Brevi appunti su quello che è stato l’inizio del torneo azzurro
L’avvio del Sei Nazioni femminile ha lasciato in dote alle azzurre una bella vittoria a Cardiff, un world rugby ranking sensazionale (quinto posto storico) e nel complesso sensazioni più positive, dopo due giornate, rispetto a quelle della passata stagione, all’altezza della prima pausa. Abbiamo sintetizzato gli aspetti più interessanti, in una breve e didascalica lista di cinque punti, quelli che ci hanno maggiormente colpito.
Michela Sillari MVP – La trequarti del Valsugana, ‘pound-per-pound’ è stata la miglior giocatrice azzurra in questa doppia sfida (tallonata da una Maria Magatti apparsa vicina al miglior stato di forma). Il centro classe ’93 ha fornito prestazioni di grande sostanza a 360 gradi, con il consueto fosforo nella gestione dell’attacco, un contributo importante sui punti d’incontro ed un’efficienza difensiva sopra le righe, sia a Cardiff, che, ancor più, in quel di Limoges.
Il futuro è adesso – l’Italdonne aveva già varcato la soglia del nuovo millennio con gli ingressi, ad Exeter e Bedford, per pochissimi minuti, di Francesca Sgorbini. Con le prime due sfide del Sei Nazioni 2020, invece la nazionale azzurra, “nel 2000” ci è entrata di slancio, sulle ali delle performance di Vittoria Ostuni Minuzzi (160′ da titolare a numero 15, tra Galles e Francia) e dei 25′ della stessa Sgorbini in quel di Limoges.
L’estremo del Valsugana ha impressionato per atteggiamento mentale, riuscendo a passare oltre senza patemi a qualche fisiologica sbavatura, ancora prima che per due performance oltremodo consistenti, sia in attacco che in difesa. Attitudine che ha mostrato anche Sgorbini nella fase finale del duello con le francesi, mostrandosi solida al placcaggio e corrosiva con cariche efficaci in attacco. Le due ragazze del ’01 sono sicuramente il futuro della selezione, ma hanno già fatto capire di poter essere personaggi importanti anche per il presente.
L’impatto della panchina – Sara Tounesi (peraltro unico cambio di giornata), a Cardiff, e Lucia Cammarano, a Limoges, hanno variato la musica suonata dall’Italia. Il loro ingresso ha dato una scossa importante, permettendo alle azzurre di cambiare ritmo. Work-rate superbo per entrambe, che hanno dimostrato di poter essere grandi ‘finisher’ e magari di potersi conquistare, nel corso delle prossime partite, qualche titolarità, anche alla luce della loro duttilità.
Set Pieces – Il Vulnus più profondo, in questo avvio di Sei Nazioni azzurro, è stato quello relativo alle fasi di conquista. Se in Galles la mischia chiusa aveva lanciato dei segnali non incoraggianti, ma la touche aveva funzionato piuttosto bene, in Francia l’Italia è incappata in una serata complessa su entrambi i fronti.
Sei penalty concessi in chiusa, ed una costante sensazione di impotenza, al cospetto del pacchetto francese (che non ha minimamente risentito del turnover). Grandi difficoltà nel mantenere il possesso in rimessa laterale, sia nella prima frazione con Melissa Bettoni al lancio, che nella seconda con Silvia Turani (unica prima linea, torneo maschile o femminile non fa differenza, ad aver giocato 160′ sin qui). Sistemare queste fasi sarà determinante, anche in ottica del torneo settembrino.
Mediana sugli scudi – Sara Barattin e Beatrice Rigoni hanno diretto l’orchestra con maestria, calandosi al meglio nelle pieghe proposte dai due match e dando una qualità all’attacco azzurro già superiore, nel complesso, a quella che si era vista nelle prime due uscite della scorsa stagione, contro Scozia e Galles.
Viatico decisamente positivo in vista delle due sfide di fondamentale importanza contro Scozia ed Irlanda, primi assaggi di quello che sarà, a settembre, il torneo di qualificazione Mondiale.
Matteo Viscardi
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