I primi sei mesi italiani di Ian Keatley

Abbiamo intervistato il mediano d’apertura irlandese, che ha analizzato il momento dei Leoni e le prospettive per il futuro nel torneo

Ian Keatley – Benetton Rugby (ph. Ettore Griffoni)

La partita di Ian Keatley, nel derby celtico di Monigo contro le Zebre, non è iniziata nel migliore dei modi: qualche incertezza palla in mano, alcune scelte poco accurate ed un piede non caldissimo dalla piazzola. Minuto dopo minuto, tuttavia, l’apertura irlandese è salita esponenzialmente di colpi, prendendo in mano le redini dell’incontro e guidando i suoi verso una vittoria preziosissima, anche e soprattutto in ottica classifica della conference B di Pro14.

Una prestazione di rilievo, come del resto quella di tutto il team biancoverde, decisamente migliore rispetto a quella del match di Parma, la settimana precedente, basata su un game plan chiaro, portato avanti a prescindere dalle contingenze della sfida.

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“In base anche a quello che avevamo visto nel derby d’andata, sapevamo che le Zebre erano estremamente pericolose con le driving maul, così ci siamo prefissati di non concedere loro questa possibilità d’attacco. Abbiamo cercato di calciare sempre in campo, evitando le loro rimesse laterali. Un game plan che, essendo confidenti nella nostra difesa, abbiamo mantenuto inalterato anche una volta rimasti in 14 uomini. Una scelta che ha pagato dividendi importanti e ci ha aiutato ad archiviare la vittoria”, ha spiegato Ian Keatley, raggiunto da OnRugby.

Margini di miglioramento

Successo pieno, per i Leoni, che è arrivato nonostante il terzo cartellino rosso della stagione (estratto nei confronti di Brex, a metà del primo tempo), con l’indisciplina che continua ad essere la nota più stonata dell’avvio di stagione dei veneti.

“La situazione legata all’indisciplina è molto frustante. Ne abbiamo parlato parecchio anche tra di noi, assieme allo staff, in questi mesi. Abbiamo una media di 13 calci concessi a partita. Serve assolutamente scendere a una quota diversa: sei, massimo sette. Abbiamo ottenuto quattro bonus point difensivi in Pro14 sin qui. Si può dunque immaginare che genere di classifica avremmo, se fossimo riusciti a limitare i penalty. Avremmo verosimilmente vinto quelle partite, ed avremmo potuto essere in vetta alla graduatoria della nostra conference. Se vogliamo qualificarci ai playoff, se vogliamo vincere il Pro14, non abbiamo scelta in tal senso: dobbiamo cambiare passo e limitare penalty concessi e cartellini”, ha proseguito l’ex Munster, già proiettato alla fondamentale sfida contro Glasgow, la prima del 2020 biancoverde.

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“Quando abbiamo giocato contro Lione, il focus era costruire un momentum positivo. Cosa che siamo riusciti a fare molto bene, contro i francesi, corroborando il tutto con il doppio successo contro le Zebre. Ora sarà fondamentale chiudere il mini ciclo in Pro14 su toni alti. In casa abbiamo sempre l’obiettivo di vincere, contro chiunque, possibilmente giocando anche un buon rugby. Conosciamo molto bene la squadra di Glasgow, una delle migliori dell’intera competizione. Sappiamo che sarà una sfida molto dura, soprattutto sul piano fisico. Ma torniamo al discorso di prima: se vogliamo fare strada nella competizione, le vittorie interne non sono negoziabili, anche al cospetto di certe compagini”, ha chiarito il 32enne, un uomo ed un atleta che, per attitudine, aspira sempre al massimo possibile, anche in maglia Benetton Rugby.

“Se avessi un obiettivo diverso da quello del successo pieno, verosimilmente non riuscirei a lavorare al meglio. Sono venuto qua per vincere il più possibile. Sapevo ci fosse talento in squadra, e lo abbiamo confermato anche in questo avvio di stegione: abbiamo vinto contro Lione, avremmo potuto vincere contro Northampton ed abbiamo fatto un’ottima gara contro Leinster. Siamo in grado di giocare alla pari contro i team migliori d’Europa, e anche di sconfiggerli quando riusciamo ad essere disciplinati. Non vedo perché, se si riuscisse a sistemare il problema legato all’indisciplina, non si possa vincere il titolo”, ha sentenziato l’ex London Irish, che nei primi mesi veneti si è trovato molto bene, tra campo e vita di tutti i giorni.

“Finché la mia famiglia è contenta in un posto, io sono contento. A Treviso ci stiamo trovando molto bene. Sto apprezzando molto il club e la città. Sto lavorando ancora sulla lingua italiana, anche perché è molto complicata (sorride, ndr), ma andrà meglio presto. Ho un’ottima relazione con tutti i compagni di squadra, aspetto fondamentale per ottenere successi di rilievo, e con lo staff tecnico: Kieran Crowley è uno dei coach più propositivi con cui abbia mai lavorato, una persona estremamente intelligente, coach of the year 2019 non casualmente, circondato da uno staff di valore, a tutto tondo”.

Matteo Viscardi

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