una parola.

Pienaar-Carter-Hernandez è invece il trionfo dell’eleganza e della tecnica pura, con O’Driscoll a completare il quadro con le sue straordinarie accelerazioni e i cambi d’angolo spezzacaviglie.

15 Stuart Hogg (Scozia)
14 George North (Galles)
13 Brian O’Driscoll (Irlanda)
12 Juan Martín Hernandez (Argentina)
11 Adam Ashley-Cooper (Australia)
10 Dan Carter (Nuova Zelanda)
9 Ruan Pienaar (Sudafrica)
8 Sergio Parisse (Italia)
7 Mamuka Gorgodze (Georgia)
6 Sam Warburton (Galles)
5 Leone Nakarawa (Fiji)
4 Jonny Gray (Scozia)
3 Owen Franks (Nuova Zelanda)
2 Rory Best (Irlanda)
1 Tendai Mtawarira (Sudafrica)

Daniele Pansardi

Sembrerà una bestemmia, ma non c’è nemmeno un trequarti degli All Blacks. Le due caselle neozelandesi sono state spese per due leggende come Brodie Retallick e Richie McCaw, due perni attorno alla quale ogni squadra forse si fonderebbe.

Nella linea arretrata, invece, sono stati premiati giocatori entusiasmanti come Bryan Habana, raffinati pensatori del gioco come Matt Giteau, ali immarcescibili come Adam Ashley-Cooper e i già citati Jonathan Davies e Stuart Hogg. In mediana la sostanza, l’ordine, la disciplina e il piede tattico di Sexton e Youngs. C’è anche l’unica nomination per Duane Vermeulen, trascinatore del Sudafrica nell’ultima Rugby World Cup 2019 ma sempre in grado di distinguersi con la maglia della nazionale.

15 Stuart Hogg (Scozia)
14 Adam Ashley-Cooper (Australia)
13 Jonathan Davies (Galles)
12 Matt Giteau (Australia)
11 Bryan Habana (Sudafrica)
10 Jonathan Sexton (Irlanda)
9 Ben Youngs (Inghilterra)
8 Duane Vermeulen (Sudafrica)
7 Richie McCaw (Nuova Zelanda)
6 Thierry Dusautoir (Francia)
5 Alun-Wyn Jones (Galles)
4 Brodie Retallick (Nuova Zelanda)
3 Tadhg Furlong (Irlanda)
2 Agustin Creevy (Argentina)
1 Mako Vunipola (Inghilterra)

Matteo Viscardi

È l’unica formazione in cui sono presenti due italiani: Sergio Parisse (due nomination per lui) e Martin Castrogiovanni, che ha trovato un posto nel XV nel complicato incastro dei pezzi del puzzle. Ma è anche l’unica formazione in cui trova posto forse il mediano di mischia più influente e completo al mondo, ovvero Aaron Smith.

Sulla trequarti c’è solo un elemento dell’emisfero Sud: Drew Mitchell. Per il resto spazio anche a Rob Kearney e Maxime Médard, perché il doppio estremo può risultare sempre utile. Con il doppio playmaker, il predominio nel gioco tattico sembra assicurato.

In terza linea, oltre a Parisse, ci sono le sole nomination per altri due giocatori potenzialmente capaci di essere delle fonti d’ispirazione: Siya Kolisi, il primo capitano nero degli Springboks e campione del mondo, e Maro Itoje, fuoriclasse inglese che dal 2016 si è abbattuto come un tornado sul rugby europeo.

15 Rob Kearney (Irlanda)
14 Maxime Médard (Francia)
13 Jonathan Davies (Galles)
12 Owen Farrell (Inghilterra)
11 Drew Mitchell (Australia)
10 Jonathan Sexton (Irlanda)
9 Aaron Smith (Nuova Zelanda)
8 Sergio Parisse (Italia)
7 Siya Kolisi (Sudafrica)
6 Maro Itoje (Inghilterra)
5 Alun-Wyn Jones (Galles)
4 Brodie Retallick (Nuova Zelanda)
3 Martin Castrogiovanni (Italia)
2 Stephen Moore (Australia)
1 Tendai Mtawarira (Sudafrica)

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