Il numero 8 dell’Irlanda ha 21 anni, ma già dalle giovanili è indicato come un prospetto di sicuro successo
“In questo momento è il miglior numero 8 in Irlanda.” Lo ha detto Jamie Heaslip, 95 caps con quel numero di maglia e quello stesso colore, il verde, che Caelan Doris vestirà per la prima volta sabato pomeriggio, nel suo esordio internazionale a soli 21 anni.
Per i più attenti, Doris non è una novità: non solo il terza linea di Leinster ha approfittato dell’infortunio a Jack Conan per prendersi la maglia da titolare nella maggior parte degli appuntamenti di Champions Cup della franchigia di Dublino in questi ultimi mesi, raggiungendo quota 29 presenze in prima squadra, ma dagli addetti ai lavori locali è da tempo descritto come un talento indiscutibile, predestinato a diventare il numero 8 della nazionale maggiore.
Leggi anche: Sei Nazioni 2020: la prima Irlanda di Andy Farrell
Eccoci, quindi: il futuro è qui. D’altronde Doris ha fondamentalmente bruciato tutte le tappe del suo percorso di crescita. Nato nel minuscolo paesino di Lacken, talmente piccolo che nella sua classe, alle elementari, aveva appena due compagni e l’intera scuola contava 35 alunni, Doris ha cominciato a giocare nel Ballina RFC prima di passare alla squadra del Blackrock College. Lì si è subito affermato come titolare della squadra senior ad appena quindici anni, scontrandosi con ragazzi di quasi due anni più grandi.
Ancora minorenne è stato scelto per rappresentare le Ireland Schools, la prima selezione nazionale che un giovane irlandese incontra sulla sua strada. E’ approdato in under 20 appena diciottenne, partecipando al mondiale di categoria nel 2017 e nel 2018. La sua seconda apparizione fu da capitano, e già si presagiva per lui un sicuro futuro non solo nella prima squadra del Leinster, ma come terza linea della nazionale maggiore.
La forza è nella semplicità
Doris è un giocatore di oltre un metro e novanta, e sulla bilancia arriva a poco meno di 110 chili. Il suo gioco è improntato al confronto fisico, eppure la sua dote principale esula dalle capacità che gli mette a disposizione il suo corpo: è un giocatore intelligente, capace di intuire e capire le cose giuste da fare in un battito di ciglia. E’ questo ciò che gli ha consentito di primeggiare fino ad adesso e che lo rende ideale per il gioco di oggi.
Non si tratta di un giocatore sopra la righe: Doris brilla, ma non è quasi mai accecante. E’ prima di tutto un giocatore che ha solidissime basi tecniche, dotato di grandissimi fondamentali a tutto tondo, che ha compreso una delle grandi leggi non scritte del gioco con la palla ovale: fai le cose semplici e verrai premiato.
Il giovane numero 8 di Leinster ha il baricentro basso, è un giocatore molto mobile che però ama soprattutto essere coinvolto nei dintorni del punto d’incontro. In attacco è temibile perché combina quella che potremmo chiamare, usando un termine mutuato dal basket, una tripla minaccia: è veloce nell’accelerazione; è molto forte sul primo contatto, quasi inarrestabile (guardate le mete segnate quest’anno contro Benetton ed Edinburgh, dove viene tutte le volte preso in pieno dal placcaggio avversario); ha delle ottime abilità gestuali sia prima che dopo il contatto.
In difesa Doris è altrettanto solido, un lavoratore indefesso che accumula grandi numeri al placcaggio e ha le capacità per minacciare il possesso avversario pur non essendo primariamente un recuperatore di palloni.
“Siamo contenti di aver strappato una vittoria qui – ha detto ai microfoni di Eir Sports dopo la vittoria in Pro14 contro i cugini di Munster, in trasferta, dopo una battaglia difensiva davvero infinita dei suoi – placcare, rimettersi in piedi, tornare a placcare. Davvero divertente!”
Battere la concorrenza
La scelta del classe 1998 non è arrivata a cuor leggero. Per metterlo in campo contro la Scozia, Andy Farrell si è basato sulla bontà delle prestazioni del terza linea in Pro14 e in Champions Cup, ma, in un contesto di continuità nel quale 13 dei 15 titolari che scenderanno in campo erano già presenti nello scontro fra Scozia e Irlanda del mondiale in Giappone, la selezione di Doris è praticamente l’unica vera discontinuità rispetto al recente passato.
Per di più, arriva mettendo in panchina un giocatore come Peter O’Mahony, di cui va considerato il peso morale oltre che quello tecnico, e spostando CJ Stander a flanker dal lato chiuso.
Leggi anche: Sei Nazioni 2020: Irlanda, tra certezze blu ed incognite verdi
Già nel club Doris ha battuto la concorrenza di Max Deegan, altro profilo giovane (23 anni) cresciuto nel Leinster, ex numero 8 dell’Irlanda under 20 (Giocatore under 20 dell’Anno nel 2016), spostato costantemente a numero 6 nel club. Il ruolo di terza centro è infatti appannaggio di Doris e di Jack Conan, l’unico giocatore di cui il giovane di Lacken deve ancora prendere il posto, avendone ottenuto la maglia dopo l’ennesimo infortunio che frustra la carriera del dublinese nel momento in cui potrebbe ambire alla ribalta.
La ribalta che invece toccherà sabato pomeriggio a Caelan Doris, che ha messo da parte gli interessi universitari per qualche settimana, pronto a salire l’ultimo gradino della sua pur giovane carriera, quello che lo porta allo scoperto nell’arena internazionale. Da lui, contro la Scozia, non aspettatevi che sposti montagne, ma un’infinità di dettagli fatti alla perfezione mentre intorno a lui infuria una battaglia, a cui sta prendendo parte con lucida, tranquilla ferocia.
Lorenzo Calamai
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.