Sei Nazioni femminile 2020, Giada Franco: “Sapere che le altre ci temono fa piacere”

La terza linea azzurra ed il CT Andrea Di Giandomenico hanno parlato ai nostri microfoni al lancio londinese del torneo

ph. Massimiliano Carnabuci

LONDRA – Nel lussuoso contesto del Tobacco Dock, a poche centinaia di metri dalla Tower of London, è andato in scena quest’oggi il lancio dell’edizione 2020 del Sei Nazioni femminile. In rappresentanza della selezione italiana, Giada Franco, terza linea delle Harlequins Women inserita (assieme a Beatrice Rigoni) nella lista delle dieci candidate alla miglior giocatrice del Mondo nel 2019 (premio andato all’inglese Emily Scarratt), ed il CT Andrea Di Giandomenico hanno presentato il torneo azzurro ai microfoni di OnRugby.

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“Dopo aver ottenuto dei risultati positivi sappiamo che ci saranno sicuramente delle aspettative in più. Penso di poter dire, però, che stiamo parlando di quel genere di aspettative a cui ti fa piacere andare incontro. Sapere che le altre squadre ti temono può essere un fattore positivo. Ovviamente dipenderà poi da come sapremo gestire questa cosa. Siamo consce del fatto che il calendario sia un poco più duro e diverso rispetto a quello dell’anno scorso. Il nostro focus, anche lo scorso anno, nonostante i risultati, è sempre stato quello di incrementare lo standard delle nostre performance, cercando di mettere in campo un rugby di buon livello. Sarà quello su cui continueremo a lavorare anche e soprattutto in un anno come il 2020, che si prospetta lungo e intenso”, ha esordito Giada Franco, prima di concentrarsi sulla sua esperienza inglese e sui possibili benefici di un’avventura al di fuori dei confini italici.

“Non sono l’unica italiana all’estero. In quattro/cinque giochiamo in Premiership. Poi, c’è qualche ragazza che milita in club francesi, senza dimenticare che altre avevano già avuto esperienze in Inghilterra, in precedenza.

Sono convinta che le giocatrici possano emergere e migliorarsi anche nel contesto del nostro campionato. L’esperienza all’estero, tuttavia, può allargare la tua visione complessiva. Conoscere una nuova cultura, nuove metodologie di allenamento e modi di giocare ti aiuta a crescere a livello personale e di conseguenza anche come atleta”, ha spiegato la ragazza campana, rivisitando i suoi ultimi mesi trascorsi in terra britannica.

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Il capo allenatore abruzzese, invece, ha spiegato la duplice valenza del torneo azzurro, con vista anche sulle qualificazioni mondiali in programma a settembre.

“Questo Sei Nazioni è importante anche per mantenere un ranking che possa agevolarci per quanto concerne il torneo di qualificazione di settembre. Anche a causa di un qualcosa di negativo, come i tanti infortuni, si apre la possibilità, positiva, di far fare  più esperienza, a livello internazionale, a nuove ragazze. Non sarà facile riuscire a tenere un occhio al torneo, con l’altro proiettato su settembre. Una volta che inizia il torneo, però, il Sei Nazioni ti prende e ti coinvolge interamente”, ha commentato Di Giandomenico, recentemente eletto dal portale Scrumqueens come miglior allenatore al Mondo nel settore femminile dell’anno solare 2019.

“Come è normale che sia le aspettative si sono alzate, alla luce dei risultati ottenuti lo scorso anno. Pressioni, però, ne abbiamo già avute in passato, anche perché le ragazze si sono sempre poste, anno dopo anno, obiettivi di crescita, anche personali, importanti. Sarà difficile ripeterci: sappiamo che ci sono state buone congiunture in termini di calendario lo scorso anno. La sfida che ci poniamo è quella di proporre prestazioni all’altezza delle attese, che non per forza si tradurranno in risultati. Cercheremo di rimanere concentrati sullo standard della nostra performance, anche in ottica settembrina”, ha proseguito il CT.

Prestazione che dovrà essere di valore già dalla prima insidiosa uscita, a Cardiff, domenica 2 febbraio: “In Galles abbiamo già avuto risultati positivi. Ma è la prima partita dell’anno, sarà dura. Le ragazze gallesi hanno un pacchetto di mischia rognoso e qualità nella linea arretrata”.

Matteo Mangiarotti

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