Slow Motion #63: La meta di Mattia Bellini è una promessa azzurra

La marcatura al 79′ di Francia-Italia è paradigmatica di quello che vuole fare l’Italia con il pallone in mano

Mattia Bellini (ph. Sebastiano Pessina)

Slow Motion è la rubrica di OnRugby che ogni settimana racconta la meta più bella del weekend, nei minimi particolari, corredata dal video. Il fanatico ovale la segue così: prima se la guarda tutta, e poi torna indietro a leggere paragrafo per paragrafo, alternando il tasto play a quello pausa. Qui la scorsa puntata. Buon divertimento.

Non dobbiamo cadere, e con questa prima persona plurale chi scrive intende raggruppare tifosi, osservatori e addetti ai lavori che seguono l’Italia del rugby, nell’errore di pensare che il 35-22 maturato contro la Francia a Parigi sia qualcosa di più di un passo in avanti rispetto a Cardiff.

E’ stata una sconfitta, con la squadra avversaria che ha segnato più di 30 punti e che non ha avuto sostanziali difficoltà nel portare a casa la partita, guidandola nel punteggio per tutti gli 80 minuti.

D’altra parte, quello che non si può negare è che si siano visti dei passi in avanti nel gioco, soprattutto in chiave offensiva, e che a tratti l’Italia è sembrata in grado di ergersi fino al giocare alla pari alcune delle fasi dell’incontro di fronte al pubblico transalpino. La conferma di questo sta nella terza marcatura degli Azzurri allo Stade de France, domenica: una meta che abbiamo scelto di raccontare nel nostro Slow Motion perché simbolica dei propositi della nostra nazionale per il prossimo futuro.

Il possesso offensivo azzurro ha origine da un pallone rubato da Danilo Fischetti nella metà campo azzurra, seguito da un avanzamento di Mattia Bellini a destra, poi da una carica in mezzo al campo di Niccolò Cannone e da un allargamento a sinistra su Giulio Bisegni. Il video ufficiale dell’azione, qui sopra, inizia dalla fase successiva, quando Riccioni va a contatto.

In realtà sia Bisegni che Riccioni vengono catturati dalla difesa dietro la linea del vantaggio, ma l’Italia è comunque riuscita a raggiungere lo scopo: far muovere la difesa avversaria e creare una superiorità numerica al largo grazie alla velocità di uscita del pallone dai punti d’incontro.

Se clicchiamo sul tasto pausa a 0:08, possiamo vedere nell’inquadratura larga la strutturazione dell’attacco italiano su due linee: gli avanti con Steyn e Zani che possono essere entrambi un’opzione per Fischetti se l’intenzione è attaccare per linee dirette, i trequarti dietro per avere la possibilità di aggirare la difesa.

Essendo l’Italia in superiorità numerica, ma con la pressione della difesa francese che sale rovesciata, Canna, passato nel frattempo apertura per l’uscita di Allan, propende per la seconda opzione e legge bene la situazione che gli si presenta davanti: effettua un salto portando subito il pallone verso Licata.

La parabola lunga del pallone consente però alla difesa di ricongiungersi parzialmente, e qui è bravo il terza linea delle Zebre a battere interno, attirare uno dei due difensori e scaricare con un bel sottomano verso l’esterno, dove nel frattempo è rimasto Bellini. Un gesto tecnico, questo della continuità diretta, che rende Licata un profilo molto interessante per Smith, visto che il gioco dell’Italia va alla ricerca di questo tipo di situazioni.

Lo dimostra anche Jayden Hayward che, servito da Bellini all’interno, semina Demba Bamba, assorbe il placcaggio di Bouthier e scarica, ancora in sottomano verso l’esterno, per il numero 14 azzurro che va in meta.

E’ una marcatura che è un po’ manifesto e un po’ promessa di quello che Smith vuole fare con l’Italia: renderla una nazionale che gioca un rugby di movimento, con tanti passaggi prima e dopo la linea difensiva. Dopo il primo turno di Sei Nazioni, per fare un esempio, l’Italia la nazionale con il più elevato tasso di passaggi per ogni ruck. Un atteggiamento confermato da questa meta, che avviene in quinta fase, di cui solo una è stata una percussione off 9, quindi con un solo passaggio prima del contatto. Una promessa che, se mantenuta, ci farà divertire.

Lorenzo Calamai

 

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