Sei Nazioni Under 20, coach Roselli: “Nel gruppo ci sono potenzialità e personalità”

Intervista all’head coach degli azzurrini: lavoro di gruppo, scelta del capitano, la sfida al Galles e i propositi per il futuro

ph. Luca Sighinolfi

Tranquillità, visione e consapevolezza. Tre parole che non mancano mai nelle analisi del coach della nazionale italiana Under 20 Fabio Roselli. Onrugby lo ha intervistato alla vigilia dell’esordio degli azzurrini al Sei Nazioni 2020 di categoria cercando di capire come il gruppo si stia avvicinando ad un impegno del genere.

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“Innanzitutto a nome di tutto lo staff – esordisce l’head coach – ci teniamo a ringraziare tutto il gruppo, perché ha cominciato (e sta continuando) a lavorare in una maniera veramente eccellente innalzando, ogni volta che ci vediamo, i propri standard: per noi questo è importante. Quando i ragazzi si allenano bene tutti son felici, poiché pensiamo che la squadra potrà crescere e andare in campo con un’identità piena solo se ogni componente del collettivo darà il proprio loro contributo.
Si sono create delle dinamiche interne positive e per noi, intesi come tecnici, diventa più semplice trasmettere qualsiasi proposta pensiamo sia importante per il team.
Abbiamo un gruppo equilibrato sia sotto il profilo delle esperienze maturate sia sotto l’aspetto relativo alle caratteristiche della rosa: ci sono personalità e potenzialità. Ogni volta vi sarà la possibilità di schierare una squadra che è capace di mettere pressione nella conquista, di mostrare potenza nelle fasi di acquisizione della linea del vantaggio e di esibire velocità nelle varie fasi di gioco. Un bel mix, un buon equilibrio: siamo contenti “.

La marcia d’avvicinamento
“E’ stato un percorso di preparazione simile a quello degli anni passati: ci siamo visti in primo luogo ad agosto, per poi proseguire a ottobre e novembre del 2019 con due appuntamenti dove abbiamo avuto l’opportunità di lavorare in maniera congiunta sia col Benetton sia con le Zebre. A dicembre invece avevamo programmato un’amichevole col Grenoble espoirs in terra transalpina che però, viste le condizioni climatiche, non ci ha dato troppi riscontri; a differenza del test contro la selezione francese – disputato a Napoli, ndr – che ci ha fornito indicazioni più vicine a quelle che poi ritroveremo nel livello del prossimo Sei Nazioni”.

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La scelta del capitano: Paolo Garbisi
“Come ogni anno, da tre anni a questa parte, il processo di scelta del capitano è iniziato nell’estate precedente al torneo. Da li abbiamo deciso di identificare i profili che dimostravano di avere delle caratteristiche di leadership. Attenzione però, perché i ragazzi con cui lavoriamo sono tutti giovani ed è probabile che non tutti abbiano questa dote già definita, quindi dobbiamo renderci autori di un percorso che porti i ragazzi a sviluppare questo secondo le loro caratteristiche. E’ importante che si trovino dei ragazzi che diventino dei riferimenti per il resto del gruppo, da chiamare in causa in particolare nei momenti di difficoltà.
Per quanto riguarda Garbisi, in particolare, posso dirti che è la prima volta dopo tanti anni che individuiamo in un’apertura il capitano e credo che questo abbia accelerato il suo processo di maturazione, anche al Petrarca, il suo club d’appartenenza. Ovviamente anche lui sarà coadiuvato da un gruppetto di vice capitani e leader strategici che sarà fondamentale per la solidità dell’intero collettivo. Questo è quello in cui crediamo, non c’è nulla di nuovo anzi è una cosa in cui riponiamo fiducia e stiamo vedendo che questo aiuta e porta benefici a tutti”.

Dalla Under 20 alla nazionale maggiore: sempre più giocatori nella rosa dei “Big”
“Vedere tanti giocatori che ora sono in nazionale maggiore e che qualche anno fa hanno vestito la maglia dell’Under 20 ci rende orgogliosi. Speriamo, per il loro inserimento, che possano ritrovare delle dinamiche già vissute con noi; anche perché saranno chiamati ad apprendere una filosofia nuova proveniente, rispetto al recente passato, da Franco Smith”.

La parola al campo: il Galles, il protagonista e una “previsione”
“La prima partita nasconde sempre grandi incognite. Di certo le rappresentative gallesi hanno come loro peculiarità quella di avere una buona fase di conquista e una grande fisicità sui punti d’incontro: su questo abbiamo messo un focus, vogliamo farci trovare pronti soprattutto sul tema relativo all’intensità non rinunciando a sfruttare le nostre potenzialità. Sappiamo che sarà difficile a Colwyn Bay, anche perché le condizioni meteo dovrebbero essere avverse”.

“Lui –  ammette riferendosi al mediano di mischia Stephen Lorenzo Varney – ha sempre dimostrato la sua volontà di giocare per la nostra nazionale Under 20, nonostante le difficoltà nell’eleggibilità e nella selezione, ma ha sempre fatto parte del gruppo. Siamo contenti che sia con noi. Sarà una partita che sentirà ma perchè vorrà far vedere il suo piacere nell’indossare la maglia azzurra, non per altro. E’ un ragazzo che ha un buon bagaglio tecnico e che ha già fatto bene con la Under 18 l’anno scorso: farà bene”.

“Torneremo soddisfatti dal Galles, se la squadra metterà in campo il rugby che sceglierà lei di giocare e avrà preparato e se la prestazione individuale e collettiva viene innalzata rispetto a quanto fatto contro la selezione francese, di qualche settimana fa. Questo sicuramente ci potrà portare a giocare, sino all’ottantesimo, per il risultato”

Dopo il Sei Nazioni, il Mondiale Under 20 in casa
“Tutti i ragazzi sono entusiasti all’idea di poter giocare il Mondiale Under 20 in casa. Dall’altro lato però sono consapevoli che per arrivare al meglio a una manifestazione di quel livello dovremo fare bene il Sei Nazioni che è alle porte”.

Di Michele Cassano

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