Gli uomini di Eddie Jones devono dare una svolta al loro Torneo con una vittoria che scacci dubbi e incertezza: l’Irlanda è l’avversario più tosto contro il quale farlo
Vi ricordate l’Inghilterra della Rugby World Cupl’Inghilterra della Rugby World Cup? Quella squadra tritatutto che ha totalmente annullato gli All Blacks in semifinale? Sono passati poco più di tre mesi, eppure sembra tutto cambiato. Soprattutto la fiducia degli interpreti in sé stessi, minata da una sconfitta a Parigi e non poi così risollevata dalla vittoria nella tempesta di Edimburgo, sembra essere più farraginosa.
Eddie Jones, intanto, continua a fare proclami roboanti prima di ogni partita: “Siamo ad un livello superiore rispetto a quello della World Cup” ha detto il tecnico in conferenza stampa. Una strategia che per ora non sta aiutando i suoi giocatori ad entrare in campo sereni e confidenti. Soprattutto se poi il tecnico rivoluziona il volto della propria squadra, in particolare nel reparto arretrato, dove la scelta di spostare Jonathan Joseph all’ala ha destato non poche alzate di sopracciglia, vista la disponibilità di tante ali di talento.
Tuttavia l’Inghilterra ha ancora la possibilità di vincere il Torneo per il quale era la favorita fino al pomeriggio di sabato, nonostante i balbettii. Ora, con la terza vittoria consecutiva della Francia, gli albionici devono sperare che Scozia o Irlanda siano in grado di fermare l’entusiasmo dei Bleus, perché vincere le prossime tre partite potrebbe non bastare. Rimane, tuttavia, una conditio sine qua non per tentare di recuperare.
Si comincia dalla sfida più difficile, contro un’Irlanda resiliente e tosta, che ha dimostrato nei primi due turni che i suoi vecchietti si ricordano ancora come si gioca. Un’Irlanda che non sarà particolarmente bella, audace e intraprendente, ma che macina gli avversari nella morsa della sua solida abrasività. Un’Irlanda che con la convincente vittoria di Dublino contro il Galles ha acquisito fiducia ed entusiasmo ulteriori e vuole andare a Twickenham a giocarsi le proprie possibilità di tenere testa ai francesi.
La vittoria dei Trifogli sarebbe una rarità statistica: solamente nel 2005 e nel 2006 una giornata del Sei Nazioni si è conclusa con tutte vittorie in trasferta. E in quel 18 marzo del 2006 in cui occorse l’ultima volta questo allineamento di pianeti, l’Irlanda sbancò il fortino inglese al minuto 79 con una meta di Shane Horgan alla bandierina.
Ma per venire ai giorni nostri il confronto fra Inghilterra e Irlanda è anche e soprattutto l’epica ed edipica sfida intestina alla famiglia Farrell: da una parte Andy, che torna per la prima volta a Twickenham da capo allenatore dell’Irlanda, dall’altra il figlio Owen, lider maximo dei padroni di casa. Chi li conosce li descrive come personalità simili, il loro rapporto che si combina poco con le dinamiche tipiche di padre e figlio, visto che ci sono solamente 16 anni di differenza fra i due. In competizione tra loro, però, sì, per professione e per istinto naturale di appartenenza alla squadra.
“So che per voi è strano – ha detto il tecnico degli irlandesi ai giornalisti, con un sorriso – ma per noi non lo è, perché è sempre stato così.”
La partita, in realtà, si gioca come spesso succede davanti: sarà il confronto fisico a far prevalere una delle due squadre. L’Irlanda sta leggermente evolvendo il proprio gioco, ma è rimasta una squadra che gioca la maggior parte dei possessi con un passaggio per una penetrazione. Il problema è che quando l’impatto fisico dei Trifogli viene pareggiato, allora la squadra va in difficoltà. Sarà anche il caso della partita di Twickenham: finché l’Irlanda sarà in grado di guidare nel punteggio potrà ancorarsi alla sua eccezionale capacità di nascondere il pallone agli avversari e alla sua difesa di primo livello, ma se dovesse andar sotto ed essere costretta a rincorrere non ha probabilmente le armi per sparigliare le carte, nonostante il buon momento di forma dei tre giocatori più imprevedibili della squadra, Larmour, Conway e Stockdale.
Se l’Inghilterra sarà in grado di partire forte, caratteristica chiave degli albionici leggermente perduta in questo Sei Nazioni, potrebbe instradare subito la partita sui propri binari e, nel complesso, è comunque la squadra che scende in campo con i favori del pronostico. Ma contro l’Irlanda dei Sexton, degli Stander e dei Furlong non è il caso di scommettere.
Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Jonny May, 13 Manu Tuilagi, 12 Owen Farrell (c), 11 Jonathan Joseph, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Tom Curry, 7 Sam Underhill, 6 Courtney Lawes, 5 George Kruis, 4 Maro Itoje, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Joe Marler
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Ellis Genge, 18 Will Stuart, 19 Joe Launchbury, 20 Charlie Ewels, 21 Ben Earl, 22 Willi Heinz, 23 Henry Slade
Irlanda: 15 Jordan Larmour, 14 Andrew Conway, 13 Robbie Henshaw, 12 Bundee Aki, 11 Jacob Stockdale, 10 Jonathan Sexton (c), 9 Conor Murray, 8 CJ Stander, 7 Josh van der Flier, 6 Peter O’Mahony, 5 James Ryan, 4 Devin Toner, 3 Tadhg Furlong, 2 Rob Herring, 1 Cian Healy
A disposizione: 16 Ronan Kelleher, 17 Dave Kilcoyne, 18 Andrew Porter, 19 Ultan Dillane, 20 Caelan Doris, 21 John Cooney, 22 Ross Byrne, 23 Keith Earls
Inghilterra – Irlanda (come tutte le partite del Sei Nazioni) oltre che su DMAX e DPlay saranno visibili anche in diretta streaming su OnRugby. Quindici minuti prima del calcio d’inizio troverei in homepage la notizia contente il player per poter vedere la/le diretta.
E’ attivo il canale Telegram di OnRugby. Iscriviti per essere sempre aggiornato sulle nostre news.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.