Il reparto del trequarti, sull’asse mediano d’apertura-estremo, potrebbe essere quello più toccato dalle idee del nuovo tecnico
Dopo la delusione della Rugby World Cup 2019 chiusa solamente al terzo posto, gli All Blacks sono ufficialmente pronti a ripartire. Il velo è stato tolto ormai qualche settimana fa dal nuovo corso della rappresentativa neozelandese che in panchina sarà guidata, almeno sino al 2021, da Ian Foster. Proprio l’head coach dei “TuttiNeri”, nella sua prima intervista pubblica, è intervenuto spiegando cosa vede per la sua squadra nell’immediato futuro a livello tattico e di uomini da utilizzare in alcune posizioni precise.
Il mediano d’apertura e…l’estremo
In terra kiwi ad interessare l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori è il discorso relativo alla maglia numero 10 dopo che ai Mondiali, a causa di contingente legate agli infortuni e – sembra strano dirlo – alla poca profondità della rosa in quello specifico ruolo, Richie Mo’unga e Beauden Barrett si sono dovuti sobbarcare del lavoro extra venendo utilizzati in tutte le partite, con quest’ultimo praticamente sempre nello slot da estremo.
Il nome di Aaron Cruden e la situazione contrattuale
Dopo essere rientrato in patria per onorare un contratto di un anno con i Chiefs nel Super Rugby, iniziato in maniera eccellente sia da lui sia dalla squadra di Gatland, ad essere tornato di moda è il nome di Aaron Cruden che potrebbe quindi tornare nel giro della nazionale rinforzando il reparto delle aperture: “Credo che sia disponibile – ha ammesso Foster a Breakdown, un programma di Sky Sport NZ – fra meno di dodici mesi sappiamo che andrà a giocare in Giappone, ma non conosciamo i dettagli esatti del suo accordo in Asia”. Cruden andrà a far parte della formazione dei Kobelco Steelers nella Top League nipponica della quale Wayne Smith e il Director of Rugby, è facile quindi pensare a delle connessioni o a contratti-ponte che consentano eventualmente al trequarti di far parte degli All Blacks.
La valutazione degli altri
“Andata via l’arrabbiatura per la fine dell’avventura nella Rugby World Cup – ammette Foster – insieme al mio staff mi sono seduto intorno a un tavolo e ci siamo detti che c’erano comunque molti giovani talenti da poter lanciare e qualche giocatore da poter recuperare”. I nomi sono quelli di Damian McKenzie, Jordie Barrett e di David Havili: questi tre elementi saranno gli “osservati speciali” di questo primo anno della nuova gestione tecnica.
Il doppio playmaker potrebbe cambiare versione
Foster ha già messo una discreta quantità di carne al fuoco, attenzione però perchè non è da escludere un’ulteriore soluzione tattica: quella del doppio play all’inglese. Richie Mo’unga e Beauden Barrett, ad esempio, potrebbero nuovamente giocare insieme: in questo caso però uno vestirebbe i panni classici del mediano d’apertura mentre l’altro quelli del primo centro con indosso la maglia numero 12. “Sviluppiamo gameplan dove tutti possano fare varie cose sentendosi a loro agio”, questa la precisazione dell’head coach dei tre volte campioni del mondo.
Avanti: la perdita di Read
Se fra i trequarti i dubbi ci sono ma le idee sono tante, un po’ più di difficile lettura e lo screening relativo agli avanti. L’addio di Kieran Read lascia scoperta la posizione da terza linea centro e quella morale da capitano degli All Blacks: “Guardano giocatori di quel calibro – conclude Foster – è chiaro che penseremmo al fatto che siano insostituibili, ma la loro grandezza sta nel fatto di aver ispirato anche le generazioni che verranno. In generale sono ottimista, qui c’è l’opportunità di trovare ragazzi all’altezza e di prospettiva”.
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